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Egitto e non solo: le cause socio-politiche dei rivolgimenti ultimi

Creato il 04 febbraio 2011 da Marianna06

Oggi, venerdì 4 febbraio, come tutti i venerdì è giornata di preghiera in ogni Paese musulmano.Quindi anche in Egitto.

Ed è un venerdì gravido di paure per il mondo intero, perché gli avvenimenti delle  ultime ore e quelli della giornata di ieri non fanno ben sperarare.

Oppositori del regime e fedeli di Mubarak ieri, infatti, si sono apertamente e pesantemente scontrati al Cairo.

I Fratelli Musulmani ,intransigenti, cominciano già a far sentire la propria voce dai toni molto stentorei specie a sud del Paese.

Le violenze nei confronti di giornalisti stranieri e locali, che cercano semplicemente di fare il loro lavoro, sono reali.

Addirittura sono stati arrestati operatori umanitari, sempre stranieri,  e di essi non si hanno notizie.

Ma vediamo,al di là degli abusi di potere del governo egiziano in particolare e dei governi viciniori (Tunisia e Algeria) geograficamente ma anche per stile, e dunque dell'assodato malgoverno di certa classe politica, perché la gente è stata costretta,in Africa settentrionale, a scendere in piazza anche a costo di mettere a rischio la propria stessa vita?

La cosa certa è (perché sotto gli occhi di tutti) che questi regimi repressivi e corrotti, in definitiva, hanno platealmente deluso ovunque le aspettative di sviluppo economico e di progresso sociale.

Vi pare poco?

Senza contare che hanno tradito quegli ideali di giustizia, di libertà, di uguaglianza e di rispetto del diritti umani, che dovevano necessariamente essere bandiera di una vittoria tutta africana contro l'abietto colonialismo europeo-occidentale.

Dotati d'imponenti apparati di sicurezza hanno represso, controllato e censurato.

Hanno creato autentici imperi economici per sé e per i propri familiari e per una specialissima ristretta cerchia di sostenitori.

Le modifiche costituzionali non si contano in questi Paesi purché il" tiranno" continui a conservare e ,semmai, a tramandare il suo potere.

E ancora questa incuria altro non ha fatto che spalancare le porte al all'integralismo e al terrorismo islamico, che vi ha trovato un ideale" brodo" di coltura.

Sotto il profilo strettamente sociale poi non va dimenticato l'elevata concentrazione della popolazione nei centri urbani, dove è più facile dare fuoco alle polveri, perché a questa gente manca ogni cosa per poter vivere con dignità di persona.

Gente che vive in prevalenza di un'economia informale tout court.

Le campagne invece sono state abbandonate a loro stesse, perchè il potere politico avrebbe dovuto investire in moderne infrastrutture e non lo ha fatto.

Piuttosto ha fatto razzia invece dei redditi agricoli tramite istituti quali, ad esempio, le casse di stabilizzazione dei prezzi.

I contadini hanno così abbandonato i villaggi e si sono ammassati, senza né arte né parte, nelle degradate periferie urbane, vivendo alla giornata.

La scolarizzazione poi ha fornito ai giovani, in questi Paesi, strumenti di conoscenza, comunicazione e discernimento ma alle aspettative di promozione sociale si sono sostituite  subito soltanto delusioni e frustrazioni.

E' venuto a mancare, in sostanza, ciò che rende veramente libera la persona: il lavoro.

Infine queste realtà, che si chiamino Egitto,Tunisia o Algeria, hanno una popolazione per tre quarti di almeno trent'anni.Quindi una popolazione giovane.

Poteva, dunque, lì andare diversamente, dopo anni e anni di attese e di delusioni?

L'auspicio è che, per raggiungere determinati sacrosanto obiettivi , il tutto ovvero il legittimo cambiamento (perché legittimo è senza ombra di dubbio) avvenga senza eccessivo spargimento di sangue.

La diplomazia USA per l'Egitto, ad esempio, sta lavorando proprio per questo.

Ovvero:  transizione pacifica e subito possibilmente.

E, volendo (pena il continuare dell'effetto- domino nel vicino e nel lontano), io dico che si può fare.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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