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G8 di Genova, l’abominio di Bolzaneto

Creato il 18 aprile 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

G8 di Genova, l’abominio di Bolzaneto

Tutto quello che segue è dannatamente vero. E non è stato compiuto sotto una barbara tirannia africana, est europea o asiatica, in un anarchico paese del Sud America dilaniato dalla guerra civile, in un paese slavo martoriato dai conflitti razziali. E non è avvenuto cent’anni fa. È successo tutto 10 anni anni fa, a Genova, in Italia, un paese “civile”.

Nel week end la seconda sezione della Corte d’Appello di Genova ha depositato le motivazioni della sentenza emessa il 5 marzo 2001 che ha sancito la condanna per quattro imputati e il non luogo a procedere per sopraggiunta prescrizione per altri 28. Prosciolti sì, ma colpevoli: infatti dovranno rimborsare le vittime in sede civile. Il documento di 600 pagine vergato dal giudice a latere Roberto Settembre, che con Paola Gallizia coadiuvava la presidente Maria Rosaria d’Angelo, è raccapricciante. 

I 252 no-global fermati e rinchiusi nel carcere provvisorio di Bolzaneto, allestito occasionalmente per il G8 di Genova del 2001, furono vittime di tre giorni di sospensione della democrazia. Settembre sottolinea che nella prigione si è arrivati alla tortura, che non esiste nel nostro codice penale, descritta come:

qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti a una persone dolore o sofferenze fisiche o mentali, al fine di ottenere da essa o da un terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lui, qualora tali sofferenze siano inflitte da un agente della funziona pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale o su sua istigazione o con il suo consenso.

Tra gli aguzzini generali della polizia penitenziaria, guardie carcerarie, ufficiali dell’Arma, militari, agenti e funzionari di polizia, compresi l’allora vice-capo della Digos Alessandro Perugini, che fu ripreso mentre colpiva con una ginocchiata in volto un quindicenne già malmenato, e Massimo Pigozzi che divaricò le dita di una mano di uno dei detenuti fino a lacerarla.

Non è mancato nulla nel cocktail horror servito ai protestanti, la cui colpa, per alcuni, era semplicemente quella di aver partecipato a un corteo. Insulti a sfondo sessuale o razzista. Percosse in tutto il corpo, genitali compresi, con guanti di pelle o manganelli. Divertimento da caserma con il passaggio tra due ali di agenti che schiaffeggiavano, calciavano, sbeffeggiavano e sputavano. Obbligo a stare in ginocchio rivolti verso la parete anche per venti ore o altre posizioni vessatorie. Divieto di usare i servizi igienici anche per feriti e disabili. Minacce di morte o stupro. Il tutto condito dall’entusiasmo dei seviziatori che esultavano e ridevano, con atteggiamenti di ludico sadismo. All’interno di questi rientra la costrizione a pronunciare frasi inneggianti al fascismo, al nazismo o a Pinochet.

Secondo chi ha redatto, l’ultima parte esprime il massimo del disonore di cui può macchiarsi la condotta del pubblico ufficiale.

Una violenza che travalica la Costituzione:

Se la famiglia è il luogo dove nasce e si sviluppa il concetto e la natura del rapporto di cittadinanza che vive di quel patto di fiducia con le istituzioni che lo devono garantire, la distruzione di quel patto di fiducia operato attraverso l’ arresto, la detenzione e la sottoposizione a trattamenti inumani e degradanti di chi esercita il suo diritto costituzionalmente garantito, lede profondamente il diritto sancito dall’ articolo 2 della Costituzione del quale la famiglia è destinataria.

Secondo Settembre, i responsabili di più alto grado non potevano non accorgersi dello scenario di grida, colpi, vomito, urina e sangue che era Bolzaneto.

Sui delitti in quel carcere è calata l’omertà di Stato. Non se ne parla, non si puniscono i colpevoli che possono ancora svolgere le funzioni di forze dell’Ordine, non è stata istituita una Commissione Parlamentare d’Inchiesta. Ora i Ministeri della Giustizia, della Difesa e dell’Interno saranno costretti a risarcire più di 10 milioni di euro alle vittime.

Calzanti le parole di Riccardo Passeggi, uno degli avvocati delle vittime:

Questa sentenza è la cattiva coscienza di un paese intero.

Tre giorni di violenze inconcepibili in qualsiasi Stato di diritto, nei confronti dei quali si cerca di operare una sorta di rimozione collettiva. Però i fatti sono lì, e non se ne vanno: sono i diritti violati, le sevizie, sono quelle cose che gli italiani pensavano di essersi lasciati alle spalle più di mezzo secolo fa, e invece ritornano pericolosamente. Ma noi non dimentichiamo.

Una vicenda così cruda da non fare notizia, che ora che è stata provata fa troppa paura per essere diffusa a reti unificate. Vorremo mica svegliare gli italiani dal torpore no?

 


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