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#Elesicilia, tempo di bilanci. Vince Crocetta, crolla il PdL, riesplode il M5S

Creato il 29 ottobre 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Rosario Crocetta è il nuovo Presidente della regione. Musumeci non recupera e incassa il secondo insuccesso nel corso di altrettante candidature a Palazzo d’Orleans. Grillo infiamma la Sicilia e sdogana l’anti politica. Lombardo? C’è ma non si vede…

 Il PD rimane in sella: sì, perché dopo l’appoggio assicurato all’ultima versione del governo Lombardo, si assicura un uomo a Palazzo d’Orleans. Rosario Crocetta conquista la poltrona di primo cittadino della regione con un 31% circa di preferenze, sbaragliando l’agguerritissima concorrenza di Nello Musumeci (fermatosi al 25% circa) e l’exploit elettorale di Giancarlo Cancelleri , un 18% che chiude definitivamente qualsiasi polemica in merito a populismo ed antipolitica. Adesso il M5S è un movimento politico legittimato da un popolo esasperato, quello siciliano che non crede più alle promesse e a chi propina da anni sciocchezze, promettendo lavoro e assicurandosi solo il proprio. Le clientele hanno ceduto, gli equilibri di forza sono mutati. Persino le logiche di appartenenza hanno vacillato pesantemente sotto i colpi incessanti degli scandali che hanno travolto il partito di Berlusconi.

La vera antipolitica l’hanno messa in campo tanti, troppi. In primo luogo gli astenuti, il 52% ed oltre degli aventi diritto. Aver rinunciato a cambiare le cose è il primo segno di un’indole remissiva che non vuole proprio abbandonare quest’isola, depredata da politicanti e farabutti.

Altra  antipolitica è stata quella  messa in campo da tutti quelli che non hanno recepito il vento di cambiamento che soffiava dalla rete, dimenticando la lezione che i referendum dell’anno scorso avevano impartito agli pseudo politicanti di lungo corso. E’ antipolitico, anche  trattare una testata online con gli stessi metodi con cui scriveremmo sulla carta stampata tradizionale. Il foglio elettronico non è un ciclostile, ed il pubblico cui si rivolge un post non è lo stesso a cui si rivolgono i giornali di partito. Ecco perché si rimediano figuracce che sottolineano le dimensioni di una distanza culturale che alcuni partiti, specialmente i tradizionali, non sono in grado di colmare.

E’ stato antipolitico (ed antieconomico, aggiungerei) spedire dozzine di lettere con preghiere di voto, posta elettorale a tariffa agevolata. Qualcuno ci renda edotti: sulle tasche di chi peserà quest’ennesimo spreco?

Ma non si castigano: non sarà difficile imbattersi in candidati, del PdL ad esempio, che mettono in mostra il solito lagnoso copione del “non abbiamo perso”. Alcuni si dicono addirittura soddisfatti per il risultato raggiunto, per il semplice fatto di aver “conquistato” un risultato parzialmente indecoroso in provincia (ahimè, il PdL è primo partito nella provincia di Catania).

Può bastare un pugno di voti a trasformare una Caporetto in un Italia-Germania 4-3? Non fateci ridere, non ci faccia ridere Ignazio La Russa che ai microfoni di Radio24 difende un PdL che definisce tutt’altro che morto. Già. Forse è vero, non è morto. E’ uno zombie, uno di quegli esseri decerebrati resi celebri da Romero.

Domani sarà il giorno delle preferenze ai singoli candidati. Siamo pronti a scommettere che anche i politicanti più esperti e navigati saranno pronti a definire “successo” i risultati più scioccanti: a giudicare dalle prime proiezioni, saranno non pochi gli onorevoli che vedranno diminuire drasticamente le proprie preferenze, e questo a fronte di un calo di circa il 25% della percentuale dei votanti.

I motivi sono facilmente intuibili: i siciliani hanno espresso un netto diniego ad una politica fatta di bellocci “lampadati” che vanno ad aperitivi e serate danzanti circondati da belle donne perché, per la maggior parte dei siciliani, campari è il contrario di moriri. Non servono le belle parole, ora è il tempo dei fatti.

Ha vinto Crocetta, e al neogovernatore vanno i nostri più sentiti auguri, sperando che rimanga sordo al canto della sirena dell’MPA. Con una percentuale tanto risicata, il rischio è quello di dover provvedere ad una coalizione con il partito di Lombardo, che intanto aveva provveduto a piazzare i propri pezzi (o ex pezzi, come Lino Leanza) nelle fila dell’ex sindaco di Gela. Casualità? Alleanza taciuta? Quel che importa è che Lombardo è rimasto alla finestra e si gode uno spettacolo in cui il suo Micciché potrebbe risultare l’ago della bilancia con il suo 15% di voti. Il resto, dal voto di scambio alle telefonate per spostare il voto su Crocetta, fanno parte del manuale del dietrologo (no, vi prego, non leggiate alcunché di sarcastico nei confronti di Crocetta!).

C’era davvero Lombardo dietro Crocetta? Lo ignoriamo.

O forse non vogliamo ammetterlo a noi stessi.


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