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Ferlaino: “Maradona era un genio ribelle. Lavezzi e’ l’unico…”

Creato il 10 maggio 2012 da Weblink

Ferlaino: “Maradona era un genio ribelle. Lavezzi e’ l’unico…”Corrado Ferlaino, ex presidente del Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni al quotidiano sportivo Corriere dello Sport. Ecco quanto evidenziato da calcionapoliweb.it: Ferlaino, cosa rimane del primo scudetto.
«L’orgoglio di aver abbattuto un tabù; di essere riuscito finalmente a rimuovere un’ossessione: perché noi il titolo lo avevamo sfiorato altre volte e io, fino a quando l’arbitro non ha fischiato la fine della partita con la Fiorentina, tremavo dalla paura».
Come si diventa campioni d’Italia?
«Con Maradona, divenne tutto più semplice. Eravamo stati in corsa in altre circostanze, ma ci era mancata la maturità, la mentalità, forse la sicurezza. Noi lo volevamo e Diego porto con sé non solo il suo ineguagliabile talento, ma una autorevolezza che rimosse gli choc precedenti. Lui ci trasformò, trasmise ai compagni la sua capacità di dominare gli eventi».

Che ancora le fa rabbia….
«Penso che quella fosse la squadra più forte, in assoluto. E poi perdere non m’è mai piaciuto».

Segreti inconfessabili….
«Le preoccupazioni non mancavano, se devo ascrivermi un merito è stato quello di aver tenuto la camorra lontana dal Napoli. Il calcio scommesse illegale era un pericolo reale. E il rischio di infiltrazioni esisteva. Una volta, eravamo nei pressi di Genova, all’allenamento si presentarono i rappresentanti di una nota famiglia: chiamai la polizia a Napoli, mi dissero ch’erano incensurati; chiamai la polizia ligure, vennero, e per non essere sottoposti a riconoscimento, lasciarono il campo».
Maradona è stato….?
«Il genio ribelle, ma il più bravo per l’eternità. Fu un colpo strepitoso, tredici miliardi e mezzo di lire per il numero 1. Come se oggi il Napoli comprasse Messi, che è indiscutibilmente il più bravo ma che non è assolutamente Maradona. Anni prima avevo comprato Savoldi, per un miliardo e quattrocento milioni: vennero fuori i moralisti. Diego metteva d’accordo chiunque: il calcio è lui».

Mica facile gestirli…
«Ottavio Bianchi è stato il loro carceriere: una persona seria, l’ideale. Seppe tenere a bada una squadra ricca di campioni e dunque complicata».
La nostalgia la prende un po’?
«Macché: da quando sono fuori, non ho mai più messo piede al san Paolo. Ora posso starmene un po’ a letto, la domenica; e al mattino posso divagare – se permette, dico cazzeggiare – e non avvertire quella tensione che mi ha privato della gioia. Le partite le vedo in tv, sempre e solo il primo tempo; poi, alla fine, rivedo le azioni. Come negli anni ’80, durante la ripresa me ne vado in giro in macchina».
Un giocatore di questo Napoli che, potendo, avrebbe inserito nel suo….
«E’ un giochino che non mi piace, perché ce ne sono di bravi pure adesso, ma proprio perché ci vuole anche leggerezza, allora mi sbilancio: non c’è dubbio, Lavezzi. E’ lo scugnizzo del Terzo Millennio».

Ora il Napoli può vincere…
«Domanda che è di pertinenza di De Laurentiis ed io per rispetto non invado gli ambiti altrui. Però devo dire che in queste stagioni c’è stato da divertirsi, una squadra che ha regalato soddisfazioni ed ha aperto alla speranza. E’ un merito che va riconosciuto».

 


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