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E #Adesso?

Creato il 03 dicembre 2012 da David Incamicia @FuoriOndaBlog
E #Adesso?
Peccato. E lo dico da cittadino che non ha partecipato a quel festival dell'ipocrisia che sono state le primarie del centrosinistra. Una rassegna dall'esito già scritto anche se ha indubbiamente avuto il merito di mobilitare, in questi tempi di magra per la politica, tanti elettori vogliosi di partecipare direttamente al processo democratico. Peccato perché le proposte di Renzi, forse sostenute con uno zelo che spesso ha sfiorato l'arroganza, erano e sono in gran parte giuste e condivisibili. Peccato per i molti giovani che hanno creduto in quella possibilità di cambiamento e che ancora una volta devono risvegliarsi in una realtà troppo immobile, sempre uguale a se stessa, incapace di comprendere i fenomeni che animano la società più profonda.
Peccato, perché dalla vittoria più che prevedibile di Bersani deriveranno altri fatti politici che rischiano di perpetuare l'agonia ventennale del sistema Italia, riproponendo il consunto schema bipolare che ha ripetutamente fallito alla prova del governo nel passato più recente creando le condizioni per la necessaria chiamata in servizio di una figura di rottura come Mario Monti. Ecco, venuto meno Renzi, piaccia o non piaccia, resta solo Monti quale diga alla vecchia e cattiva politica come pure all'antipolitica. E peccato se tutto quanto ha caratterizzato la lunga marcia mediatica, propagandistica e popolare delle primarie porterà alla rimozione degli ultimi dodici mesi di rincorsa al risanamento, di ritrovata credibilità internazionale, di radicale mutamento in positivo dei toni e dei contenuti del dibattito pubblico imposto dall'attuale Premier.
Chi ha votato per Renzi, inutile nasconderlo, non è propriamente catalogabile come elettorato di centrosinistra, almeno secondo l'accezione prodiana e "unionista". Si tratta perlopiù di consensi di opinione, in larga misura provenienti addirittura dall'ex bacino di centrodestra o recuperati alla deriva grillina. Persone che molto difficilmente daranno il proprio consenso, in occasione delle "secondarie" che decideranno davvero le sorti economiche e sociali del Paese, all'uomo di apparato Bersani e ad un progetto fortemente condizionato dalle richieste vetero ideologiche dell'asse Camusso/Vendola. Anche se lo stesso Renzi, come è giusto che faccia, proverà a capitalizzare dentro il Pd il 40% ottenuto alle primarie che comunque rappresenterà, agli occhi di non pochi suoi supporter, "solo" la quota di minoranza dentro quel partito vecchio che si pone alla guida di uno schieramento altrettanto vecchio.
Sono voti, pertanto, che assai presumibilmente ritorneranno liberi nel mercato elettorale e ai quali in molti adesso guarderanno. A partire proprio da Grillo e da un Berlusconi che, illudendosi di poter recuperare consensi dall'affermazione del grigio Bersani nel campo avverso, punterà a rimettersi in gioco come l'eterna Fenice tentando di far dimenticare agli italiani le sue gravissime responsabilità rispetto alla crisi che affligge il Paese. Ma a quei voti irregolari "parcheggiati" in area Renzi, nonostante il divieto di sosta imposto dalla nomenklatura del politburo, è necessario che guardi con grande attenzione soprattutto l'embrionale progetto del cantiere riformatore e montiano, che mai come in questo momento può diventare l'unica chance per i milioni di cittadini stanchi della vuota propaganda partitocratica della seconda Repubblica, raccogliendo la sfida del cambiamento in antitesi agli opposti conservatorismi di destra e di sinistra e all'effimero qualunquismo a 5 Stelle.
Insomma, le primarie del Pd e dei suoi satelliti non hanno ancora risolto le contraddizioni enormi che continuano ad attraversare quella coalizione e, più in generale, l'intero assetto politico italiano. Con la partita che ora si sposta sul fronte caldissimo della riforma elettorale ripetutamente invocata dal Presidente Napolitano, e dopo la sconfitta di Renzi non è azzardato prevedere che il Pd bersaniano, ormai sicuro di avere definitivamente evitato le già remote possibilità di scissioni interne sull'onda dei sondaggi (per il momento) favorevoli, e il Pdl berlusconiano (o comunque si chiamerà) si ritroveranno uniti dalla tentazione di andare alle urne col Porcellum. Sistema che consentirebbe al primo di stravincere a dispetto dei numeri reali e al secondo di monopolizzare l'altra metà del campo liberandosi dell'odiato "usurpatore" Monti.
Un inciucio non scritto che farebbe fare all'Italia un pericoloso salto all'indietro restaurando l'"allegra" situazione politica vigente prima dell'avvento del governo tecnico, e dal quale potrebbe ricavare beneficio solo l'insulsa e confusionaria antipolitica che non avrebbe in ogni caso la forza e gli strumenti per governare la complessità sociale ed economica italiana. A dimostrazione che le primarie, se improvvisate solo a fini tattici e non istituzionalizzate nell'impianto costituzionale, possono essere il migliore strumento di cambiamento affinché nulla cambi. Nonostante Renzi, nonostante Grillo.

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