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Frammenti Milanesi/8 -E adesso pedala!

Creato il 27 agosto 2010 da Mapo
Frammenti Milanesi/8 -E adesso pedala!Il rientro dalle vacanze ha, quest'anno un sapore amaro in più: la bici rotta! E così, dopo la prima metà della settimana passata a rincorrere il 9 per andare a prendere la Metro, stufo, mi sono deciso a fare il gran passo: farla riparare. Il guasto è figlio di una delle numerose botte che la mia Poderosa aveva subito nella sua breve ma intensa vita bresciana (probabilmente qualche "moglie di" alla guida di un SUV superaccessoriato e incapace di fare manovra, nonostante mille telecamere, sensori, orologi a pendolo che fanno cucù quanto ti avvicini ad un ostacolo...). Dopo la botta, ad onor del vero, ha retto qualche mese, prima di crollare definitivamente, insieme alla sua catena.Perchè di questo stiamo parlando: di una catena che, a intervalli irregolari e imprevedibili, decideva, con una certa ironia, di abbandonarmi, magari su una via assolata nel centro di Milano, al ritorno di una giornata pesante. A complicare le cose, l'inaccessibilità della stessa, protetta da un'avvolgente "carter" (sembra si dica così, ho controllato su google) in lamiera, accessorio misterioro, di certo forgiato con l'unico scopo di rendere impossibile la bencheminima manutenzione!
Ed eccomi in un bollente tardo pomeriggio di fine agosto, con il sole che mi tramonta davanti picchiando sulla fronte imperlata di sudore, mentre trascino la bicicletta su e giù per i Navigli in cerca di qualche volenteroso che si offra, dietro lauto compenso, di rimetterla in pie... pardon! in ruoteIl primo posto si chiama "Bicicletteria", ha un sito internet (www.labicicletteria.it)e sembra una location affidabile dove abbandonare qualche ora la mia compagna di avventure. Arrivo tardi, esausto, poco prima che il liceale brufoloso e un po' nerd che si occupa delle riparazioni chiuda la serranda."Ho una bici rotta".Lo guardo negli occhi, protetti da due spessi occhiali con la montatura nera pesante e noto come, prevedibilmente, la mia affermazione non lo colga esattamente di sorpresa."Continua a cadere la catena - continuo senza darmi per vinto - secondo me si tratta di sostituire la... la... - panico - ruota dentata, insomma!""E certo, non vedi come è storta? - mi fa notare con il tatto di un camionista alla National Gallery - Chissà quante botte a preso!". Alzo gli occhi al cielo, chiedendomi perchè sembra parte del mestiere di ogni carroziere, elettrauto, riparabiciclette che sia, quello di farti sentire in colpa!"Ok! Cambiamola! Posso pagare""Non ho il pezzo""Ordinalo""Se lo ordino ci mette una settimana""Posso lasciarti la bici""Non ho posto""..."
Mi accorgo di essere entrato in un intricato labirinto senza uscita. Siccome non mi piacciono i circoli viziosi (o almeno credo...) mi arrendo, prendo la bici e faccio dietrofront.
Il secondo posto è la Decathlon. Che potrebbe fare alla bisogna, per carità, non fosse che, per raggiungerla, a pochi passi dal Castello Sforzesco, mi vedrei costretto a cambiare due metropolitane e fare qualche km a piedi, piegato dall'esile peso della mia Mingardi. Se aggiungiamo che sono di fretta la faccenda si complica. Scartata!
E proprio mentre mi sento perduto e comincio a pensare alla mia vita come ad un saliscendi incessante da tutti i mezzi pubblici di milano mentre la bici diventa ferraglia in box, ecco che, più o meno a metà di via Vigevano, trovo un terzo, magico posto.si chiama "Silvestrini", ha un sito internet (www.biciclettemilano.biz) e sembra una location affidabile dove abbandonare qualche ora la mia compagna di avventure. Sembra una storia già sentita, lo so, tant'è che ci vado con i piedi di piombo e aspetto a gioire.
Il proprietario è un signore obeso, in pantaloncini corti, sandali e un'improbabile camicia a righe verticali. Dicano snelliscano. Ha la faccia abbronzata contornata dai capelli bianchi, un po' lunghi e radi. Ispira fiducia. Non gli darei in sposa mia figlia, ma si sta guadagnando il diritto a mettere le mani sulla mia bici. In pochi minuti ci accordiamo, sotto una coltre di mountain bike e grazielle che pendono stancamente dal soffitto al quale, mi trovo a sperare, sono aggangiate con una certa sicurezza.Dice che se voglio mi sistema la bici. Ma non adesso, che è tardi. Posso passare il giorno successivo, prima delle sette. Preventivo: 40 euro ("solo il pezzo ne costa 25!"). Mi ha fregato, lo so e me ne rendo conto ancora prima di uscire. Forse lo sapevo anche prima di entrare, ma mi convinco che non m'importa.Quando vado a ritirare il mezzo mi accoglie quella che dovrebbe essere la moglie, un donnone dal colore dei capelli più innaturale della terra, stretta in una canottiera azzurra scollatissima, mentre si fa aria con un volantino. E' in piedi dietro ad un vecchio registratore di cassa.Lui siede su una sedia di plastica, nel garage sul retro. Da dove si trova, in una cornice di ferri del mestiere, guarda in silenzio la gente che passa sul marciapiede, quasi senza essere visto. Prima di uscire lo saluto, immerso nella gioia di riavere la mia cara bici e lui mi assicura "adesso la catena non cadrà più", con fare quasi paterno, familiare.Monto in sella e mi accorgo che mi ha anche gonfiato le gomme, una piccola carineria compresa nel prezzo.Pedalo tra le buche, costeggiando la Darsena invasa di passanti.Ho 40 euro in meno nel portafoglio, il pedale destro è stato sostituito con uno nuovo di un colore del tutto diverso dall'altro e la catena, che scorgo ben oliata sotto di me, fa dei rumori strani. Provo a pedalare più forte. Sembra reggere.

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