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Elio vittorini: astratti furori

Da Silvy56
ELIO  VITTORINI: ASTRATTI FURORI
Io ero,quell'inverno,in preda ad astratti furori.Non dirò quali,non di questo mi son messo a raccontare.Ma bisogna che dica c'erano astratti,non eroici,non vivi; furono,in qualche modo,per il genere umano perduto.Da molto tempo questo, ed ero col capo chino.Vedevo manifesti di giornali squillanti e chinavo il capo; vedevo amici,per un ora,due ore, e stavo con loro senza dire una parola,chinavo il capo,e avevo una ragazza o moglie che mi aspettava ma neanche con lei dicevo una parola,anche con lei chinavo il capo.Pioveva intanto e passavano i giorni,i mesi,e io avevo le scarpe rotte,l'acqua che mi entrava nelle scarpe, e non vi era più altro che questo:pioggia,massacri di manifesti sui giornali,e acqua nelle mie scarpe rotte,muti amici,la vita in me come un sordo sogno,e non speranza, quiete.Questo era il terribile: la quiete non la speranza .Credere il genere umano perduto e non aver febbre di fare qualcosa in contrario,voglia di perdermi,ad esempio, con lui. Ero agitato da astratti furori,non nel sangue, ed ero quieto, non avevo voglia di nulla.Non mi importava che la mia ragazza mi aspettasse; raggiungerla o no,o sfogliare un dizionario era per me lo stesso.Ero quieto; ero come se non avessi mai avuto un giorno di vita,nè mai saputo cosa significasse essere felici,come se non avessi nulla da dire,da affermare,negare,nulla di mio da mettere in gioco,e nulla da ascoltare,da dare, e nessuna disposizione a ricevere, e come se mai ,in tutti i miei anni di esistenza avessi mangiato pane, bevuto vino, o bevuto caffè,mai stato a letto con una ragazza,mai avuto dei figli,mai preso a pugni qualcuno,o non credessi tutto questo possibile, come se mai avessi avuto un infanzia in Sicilia tra i fichi d'india e lo zolfo,nelle montagne; ma mi agitavo entro di me per astratti furori, e pensavo il genere umano perduto,chinavo il capo, e pioveva,non dicevo una parola agli amici, e l'acqua mi entrava nellle scarpe.

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