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La strada intrapresa dal governo, in merito alla manovra finanziaria appena presentata all'esame del Presidente della Repubblica, non è semplicemente sbagliata, come avevo precedentemente indicato, ma è risultata invece impraticabile.
Sembra ormai evidenta che il governo e le forse politiche che lo appoggiano abbiano completamente perso ogni riferimento con la realtà del Paese e con le sue necessità.
A questo punto bisogna solo pensare che, o non sono bastati i risultati elettorali molto deludenti delle amministrative per fargli aprire gli occhi, oppure i leader grandi e piccoli della coalizione hanno ormai perso ogni speranza di affermarsi alle prossime elezioni politiche, procedendo quindi a mettere in atto tutta una serie di provvedimenti utili solo a raccogliere un po' di denaro per terminare il quinquennio di governo, senza cercare di prevederne gli effetti a medio e lungo termine. Un modus operandi che richiama alla mente quello del ministro all'economia del governo Prodi, quel Vincenzo Visco tante volte a smentire e a riscrivere provvedimenti economici dei quali non aveva calcolato l'impatto negativo sulla struttura economica nazionale.
Quello che è peggio, il governo Berlusconi agisce ormai contro i principi espressi nel programma politico col quale si presentò agli elettori: scomparse ormai le riforme strutturali annunciate, come l'abolizione delle provincie e delle comunità montane, la riduzione dei parlamentari e delle loro prebende, con una generale riduzione dei cossti della politica, si è annunciato dalla parte dei tagli alla cosiddetta "casta" una serie di piccoli aggiustamenti, molti dei quali rimandati alla prossima legislatura, ovvero probabilmente a mai.
In sostanza a pagare per rimettere in sesto i conti dello Stato saranno come sempre i cittadini, attraverso quell'aumento della tassazione che Berlusconi e i suoi avevano sempre giurato non sarebbe mai stato messo in atto dal loro governo.
Non che sia sbagliato in se chiedere ai pensionati un piccolo sacrificio, ma è criminale farlo quando si escludono dalla contribuzione per il bene comune coloro che percepiscono i trattamenti economici più cospicui, spesso cumulandone più di uno.
Sbagliatissimo è invece aumentare in modo dissennato i costi dei bolli sui depositi titoli di quei risparmiatori che si affidano alle banche per investire i loro risparmi in azioni e obbligazioni.
L'aumento, che non sarà pagato dalle banche ma dai loro clienti, renderà impossibile ai piccoli risparmiatori investire i loro risparmi nelle aziende quotate in borsa, privando di queste della possibilità di ricevere denaro fresco, mentre non colpirà i grandi possessori di capitali, che agiscono spesso dall'estero o con proprio società.
L' uscita dal mercato azionario dei piccoli operatori provocherà inoltre la chiusura di tante società di intermediazione mobiliare, con la perdida di qualche migliaio di posti di lavoro.
Oltre alla evidente inutilità e dannosità di tante trovate contenute nel documento, colpisce inoltre la confusione nella quale la monovra è nata ed è stata diffusa.
Tutti i giornali riportano infatti del "giallo" intorno al taglio del 30% degli incentivi destinati alle fonti di energia alternativi, che era stato inserito nella manovra dal leghista Calderoli, ma che sarebbe poi stato tolto dalla bozza presentata al Quirinale, come hanno affermato a due voci il Ministro all'ambiente Prestigiacomo e allo sviluppo economico Romani.
La norma non c'è e non ci sarà, come ha affermato proprio Romani, ma nel dubbio il danno a tanti risparmiatori è già stato fatto, dal momento che in solo due giorni il valore delle azioni delle aziende interessate, con Enel in primo piano, e sensibilmente diminuito.
Una manovra, in sostanza, inutile e non equanime nel ripartire benefici e i sacrifici, e probabilmente dannosa per lo sviluppo economico generale. Una manovra che nemmeno sembra frutto del lavoro del Ministro del Tesoro Tremonti, in passato sempre attento ad ogni piccolo particolare, ma messa insieme con le richieste e le pretese di questo o quel ministro, di questo o quel partito, di questo o quel gruppo di pressione.
La presenza della norma che permetterebbe la sospensione del pagamento risarcitorio prima della sentenza definitiva, chiamata "salva Mondadori", rischia di focalizzare di nuovo la discussione sull'ennesimo conflitto d'interesse del premier (la proposta avrebbe anche una sua logica, ma è quanto meno inopportuna), quando la vera analisi da fare è quella su un governo e una coalizione politica che sembra ormai al capolinea.
Difficile che l'impianto di una simile manovra possa essere migliorato in Parlamento, tanto che sarebbe ormai auspicabile una crisi di governo che riporti alle urne gli italiani: meglio una fine spaventosa che uno spavento senza fine!
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