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Don Ferrante e il Professore

Creato il 14 agosto 2012 da Cultura Salentina

di Uzbeck
donferrante

“Preàti la zzita cu bballa, preatila cu sse stéscia”: la ragazza si fa pregare per cominciarea ballare, ma poi bisognapregarla che la smetta. Cosìrecita un vecchio detto popolare,come tanti non più in uso.

Fuor di metafora: il professor Monti lo si è dovuto pregare affinché accettasse il gravoso compito di governare il Belpaese – tanto che lo si dovette nominare prima senatore a vita e dora si è tanto investito della parte che tira fuori sermoni  belli sulle miserie dei politici, e si autonomina statista. Rispolvera allo scopo una vecchia frase del democristiano De Gasperi (che pare l’avesse presa da un pastore americano) secondo la quale il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alla prossima generazione. Bello, nevvero (per usare un intercalare caro ad un presidentedella repubblica non abbastanza compianto, Sandro Pertini) ? E però … pensiamoci un attimo. Se chi ci governa, qui ed ora, pensasse ogni volta alla prossima generazione, a noi, qui ed ora, chi ci penserebbe? E Dio sa se ne abbiamo bisogno! Se al papà in poltrona la mamma ricorda che c’è da fare la spesa per la cena e lui risponde: “Zitta adesso, sto pensando alla prossima generazione”… qualcuno si meraviglia poi di un piatto sulla pelata? Ma andiamo avanti.

Il filosofo Monti ha rispolverato un dualismo, una contraddizione tra politici e statisti, collocandosi schifato nella seconda schiera. Beh, per ingannare il tempo, vogliamo formare un paio di squadre arruolando in una i “politici” e nell’altra gli “statisti”? Per esempio, Casini dove lo mettereste? E Alfano? E Bersani? Ma poi, invece, Berlusconi? E Frattini (che bello, ce ne siamo quasi dimenticati!)? E Cicchitto? E invece … invece … Craxi? E Andreotti? E D’Alema? E Letta (il Gianni?) E l’altro, l’Enrico? E … absit iniuria verbis … Napolitano? Sì, va béh, oggi … ma ieri? Quando era “ ministro degli esteri” del PCI? Una volta statista e l’altra politico? Come si può vedere, è un gioco difficile, la maglia dell’una o dell’altra squadra la affibbieremo a seconda delle nostre personali preferenze o antipatie, o forse alla fine ci accorgeremo che gli statisti non sono gli alfieri del disinteresse e della lungimiranza, ma semplicemente coloro cui la politica a suon di maggioranze (e nemmeno sempre) ha consegnato volta per volta il potere.

Contrapposizioni fittizie, degne di un don Ferrante manzoniano che si interrogava sulla differenza tra la storia e la politica, ripetendo che la prima, senza la seconda, è una guida che cammina con nessuno dietro che impari la strada … mentre la politica, senza la storia, è uno che cammina senza guida. Legato a vecchie idee, intento a non toccare l’establishment e a spremere sempre il solito limone esausto , con uno spread che i professori gli fanno un baffo, con una Merkel che ci ispira sberleffi alla berlusconese, nell’attesa impotente della speculazione finanziaria d’agosto, il nostro Monti pensa al consenso aggiungendo il proprio mattone all’edificio dell’impopolarità – meritata, ma astutamente utilizzata – dei politici. Gioco facile, vista la qualità del materiale umano che passa il convento e la viltà di quei pochi che le qualità ce le avrebbero, ma stanno nascosti arroccati in difesa dei loro privilegi. Gioco pericoloso, ché la peste della nostra epoca ci mette un attimo a portarsi via i donferrante che discettano di politici e statisti. E con loro purtroppo anche i più deboli.


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