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Donne nemiche

Creato il 08 aprile 2013 da Alessandraz @RedazioneDiario
Pubblicato da Alessandra Zengo Donne nemiche Be a lady, not a bitch. Questo lo slogan colorato che campeggia su uno sfondo bianco candido che mi è apparso nella home di facebook, condiviso da una donna, che si presume condivida quanto scritto nell'immagine. (Se ne trovano delle varianti su google immagini, comunque. Giusto per ribadire il concetto). Mi sbilancio nel dire che la frase sarà stata pensata e scritta da un altro esponente di sesso femminile. Mi ha fatto pensare, dopo aver constatato che le donne sono le prime carnefici di se stesse, le prime a incatenarsi alle immagini stereotipiche del femminile. Di conseguenza a vantarsene. Perché la virtù non deve essere perduta, metaforicamente parlando. (Qui sarebbe da rispolverare il saggio di John Stuart Mill, La servitù delle donne, che un paio di cose intelligenti e ancora attuali le dice). 

E mi son chiesta: un uomo avrebbe scritto Be a gentleman, not a dick? E pure condiviso l'immagine? Molto probabilmente no, per non dire che è quasi una certezza l'impossibilità di una azione simile. Anche perché atteggiarsi da badass riscuote molto più successo. In tutta la mia breve vita, infatti, slogan simili sono sempre stati esclusivo appannaggio delle donne, che devono stare imbrigliate all'interno di un certo standard e ruolo predefinito. Così deve essere. Nei secoli passati anche l'ombra di un pettegolezzo sulla virtù di una donna poteva infrangere le sue speranze di contrarre un buon matrimonio (ce lo insegnano anche i romanzi d'appendice e i romance). Ma quanto la società è cambiata? Sembra, invece, che i meccanismi siano rimasti gli stessi: non si compromettono più le possibilità di siglare un'unione vantaggiosa, ma a macchiarsi è la reputazione.


Donne nemiche Troia, dicevamo all'inizio. Qualche giorno fa il tg parlava di alcune adolescenti, fan di Justin Bieber, che hanno attaccato violentemente sui social network la ragazza che il giovane cantante aveva fatto salire sul palco al suo ultimo concerto. Finale: la vittima di cyber-bullismo ha cancellato il suo profilo facebook. Le parole conservano ancora un peso specifico elevato: vengono usate impropriamente, ma non per questo risultano meno taglienti. E ancora. Inizio 2013: due hashtag su twitter. #letroiedellamiacittà e #letroiedellamiascuola. Si è registrata un'altissima partecipazione femminile. Un giochetto innocuo, vero? Un caso fortuito che siano le donne, in questo caso adolescenti, a schierarsi in prima fila per danneggiare e insultare altre donne. Una dinamica che si riscontra nelle giovanissime (il secondo hashtag è stato lanciato da una studentessa di terza media) e che si ritrova poi in età adulta. Cambia l'età, e gli interlocutori. Il problema resta il medesimo. Anzi, si aggrava perché diventa una sovrastruttura permanente. Il linguaggio comune.

Spostiamoci in un altro territorio minato. Violata. Scultura di Floriano Ippoliti inaugurata nelle Marche, ad Ancona, contro la violenza sulle donne. Peccato che l'opera non sia una denuncia contro la violenza di genere. 

Il tema della violenza di genere oggi è stato preso in carico da numerose organizzazioni internazionali le quali pongono l'accento sulla donna vittima e debole anziché sul problema di fondo, ovvero sulla difficoltà delle relazioni fra generi differenti.
Quando il corpo è delle altre, Michela Fusaschi, Bollati Boringhieri 2011
Una petizione ne chiede la rimozione, si registrano alcune performance per "ri-vestire" la statua. Poi arriva la risposta della presidente delle Pari Opportunità, via Messaggero: "Questa statua non è un'offesa alle donne perché quello che si è voluto leggere dai più è la cultura del rispetto. Chi vede altro è una persona che deve essere curata." Credo di avere un'opinione discordante sul significato di rispetto, allora.
Una piccola parentesi d'attualità. Una riflessione nata spontaneamente da un social network. Volevo condividerla con voi. Spero di trovare altri pazzi come me per farmi curare in compagnia, come mi è stato gentilmente suggerito da Adriana Celestini, la presidente sopra citata, date le mie idee sovversive.

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