In un cinema Odeon gremito si è aperta venerdì 23 marzo la decima edizione del Florence Korea Film Fest con l’anteprima europea di Always del regista Song Il gon, film che ha aperto l’ultima edizione del Busan International Film Festival, una delle più importanti manifestazioni cinematografiche del continente asiatico. Il regista, presente in sala alla proiezione, ha detto di amare il cinema di Federico Fellini e ha confermato d’ essersi ispirato a molto cinema occidentale, tra cui Luci della città di Charlie Chaplin e Rocky, per questa sua ultima fatica. Il film narra la storia di Chul-min, ex pugile cupo e silenzioso dal passato tormentato, che torna sul ring e riscopre l’amore per la vita grazie al casuale incontro con Jung-hwa, una ragazza gentile e vitale malgrado stia diventando cieca in seguito ad un tragico incidente automobilistico. Due solitudini, due anime ferite che s’incontrano e s’innamorano l’uno dell’altra, ma che non sanno ancora d’essere legati da un destino tragico e beffardo pronto a ripresentarsi con tutta la sua fatalità.
Ottima l’alchimia tra i due protagonisti, l’ex modello So Ji-sub e l’intensa Han Hyo-joo, elemento essenziale per la buona riuscita di un film di questo tipo. La confezione però risulta sin troppo laccata e la musica è eccessivamente enfatica nei momenti più drammatici. Sicuramente meglio la prima parte dove trovano spazio alcune scene ironiche e divertenti che caratterizzano l’iniziale fase di conoscenza tra i due, girate con un tocco lieve e delicato da parte del regista.
Quando invece la storia si fa più melodrammatica il film mostra i suoi punti di debolezza, così come la sequenza in flashback dell’incidente d’auto della giovane protagonista, che appare un po’ forzata nel suo tentativo di stupire lo spettatore con una scoperta inaspettata in una trama sin troppo prevedibile fino a quel punto. Storia che ritorna poi su binari abbastanza scontati e già visti in tante altre pellicole fino all’inevitabile happy end.
Il film, diretto da Song Il gon che ne ha scritto anche la sceneggiatura insieme No Hong-jin, ha comunque il merito di non annoiare mai, intrattenendo il pubblico sino alla fine. Le influenze di un certo cinema occidentale puramente commerciale non giovano alla pellicola che presenta uno script abbastanza debole in alcuni momenti e rimane, a tratti, incerta sulla strada da seguire, combattuta ed indecisa tra i cliché del melodramma più puro da un lato e una certa attenzione alla realtà sociale, rappresentata dal mondo della boxe e dagli ambienti della microcriminalità, dall’altro.
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