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Festa della Liberazione a Luino: intervista al professor Rossi, uno degli autori del libro “Voci della Seconda Guerra Mondiale”

Creato il 24 aprile 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

E’ stato presentato qualche giorno fa a Maccagno con Pino e Veddasca, in un “Punto di Incontro” gremito, il libro “Voci della Seconda Guerra Mondiale”. La raccolta di testimonianze è stata scritta a più mani da Davide Di Giuseppe, Fabio Passera, Giovanni Petrotta, Emilio Rossi e Massimo Vanoli ed è nata grazie all’iniziativa dell’ANPI Luino, con il contributo della Comunità Montana “Valli del Verbano” e di undici comuni del territorio. Questa sera alle 20.45 nella sala consiliare di Cunardo ci sarà la seconda presentazione. Luino, domani, celebrerà la Festa della Liberazione e proprio in quest’occasione abbiamo deciso di intervistare uno degli autori del libro, il professor Emilio Rossi, ex preside del Liceo “V. Sereni” di Luino.

Il professor Emilio Rossi

Il professor Emilio Rossi

Cosa significa per lei la commemorazione del 25 aprile, Festa della Liberazione?

Il rischio che si corre in queste circostanze è quello di scadere in una vuota retorica, senza ricordare le ragioni fondanti della nostra Costituzione, scaturita dall’amara esperienza della dittatura nazi-fascista che ha causato durante la seconda guerra mondiale, secondo le stime più attendibili, almeno 55 milioni di morti. Più delle manifestazioni esteriori sarebbero utili iniziative all’interno delle scuole, affidate non solo ai pochi insegnanti disponibili a parlare di questo segmento della storia recente, ma istituzionalmente e responsabilmente assunte da tutto il corpo docente.

Da dove è nata l’idea di scrivere questo libro “Voci della Seconda Guerra Mondiale” per rievocare le storie di partigiani, deportati e di prigionieri di guerra?

La società in cui viviamo è satura di parole a volte prive di significato. È pertanto necessario ricostruire il nostro tessuto sociale sulla base di fatti certi di cui sono stati protagonisti uomini e donne del nostro territorio «eroi senza corona» come li abbiamo definiti. Al termine di una guerra che ha riservato loro sofferenze inenarrabili, sono, infatti, rientrati nella quotidianità, accettando la dura legge del lavoro per continuare l’opera di ricostruzione del nostro Paese.

Qual è la storia che l’ha colpita di più tra quelle che avete raccontato nel libro?

In realtà vi sono più storie che mi hanno colpito, come quella di Primo Gatta che, tornato dal campo di prigionia, fu costretto ad emigrare in Francia per trovare lavoro in una miniera di carbone. Senza dimenticare la vicenda di Mario Zaccheo, deportato a Mauthausen dove dovette assistere alla barbara uccisione da parte delle SS di due bimbe strappate dall’abbraccio delle loro madri, in un crudele tiro al piccione, ed assumere il ruolo di necroforo per il trasporto verso i forni crematori dei corpi rimossi sulla soglia della camera a gas. Talvolta i presunti cadaveri riprendevano improvvisamente coscienza per brevi istanti e tornavano ad invocare con gemiti inenarrabili il nome della mamma. Potrei continuare, ma sarà il lettore stesso a soffermarsi sulle storie più drammatiche del libro «VOCI DALLA SECONDA GUERRA MONDIALE».

Secondo lei, in un mondo come quello attuale, in cui prevaricano l’individualismo e l’egoismo rispetto all’altruismo e alla solidarietà, chi sono i «veri partigiani» del 2015?

La nostra società del benessere che si è costruita sullo sfruttamento delle materie prime dei paesi poveri, oggi rifiuta altezzosamente un aiuto che dovrebbe essere inteso come giusta compensazione per l’arroganza dei sistemi coloniali adottati. Tanto per citare un esempio, lo storico Angelo Del Boca, il più importante studioso del colonialismo italiano, da tempo va denunciando il mito degli «italiani brava gente» e le amnesie della politica e della cultura italiana sul tema del colonialismo, ricordando in particolare le atrocità commesse durante l’occupazione militare italiana, con i campi di concentramento in Libia e con i gas in Etiopia. I morti dal 1911, anno dello sbarco degli italiani a Tripoli, al 1943, quando gli Inglesi occuparono la Libia e cacciarono gli Italiani, ammontano a 100.000. Centomila Libici possono sembrare pochi rispetto ad altri genocidi avvenuti nella storia, ma su una popolazione libica negli anni venti e trenta, di ottocentomila abitanti, significano che una persona su otto è morta.. In Italia e non solo, oggi, la vera piaga è la malavita organizzata che ogni cittadino dovrebbe combattere poiché lo Stato siamo noi: è questa la vera emergenza e la vera lotta partigiana.

Cosa si sentirebbe di dire, e consigliare, alle nuove generazioni ed a quelle persone che non ricordano il passato e la nostra storia?

Forse dovremmo ripassare la storia, anche quella scomoda, prima di fare della demagogia stantia. Da qualche tempo la Rai ha attivato un canale RAI STORIA appunto. Sarebbe auspicabile che tutti gli italiani lo seguissero con rinnovato interesse.

La Festa della Liberazione a Luino. Nel settantesimo anniversario della Festa della Liberazione domani, sabato 25, Luino commemorerà la storica data con una celebrazione che inizierà alle 10.15 nella piazza del Comune. I partecipanti saranno accompagnati dalla Musica Cittadina e raggiungeranno il monumento a Garibaldi e, attraverso via Vittorio Veneto e corso XXV Aprile, il monumento ai Caduti. Alle ore 11, in piazza Risorgimento, ci sarà la celebrazione ufficiale, con l’intervento di Raffaella Menditto, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo statale Bernardino Luini di Luino. Inoltre, una delegazione renderà omaggio ai Caduti della Gera. In caso di maltempo, invece, la manifestazione si terrà in Municipio.


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