Magazine Diario personale

Fanatismo di vedute in un angolo di me

Da Patalice
Fanatismo di vedute in un angolo di meÈ un giorno da unghie nere.
Non nel senso dello sporco, ma dello smalto.
La mia estetista sostiene non sia un colore, infatti si rifiuta, più o meno, categoricamente di applicarlo.
Ed io me lo metto da sola.Ci sono fattori, nell'esistenza femminile, che dicono molto più di quel che non possa sembrare...Dall'ormai risaputa duplicità di significato del taglio di capelli, alla sconfinata miniera di doppio senso, dello shopping.La donna, anche quando acqua e sapone, non è mai semplice, è sempre un intricato oggetto di studio, che sbatte a più riprese contro se stessa ed il mondo che la circonda.Smalto nero dicevamo.Parlavo con la mia amica Micky della capacità di apparire, prima ancora di essere; della bravura di certe, di tramutarsi in qualcuno che ci piacerebbe essere, dimentiche di noi stesse quel tanto che basta a snaturarci.Fanatismo di vedute in un angolo di meMi piacerebbe bere tanti caffè.
Avere la pelle candida, chiazzata di occhiaia e rughe impercettibili.
Farmi tatuaggi colorati sulle braccia: rose scarlatte, teschi azzurri, e pin-up pettorute ed ammiccanti. 
Mi piacerebbe il piercing mucca, quello tra le narici, e le mani piene di anellini ed anelloni.
Vorrei la voce rauca, e fianchi più larghi.
Indossare jeans incredibilmente stretti, e ballare tutta la notte con un coca e jack in mano. 
Passare da un letto all'altro, con facilità, decongestionata dalle emozioni, baciando tante bocche, morbide ed emozionate, rudi e coperte di barba.
Conoscerei i gruppi indie, e quelli dal rock impegnato, le canzoni di protesta e quelle ermetiche senza un filo.
Declamerei Bukosky, girerei l'Europa con lo zaino, vivrei in un appartamento caotico e colorato, kitch e con tanto incenso.
Fumerei aggrappata ad un'intenzione, affacciata ad un balcone piccolo con gerani rinsecchiti, con una canzone di Caposela, che risuona da chissà dove.
Fanatismo di vedute in un angolo di meSarei iscritta a un circolo di cinema, vedrei muti film francesi, con sottotitoli svuotati, e discuterei di scelte registiche e di introspezione in omaggio al Pasolini o al Mastroianni di turno.
Praticherei yoga, e lo farei due sere a settimana, in uno studio damascato e fuori città. 
Cenerei tardi, dopo lunghi aperitivi, in locali multirazziali, avrei sempre fame, ma più di vita che di sostanza. 
Saprei cucire bene, e mi realizzerei quegli abiti divertenti ed unici, dalle texture ridicoleggianti ed i tagli imprecisi.
Porterei i capelli lunghi, un po scombinati, tanto legati.
Studierei le religioni, con una predilezione per il buddismo, ma sposerei il mio uomo in una villa meravigliosa, ed avrei un deejay rubato ad Ibiza, per il ricevimento. 
Avrei un lavoro socialmente utile, oppure sarei creativa. 
Sarei un mix tra new age e rockabilly, una personalità costruita e complessa, ma anche compressa e stretta, che si sa che tanto più una costruisce, quanto più diventa difficile per i mattoncini che stanno in alto... Per il momento mi stendo lo smalto nero.Fa a pugni solo in parte, con il tween set giallo canarino e le perle. Sono un cliché. Il migliore al quale potessi aspirare.

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