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Disinformatija: un esempio senese post-elettorale

Creato il 04 giugno 2014 da Michelepinassi @michele_pinassi
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Che piaccia o meno, il Corriere di Siena è uno dei quotidiani più venduti (e letti, si presume) di Siena e circondario.

Da anni il vicedirettore, nonché neo-eletto Gran Maestro del GOI, del Corriere di Siena è Stefano Bisi, presunto inventore della definizione “groviglio armonioso” per definire il “Sistema-Siena”, quell’intreccio (appunto) di potere che, pesantemente “unto” dai soldi della Banca MPS, ha gestito (e gestisce ancora) la città.

Come riporta Piero Ricca nell’incipit di una sua intervista a Raffaele Ascheri (aka Eretico di Siena) pubblicata sul Blog di Beppe Grillo:

Il Sistema Siena è una metafora dell’Italia. C’è voluta l’inchiesta della magistratura per iniziare a far luce su un network di potere che ha spolpato una banca e dominato una città nel silenzio complice di politica, informazione e (presunte) istituzioni di controllo…

Inoltre, sempre nella medesima intervista, è proprio Raffaele a spiegare come mai la Stampa non abbia mai effettuato quel ruolo di “cane da guardia del potere”:

La stampa non ha svolto il suo ruolo di controllo e di vigilanza, la stampa locale e spesso anche quella nazionale, grazie al fatto che il Monte dei Paschi con la sua pubblicità era molto influente.

Questa premessa era necessaria per far capire alcune cose. In primis, il “Corriere di Siena” ha sempre ignorato o stravolto i nostri comunicati stampa. Non ho memoria, e ne sarei grato se qualcuno dei miei lettori mi portasse un esempio, di un nostro comunicato stampa pubblicato integralmente dal Corriere in questi anni. Solamente sotto elezioni, complice la par-condicio, il Corriere ha avuto un occhio di attenzione in più…

Incredibilmente oggi, 4 giugno 2014, nella rassegna stampa che quotidianamente mi viene inviata dal Comune di Siena, mi balza all’occhio un articolo intitolato: “In 22 Comuni della Provincia consiglieri del M5S“.

Bene” – penso – “andiamo a vedere…

E così, in mezzo alla pagina, una foto di Beppe Grillo con tanto di didascaliaLeader Beppe Grillo ha piazzato 22 consiglieri nelle amministrazioni comunali del Senese dove si sono tenute le elezioni”.

Precisiamo subito due cose:

1) Beppe Grillo non “piazza” un bel niente: tutti i candidati sono residenti nel comune dove si svolgono le elezioni e non sono “calati dall’alto”

2) “Leader Beppe Grillo” è totalmente errato e fuorviante. Beppe Grillo non è il leader del MoVimento 5 Stelle: i gruppi si autodeterminano liberamente nei comuni dove sono presenti L’unico scopo di Beppe Grillo, o del suo Staff, è di certificare che tutti i candidati rispondano ai 4 requisiti richiesti: no condanne, no tessere di partito, residenza nel comune di candidatura, max un mandato politico precedente.

Ci sarebbe poi la questione semantica. La definizione di “piazzista” è “Agente di commercio, commesso viaggiatore che propaganda e piazza vari prodotti per conto di una o più ditte“. 

Comprendo come si voglia ancora cercare di propagandare l’idea che il MoVimento 5 Stelle sia come tutti gli altri partiti e che partecipi alla “spartizione del potere” e delle poltrone. Così come è più comodo affibbiarci l’etichetta di “discepoli” di Grillo che di liberi cittadini che si autodeterminano e che decidono di riprendersi in mano la vita pubblica del loro comune.

E poi si arrabbiano quando, certe volte, dico che gran parte della responsabilità del disastro di questo Paese è loro, che hanno abdicato al loro ruolo di controllo per diventare cagnolini fedeli al servizio del ricco padrone !

Come può esserci libertà di stampa quando la sopravvivenza di gran parte delle testate giornalistiche italiane è assoggettata ai finanziamenti pubblici all’editoria ed ai cospicui introiti pubblicitari dei gruppi finanziari, che ne determinano anche la linea editoriale ?

Quanti sia pesante l’influenza dei grandi gruppi editoriali nella percezione politica (ma non solo) degli Italiani non lo sappiamo ma certo i dati dell’Agcom ci dicono che (da Repubblica.it):

Secondo lo studio, il 40% degli italiani si informa online, l’80% con le tv, il 44% sui giornali. L’Italia però è al di sotto della media Ue che registra una percentuale di persone che si informano tramite Internet del 46%
Con una quota del 21,5%, Google guida la classifica italiana degli operatori a cui si rivolgono i cittadini che usano Internet per l’informazione. Dopo il motore di ricerca sul podio si piazzano Repubblica (17,3%) e il Corriere della sera(9,5%). Quarta l’agenzia Ansa con (8,9%).

Il circolo è ovviamente vizioso e si pone sempre il medesimo problema delle fonti: l’attendibilità e la completezza. Per questo ci si aspetterebbe imparzialità dai cosiddetti “professionisti dell’informazione“, che però viene meno quando la linea editoriale viene dettata dagli inserzionisti.

E così il prodotto editoriale è viziato, stravolto, plasmato secondo le necessità del momento. Necessità, ovviamente, di chi paga e non di chi fruisce.

Per concludere, una citazione recente di Papa Francesco: “Ma la disinformazione è dire la metà delle cose, quelle che sono per me più convenienti, e non dire l’altra metà. E così, quello che vede la tv o quello che sente la radio non può fare un giudizio perfetto, perché non ha gli elementi e non glieli danno. Da questi tre peccati, per favore, fuggite. Disinformazione, calunnia e diffamazione.


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