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Flight

Creato il 18 febbraio 2013 da Valentina Orsini @Valent1naOrs1n1
Flight
Dopo Cast Away (2000), Robert Zemeckis, si dedica all'animazione per ben tre volte, realizzando film come Polar Express nel 2004, La leggenda di Beowulf nel 2007 e A Christmas Carol nel 2009. C'è chi vede in questa parentesi animata un passo falso del regista statunitense, forse uno con la presunzione di potersela cavare con ogni genere. Ma, io mi trovo da tutt'altra sponda e, sono sempre più convinta che Zemeckis sia uno dei pochi registi in circolazione, capace di dare grandi prove registiche in materia proprio di "versatilità filmografica". 
Oggi parliamo di un film drammatico, Flight. La storia di un uomo alle prese con la propria coscienza e la propria vita, a un passo dal baratro. Ancora una volta torna il concetto del tempo, stavolta però non vi è alcun continuum spazio-temporale e nemmeno quei grandi salti fatti in fase di montaggio esibiti nella trilogia di Ritorno al futuro (Arhtur Schdimt collabora con il regista, l'ultima volta per Polar Express, oggi il nome del montatore è quello di Jeremiah O'Driscoll), non ci sono perché non è la storia a richiederli. Piuttosto, l'uomo di Zemeckis oggi, è un uomo alla ricerca del momento giusto per ritrovare la propria dignità, la forza di uscire una volta per tutte da una vita costruita su misere e patetiche bugie. Un pilota di aerei di linea, presentato subito come un uomo sballato: droga, alcol e un'hostess mozzafiato, sono infatti il biglietto da visita del comandante Whip Whitaker/Denzel Washington. La sola cosa che appare al posto giusto, e non disfatta, è la divisa (metafora fine, un modo per alludere al falso mito delle "apparenze") che indossa subito dopo aver passato la "notte brava". La tratta era fin troppo tranquilla, Orlando-Atlanta, con un'oretta tutti quanti sarebbero giunti a destinazione. Qualcosa però, poco prima dell'atterraggio non va e, nonostante gli assurdi rimedi di Whip per vincere sugli effetti del sonno arretrato, fatti di coca e cocktail alla vodka, il tragico incidente che si prospettava ad alta quota, finisce nell'eroica impresa di un pilota che, ha saputo volare con un aereo al rovescio e riportare a terra un numero significativo di vite umane. Solamente sei uomini, non usciranno vivi dal Jet di Whip, tra questi anche la hostess Katerina, compagna di giochi della notte precedente.
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Parallelamente alla vicenda catastrofica, Zemeckis, da buon (astuto) narratore, inizia a raccontarci di Nicole/Kelly Reilly, una tossicodipendente finita nello stesso ospedale di Whip per un'overdose di eroina. Io odio spoilerare e quasi mai finisco in questa trappola, perché ritengo generalmente inutile parlare di "cosa" avviene nel film, a favore del "come". Però permettetemi di annoverare le sequenze in ospedale, l'incontro tra Whip e Nicole, l'entrata in scena del rimorchiatore di fiducia del protagonista (Harling è un irresistibile John Goodman nei panni del tizio stravagante/strafatto che subentra esclamando di essere in lista, ovunque egli si trovi), il ragazzo per le scale con i giorni contati che gli restano da vivere. Viene fuori qui, una parte delicata e significativa che mette lo spettatore, l'uomo, di fronte a un bivio cruciale: ciò che accade, è opera nostra, o volontà di Dio?
A spingere lo spettatore nei meandri delle riflessioni esistenziali, alcune figure scelte e piazzate al posto giusto dal regista, come il secondo pilota, perfetto rappresentante di quella cerchia di fedeli un po' bigotti. Convinti che Dio abbia le mani su tutto, ma tremolanti,  non appena qualcosa inizia ad andare storto. La comunità di recupero cui prenderà parte Nicole e per pochi minuti anche lo stesso Whip. Il tutto necessario a sottolineare che nella vita non sempre la volontà di Dio, qualora ve ne fosse uno, possa dominare il mondo e la nostra vita. Talvolta una catastrofe può dipendere da errori umani, così come un miracolo può derivare da decisioni importanti prese in circostanze assurde. Zemeckis non inciampa in un racconto visto con i propri occhi, ma aiuta a riflettere su come a volte la vita proceda secondo le nostre scelte (come insegnava il buon Doc a Marty, il futuro è le nostre scelte, non può essere già scritto).Un guasto tecnico ad alta quota potrebbe si, esser visto come un fatto imprevedibile dall'uomo e forse, il più tipico degli eventi appartenenti alla  lista delle cose decise da Dio. Al contrario, i fallimenti di un uomo, le proprie debolezze e il non avere la forza di rinunciare a impugnare una bottiglietta di vodka, beh, quello lo decidi tu...Non c'è Dio o altra mano che conti, se non la TUA. Se non capiamo questo, probabilmente, continueremo a vivere le nostre vite e a prendere ciò che accade, come un assurdo capriccio divino o il più grande dei miracoli di Dio.
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Per concludere con un giudizio più critico al film, trovo che Flight possa vantare di un interprete in grandissima forma, forse come non lo vedevamo da tempo. Zemeckis non delude nemmeno stavolta, dopo l'ultimo disastro che ha fatto naufragare Tom Hanks in Cast Away, ritorna l'uomo in primo piano, non sperduto su un'isola, ma inserito in una società ancora più in difficoltà della natura selvaggia. Il viaggio di Whip è verso la propria redenzione. E Zemeckis trova il modo più efficace per renderla sullo schermo, affidandola a un attore come Washington. La sola cosa che mi lascia perplessa è il finale del film. Senza dire nulla nello specifico, mi limito a dire che per me questa storia, poteva tranquillamente concludersi un quarto d'ora prima dei tempi stabiliti dal regista.







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