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Fifa go home!

Creato il 13 giugno 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

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di Giovanni Palladino

Oggi inizia in Brasile il campionato mondiale di calcio con i suoi numeri milionari e miliardari, che hanno fornito un grande “assist” ai movimenti di protesta. Il Paese è stato baciato da Dio per le enormi e preziose risorse naturali di cui è fornito (è il primo al mondo, seguito dalla Russia), ma è stato sempre “calpestato” dagli uomini al potere. Per secoli politici e imprenditori non hanno saputo gestire tanta ricchezza ricevuta in regalo dalla natura per realizzare un equilibrato sviluppo economico-sociale. E ora la protesta di decine di milioni di diseredati si farà forse sentire più dei gol segnati dai calciatori più ricchi del mondo.

Un confronto paradossale è dato dal costo per costruire gli stadi ($11 miliardi) e il costo stimato ($12 miliardi) per proteggere i 40.000 spettatori privilegiati brasiliani e stranieri. Sono spettatori in gran parte invitati da migliaia di imprese, che hanno visto nel “mundial” un’opportunità per fidelizzare i loro migliori dipendenti e clienti. Di qui la necessità di fornirli di autobus e auto blindate, con autisti armati, e di migliaia di guardie del corpo per evitare spiacevoli incidenti.

Un campo di gioco si è così trasformato in un pericoloso e costoso campo di conflitto sociale, tanto che suona un po’ ingenuo (anche se dovuto) l’auspicio di Papa Francesco per un “mundial” pacifico.

Una vera e duratura pace sociale si può realizzare solo con una gestione democratica (e quindi partecipativa) del potere politico ed economico a tutti i livelli, dove non deve trovare spazio la gestione dei soliti noti a danno dei più.

Solo l’economia sociale e solidale di mercato può realizzare questo obiettivo, dal quale il mondo è ancora molto lontano.

Tra i cartelli di protesta di ieri a Rio de Janeiro spiccava un enorme FIFA GO HOME!, dopo che l’organismo che gestisce il calcio mondiale ha presentato per l’ennesima volta la candidatura di Blatter alla presidenza. Altro esempio di “dittatura” dei soliti noti, che vogliono continuare a sfruttare le loro rendite di posizione. Ma sono rendite destinate ad essere sempre più attaccate da chi non è disposto ad essere calpestato. Purtroppo nelle prossime settimane in Brasile ne vedremo delle brutte…


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