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Evander Holyfield: “the real deal” (By Spartaco)

Creato il 19 ottobre 2013 da Simo785

Evander Holyfield: “the real deal” (By Spartaco)

Evander Holyfield. Basta il nome ad incutere timore e rispetto, nonostante i suoi 51 anni (19/10/1962). Sarà che tutti i giorni nella palestra in cui mi alleno c’è la sua foto, (mentre fa il peso prima del match con Tyson) saranno quei baffi in stile gangster anni ’20, ma soprattutto la sua tecnica e la sua mole, ma credo sia impossibile rimanere indifferenti al suo nome.

E’ stato uno dei pesi massimi più forti di tutti i tempi. Da piccolo non sognava di salire sul ring, ma di giocare a football con i Falcon di Atlanta, la città in cui si era trasferito. Qualche anno dopo cambia idea e trova la sua dimensione. Fa la gavetta un po’ come tutti, passa dalle Olimpiadi di Los Angeles 1984, nella categoria Massimileggeri si aggiudica il bronzo e subito entra nel circuito dei professionisti. Il pugilato si sa, è costellato di federazioni, in passato poi le sigle principali si contendevano i migliori pugili. Per non scontentare nessuno “the real deal”, questo è il suo soprannome, vince il titolo IBF nel 1987 e il WBC nel 1988. Con la vittoria del secondo titolo Holyfield può vantare un record di tutto rispetto: 18 incontri e altrettante vittorie. Decide di fare il salto alla categoria superiore, quella dei Massimi. Dopo soli due anni batte Douglas e diventa il Campione del mondo dei Massimi WBC, WBA e IBF. A impreziosire una carriera perfetta ci saranno i successivi incontri con Foreman e Holmes, ex iridati battuti dal nuovo astro nascente a stelle e strisce. Verso la fine del 1992 perde le sue cinture contro Bowe, per riconquistarle l’anno successivo. Una sconfitta dopo 25 vittorie ci può stare.

Nonostante tutti questi successi, l’impresa della vita “il baffo di Atlanta” la compie contro “Iron Mike”, appena uscito di prigione, il 9 novembre 1996. Grazie al suo piede perno e gli spostamenti a Y, Holyfield riesce ad evitare le bombe di Tyson e vanificare la sua irruenza. A onor del vero bisogna ammettere che le schivate di Holyfield al limite del regolamento, con la testa abbastanza bassa, creano non pochi problemi all’arcata sopraccigliare di Iron Mike. L’incontro termina con il KO tecnico all’11° round. Ovviamente i pugili amano rimettersi in discussione, soprattutto quando le borse sono così alte e, in puro stile stelle e strisce, con tanto di speciali e dichiarazioni al vetriolo, il 28 giugno 1997 a Las Vegas va in onda il secondo atto della sfida. Ora si sa che “quello che succede a Las Vegas, rimane a Las Vegas”, ma sfortunatamente per Tyson non sarà così e quale teatro migliore della città del vizio per antonomasia poteva fare da cornice al secondo morso proibito più famoso della storia dopo quello di Eva? C’è grande fermento per quest’incontro epico, Tyson non parte favorito e, una volta tanto, gli scommettitori hanno ragione. Il passo di Holyfield è ottimo, schiva i ganci e diretti dell’ex campione e, da vicino, porta le sue combinazioni ai fianchi del bad boy. “The real deal” è riuscito in un’impresa unica, prendere il tempo ad “Iron Mike”. I due vengono più volte a contatto con la testa, complice la solita boxe del campione in carica, Mike che è di ferro, ma non certo meditativo, perde la testa e morde l’avversario. Il pubblico inveisce per un gesto così antisportivo, ma sotto sotto si gode lo spettacolo, si sa che chi paga vuole l’anima…dopo una prima ammonizione Tyson non resiste, nemmeno fosse davanti a un vassoio di leccornie e sferra un secondo morso, ancora più deciso che stacca un lembo di orecchio ad Holyfield. L’arbitro non può richiamare nuovamente Tyson, è costretto a squalificarlo. Ci saranno echi per lungo tempo, ma a distanza di 12 anni i due si riappacificano pubblicamente, in diretta dalla Winfrey. Quando la tv diventa di servizio, pubblico…

Da allora Holyfield è tra i più grandi, pari ad Ali e Lewis per aver vinto tre volte il titolo più importante del mondo della boxe. Nel 1999 incrocia i guantoni proprio con Lewis. Dopo un verdetto di parità a marzo, si affrontano nuovamente a novembre. I giudici decidono di far vincere Lewis, ma ancora oggi Holyfield ritiene di non aver ricevuto un trattamento corretto.

Nel 2001, dopo aver riconquistato il titolo WBA, The real deal scopre di avere problemi cardiaci, ma come molti atleti di questa disciplina non sa stare lontano dal ring, forse è l’unica cosa che lo rende vivo, non si adatta ad una vita normale o, più semplicemente, deve guadagnarsi da vivere perché non ha fatto scelte oculate negli ani d’oro. Fatto sta che un po’ per i dollari, un po’ per passione, combatte contro pugili di livello, anche se non i migliori e vince. In alcuni Stati gli ritirano la licenza per combattere, un po’ come accade al noto Rocky, ma Holyfield continua lo stesso, dove può. A 46 anni perde, senza sfigurare con un gigante dell’Est, Valuev, con verdetto non unanime. E’ il pugile in attività più anziano. Da allora i pesi massimi saranno una questione che riguarderà solo pugili dell’ex blocco sovietico, basti pensare ai fratelli Klitschko.

L’immortale Holyfield si guadagna l’ennesimo titolo, il WBF, nel 2010 contro Botha e, nel 2011, contro il danese Nielsen.

Non contento, l’ex campione del mondo ha deciso di sfidare anche il gigante ukraino, Vitali Klitschko. Fortunatamente per Holyfield, al nuovo Spetsnaz non piacciono questi revival degni dei videogame che permettono di opporre glorie del passato con attuali campioni. Molto diplomaticamente il campione ukraino ha declinato l’invito e detto che per lui Holyfield è una leggenda che va ricordata per i traguardi raggiunti nel pieno della sua forma, non combatterebbe con lui per nessuna cifra. Meno male che c’è qualcuno che pensa alla salute malandata di questo monumento della boxe.

Sperando che la vita riesca a regalare a Holyfield nuovi stimoli, nuove passioni, magari meno pericolose, non resta che augurargli buona vita.


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