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El Salvador: avanza la tregua con le maras con il piano Città libere dalla violenza

Creato il 05 gennaio 2013 da Eldorado

130.000 abitanti, la fama di città dormitorio, qualche industria soprattutto legata alla maquila tessile, Apopa –uno dei grossi agglomerati che circondano San Salvador, capitale di El Salvador- è da oggi il primo centro libero dalla violenza delle pandillas.
L’annuncio è stato dato proprio dai capi delle quattro principali bande che da anni se ne dividono il territorio, la 18, la Salvatrucha, i Mao Mao e la Maquina che hanno approfittato già questo fine settimana per dare, con segnali tangibili, seguito alle parole. I primi a sparire sono stati i graffiti che, sui muri di case, negozi e istituzioni pubbliche evidenziavano il controllo di ogni pandilla sui quartieri, le famose colonias delle città salvadoregne.  
Il disarmo delle maras giunge così inaspettatamente alla sua seconda fase, sopravvivendo non solo alle critiche ma anche agli azzardi di una trattativa complessa. La tregua, iniziata nel marzo dello scorso anno, era stata il risultato dei negoziati con le autorità penitenziarie, che avevano portato –dall’altro canto- ad un regime carcerario più blando per i pandilleros ed i loro capi reclusi nelle prigioni di El Salvador. Una tregua condizionata dalla forte influenza della Chiesa cattolica, attraverso l’opera di monsignor Fabio Colindres e con l’appoggio di una parte del Frente Farabundo Martì. Un’alleanza super partes, insomma, capace di superare l’iniziale diffidenza delle maras e lo scetticismo dell’opinione pubblica, suggestionata spesso nelle sue scelte dal conservatorismo autoritario del potente partito della destra, Arena.
Con la media di un omicidio ogni 48 ore, Apopa è stata negli anni passati con Ilopango una delle città più violente di El Salvador. Proprio per questa ragione è stata presa come simbolo per iniziare un disarmo che dovrebbe interessare nei prossimi mesi un’altra ventina di località, in un programma che vuole liberare le città dalla violenza. I rappresentanti delle quattro pandillas hanno letto una dichiarazione di intenti nella piazza principale di Apopa specificando però che, se qualche jonboy (un membro) di una gang rivale sgarrasse, la guerra ricomincerà senza esclusione di colpi. Finora, però, la tregua tiene ed ha dato risultati tangibili. L’anno appena concluso è stato il meno violento degli ultimi nove: gli omicidi sono scesi del 42% rispetto al 2011 ed in generale sono calati tutti i delitti.
Un beneficio per tutti i salvadoregni, insomma, ma un beneficio che potrebbe sfumare se la voce delle maras dovrebbe essere disattesa. Il prossimo passo, infatti, coinvolge direttamente il governo, al quale è stato chiesto di annullare la Ley de Proscripción de Pandillas, che conferisce alla polizia poteri speciali. Rimasto finora alla finestra –ufficialmente la posizione era quella drastica del ¨Non trattiamo con criminali¨-, il governo di Mauricio Funes dovrà prendere una decisione che determinerà il proseguimento dell’intera vicenda.
La destra, intanto, accusa e lo fa con un esempio edificante. Il generale Mauricio Ernesto Vargas ha dichiarato che, trattando con i gruppi criminali, El Salvador rischia di diventare come l’Italia dove ¨negoziando con lo Stato, la mafia è riuscita ad impossessarsi delle istituzioni¨.


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