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Dietro il sorriso di Renato Curcio

Creato il 13 maggio 2012 da Andreapomella

Dietro il sorriso di Renato CurcioHo alzato gli occhi dal libro che stavo sfogliando, e dietro al banco c’era Renato Curcio. Sapevo che l’avrei trovato lì, il giorno prima avevo letto un’intervista fatta da uno di Repubblica ansioso di estorcergli qualche dichiarazione eclatante su quelli che hanno gambizzato Adinolfi a Genova, un’intervista in cui Curcio invece non fa altro che ripetere “basta, ora faccio l’editore”. Quindi lo sapevo che stava a Torino, al Salone del Libro, con la sua cooperativa editoriale, ma quando ho alzato gli occhi non avevo neanche fatto caso che quello fosse lo stand di Sensibili alle foglie. Ora, da molto tempo lui non porta più la barba, ma il viso è sempre quello, è facile riconoscerlo. Mi ha guardato per un istante con un quasi sorriso che non era proprio un sorriso, piuttosto era qualcosa a metà tra il cenno di cortesia di un commesso libraio che vuol farti capire che se hai bisogno è a tua disposizione e un pudore malcelato e tradito da una piega del labbro, un disagio – questo voglio dire – nel sentirsi parte, forse, di un mondo normale dopo che la propria vita è stato tutto fuorché una vita normale. Non è la prima volta che mi ritrovo faccia a faccia con un ex brigatista, è la prima volta però che colgo quell’imbarazzo, quegli occhi bassi che si rialzano solo per il tempo necessario a spiegare un sorriso che vuol essere professionale, ma che riesce a essere solo profondamente mesto. Cosa fosse in realtà quel sorriso non posso intuirlo né saperlo.


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