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Due notizie di questa settimana

Creato il 18 ottobre 2014 da Funicelli
Due notizie di questa settimana Sono due, a mio avviso, le notizie da ricordare di questa settimana. Il trailer della manovra finanziaria, approvato dal consiglio dei ministri renziani e ora in fase di scrittura.
E le dimissioni del giudice Tranfa, presidente della seconda corte d'Appello di Milano. Quella, per intenderci, che ha appena assolto Berlusconi nel processo Ruby.
Perché proprio queste due notizie e non altre (l'ebola, l'incontro Asem a Milano, l'alluvione, l'Isis ..)? Perché raccontano dell'abbassamento del livello di democrazia, meglio di qualunque altra storia.


Partiamo dal DEF: quello che è uscito dal cdm, ed è stato subito strombazzato dai giornali, è solo una sorta di trailer. Il film vero, con la sceneggiatura e tutto, ancora deve arrivare.
La questione del TFR, dei tagli alle regioni e ai ministeri. L'ammontare esatto della manovra che potrebbe non essere da 36 miliardi. Di quanto ci avvicineremo al tetto del 3% col deficit? Chi lo sa.
Eppure, nonostante queste incertezza, il messaggio è arrivato.
Ora tocca alle regioni pagare. Cosa sacrosanta, visti gli scandali sui rimborsi regionali di cui abbiamo letto sui giornali. Argomento che Renzi conosce bene per il suo passato in provincia (vicenda di cui si è interessata la  Corte dei Conti) e per il fatto di aver chiamato al governo diversi sottosegretari coinvolti in rimborsopoli.
La guerra di Renzi alle categorie (i professori, i gufi, i sindacati, la minoranza PD) si aggiunge ora di un nuovo tassello le regioni: ma siamo sicuri che, di fronte ai minori trasferimenti, i consiglieri e i governatori si ridurranno stipendi e privilegi (le sedi all'estero, le auto di rappresentanza, le consulenze..) piuttosto che non alzare le tasse e tagliare i servizi? Nel DEF non c'è scritto. E forse nemmeno importa al governo.
Stiamo parlando dell'ennesima mossa da dilettanti allo sbaraglio: osservavo la scenetta (mandata in onda da Crozza) del prof. Padoan che spiegava la manovra a fianco ad un Renzi annoiato che mandava messaggini.

Questi sono quelli che dovrebbero cambiare verso.
Non sanno in che stato sono i comuni.

Non sanno nemmeno da dove prendere i soldi degli 80 euro.
Non sanno nemmeno che impatto avrà sugli enti locali il pareggio di bilancio nel 2015.
I grandi industriali, rappresentati da Squinzi hanno detto che questa manovra rappresenta il loro sogno.
Mi chiedo quanti di loro hanno fatto investimenti nelle loro imprese, quanti hanno pagato tutte le tasse, quanti hanno delocalizzato per spingere al massimo profitto, quanti hanno pagato bustarelle per prendersi qualche appalto.

Il cambio di verso (jobs act, riforma del Senato, la legge elettorale, la manovra) hanno come risultato quello di rinforzare il fronte a destra e di riempire le piazze. Di gente sempre più arrabbiata. È anche questo un obiettivo dell'esecutivo?
Le dimissioni con onore.
Forse a pensare male un'altra volta ci si azzecca: ovvero il patto del nazareno comprendeva anche questa assoluzione, per cui il respiro delle larghe intese è entrato dentro la camera di consiglio dei giudici della 2 corte d'Appello di Milano.
O forse è solo colpa della riforma Severino sul reato di concussione.

Di certo c'è che il giudice Tranfa ha presentato le sue dimissioni dopo 39 anni di servizio, forse anche per la sentenza assolutoria del processo Ruby (lui era per la condanna, gli altri due colleghi per l'assoluzione).
Mi viene in mente l'io narrante del libro di McCarthy, “Non è un paese per vecchi”.
Non è un paese per magistrati indipendenti, forse. Per magistrati che credono in una legge uguale per tutti. Per persone perbene che, anche quando vogliono esprimere il loro dissenso, lo fanno così, senza troppo rumore.

Non certo il rumore delle feste di Arcore. Dove è stata accertata la prostituzione. Non certo il rumore delle dieci telefonate notturne al funzionario della Questura da parte dell'allora presdelcons.

Ecco, sono segnali di un cambiamento.
Il rumore di una democrazia svuotata dove si scambia la partecipazione con il “like”. Dove si considera progresso il togliere diritti e possibilità di scelta e controllo.
E dall'altra parte, il silenzio di un gesto di grande responsabilità e dignità.

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