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Me ne stavo seduto al bancone da ore con un bicchiere in una mano e una sigaretta nell’altra. La sigaretta naturalmente giaceva spenta tra le mie dita, vittima incolpevole della legge anti-fumo. Avremmo dovuto marciare compatti, tutti noi fumatori, per difendere i diritti delle nostre amate bionde contro questa legge fascista e ghettizzatrice, ma poi ci siamo disgregati. C’è chi fumava sigari, chi sigarilli, chi marijuana, chi hashish e ogni gruppo aveva le sue pretese. Tutte per lo più futili e pretestuose. Così abbiamo perduto di vista l’obiettivo primario e il movimento si è sciolto come Calippo al sole.Abbiamo vagato in giro per questo paese alla ricerca di qualcos’altro per cui lottare. Qualcosa per cui valesse la pena perdere la vita. Non abbiamo trovato niente. Abbiamo cercato un appiglio cui aggrappare i nostri corpi, scheletri svuotati da tutti i nostri ideali. Abbiamo cercato di trovare qualcosa che ci unisse, ma ne siamo usciti ancora più disgregati. Le nostre voci non si univano più in un coro armonioso. Ognuna cantava una melodia diversa. Radio FM mal sintonizzate, ecco come suonavamo.E allora ci siamo incazzati, l’uno contro l’altro, e abbiamo cominciato a costruire fossati, mettere paletti, erigere muri sempre più alti, fino a che il rumore di fondo se n’è andato e tutto ciò che sentivamo era la nostra unica e solitaria voce. Oltre al suono di quelle maledette vuvuzelas che veniva fuori dalle televisioni. Allora abbiamo smesso di parlare, ci siamo chiusi nei nostri confini e abbiamo pensato di essere felici e al sicuro. Protetti nel nostro mondo autistico.
Me ne stavo seduto al bancone da ore con un bicchiere in una mano e una sigaretta nell’altra. La sigaretta era spenta e il bicchiere era vuoto, vittima incolpevole della legge anti-alcool. Tutti all’epoca bevevano e quindi abbiamo pensato: “Al diavolo! Questa volta niente ci potrà fermare. Niente ci potrà dividere.” Ma poi si sono messi i bevitori di cuba-libre, i bevitori di gin-tonic, i bevitori di birra chiara e i bevitori di birra scura. E ancora ci siamo trovati gli uni contro gli altri. Sapevamo per cosa combattere, sapevamo chi combattere, eppure non eravamo in accordo sui dettagli, sulle piccole cose. Eravamo un corpo lacerato in mille piccoli brandelli sanguinanti.I bar hanno cominciato a chiudere, i locali hanno dichiarato bancarotta, il tasso di natalità è crollato ai minimi storici perché senza bar, locali e alcool avevamo tutti meno voglia di divertirci e fare sesso in giro. Allora ci siamo sposati, abbiamo perso i capelli e siamo diventati dei Vecchi. Quando ci guardiamo alle spalle abbiamo la sensazione di non aver fatto qualcosa. Un rimpianto ci morde allo stomaco nel pieno della notte e ci fa svegliare senza fiato in gola. Ci alziamo dal letto, andiamo alla finestra e ci guardiamo tutti negli occhi. Ricordiamo come splendevano quando eravamo giovani e pieni di voglia di cambiare le cose. Eppure che cosa avremmo dovuto fare? Eravamo tutti impuntati sulle nostre convinzioni, non trovavamo una convergenza per le divergenze. Perché una convergenza non c’era. O forse sì. Ci saremmo dovuti venire incontro, stringerci la mano, sorriderci. Solamente sorriderci.Adesso siamo manichini immobili davanti alla finestra. Soli. Ci guardiamo nell’oscurità e ricordiamo come eravamo, fischiettando Maaagic moments, memories we've been sharin', pieni di rimorsi, di se e di ma. Le cose sarebbero potute andare diversamente. Forse. Ci guardiamo negli occhi, nei nostri occhi stanchi circondati dalle rughe. E poi tiriamo la tenda.
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