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Giancarlo Frisoni, il pittore contadino

Creato il 21 dicembre 2012 da Tipitosti @cinziaficco1

Per diventare un artista di talento, Giancarlo Frisoni, www.giancarlofrisoni.it, ha dovuto impegnarsi molto. Sì, perché i suoi studi li ha dovuti interrompere dopo la terza media. “All’epoca mio padre – racconta – aveva bisogno di aiuto nei campi che aveva da poco comprato.  E a quel tempo avere della terra propria era già un grande privilegio. Non li ho più ripresi. Diciamo che la mia fame di sapere e di fare, mi ha portato a leggere molto, a informarmi, confrontarmi. Così ho imparato a mettere tutta l’anima nelle mie creazioni”.

Oggi Frisoni ha molte storie da raccontare. Una parte è raccolta nei suoi quadri e nei suoi tre libri, uno fotografico e due romanzi, altre sono ancora da sistemare.

Giancarlo Frisoni, il pittore contadino
I suoi testi si rivelano agili, essendo rispettoso della vita spesa dalle persone che descrive. Un narratore che non dimentica le origini della gente e della vita rurale di Romagna.

I quadri sono un’innovazione, un’esplosione dell’anima dell’artista, che coinvolge positivamente  sia l’osservatore sia il critico per l’intensità della rappresentazione, per la originale  scelta dei materiali.

Se ancora non si conosce quel genio creativo che è Giancarlo Frisoni, il consiglio è quello di rimediare e di dare un’occhiata a quei capolavori di pittura e di fantasia che si possono trovare alla mostra “Segni di memoria” presso il Museo Pinacoteca San Francesco della Repubblica di San Marino fino al 20 gennaio 2013.

La curiosità di saperne di più non poteva mancare e gli abbiamo chiesto di raccontarsi.

Intanto, quando e perché ha ripreso in qualche modo a studiare?

Quelli precedenti non li ho più ripresi. Facendo parte del gruppo per la ricerca storica della documentazione nei comuni di Montescudo e Montecolombo, sono rimasto in contatto con il mio professore di lettere, che condivideva gli stessi interessi, ed insieme abbiamo pubblicato ben ventitré libri sulla civiltà contadina, sul recupero della memoria di quel mondo, trattando ogni anno un argomento specifico e saliente.

Quanto è stato faticoso riprendere?

Più che faticoso, è stato stimolante e gratificante. Per me che venivo da quel mondo, poter contribuire in parte a salvarlo da uno sfrenato materialismo che dilagava, l’ho sentito quasi un dovere.  E’ necessario conservare i valori, i princìpi e la spiritualità che lo distinguono.

Chi l’ha spinta?

Inizialmente, come dicevo, il mio professore di lettere, il quale, visto come ben riuscivo a scuola, non voleva assolutamente che interrompessi gli studi. Diciamo che subito mi ha spronato a scrivere, fotografare, raccogliere testimonianze, raccontare. Poi, è diventato una cosa naturale, quasi un bisogno.

E’ stato dopo un periodo difficile?

Diciamo che all’inizio il mio essere partecipe era un modo per lottare quasi duro, vestivo la classica scorza per coprire le fragilità, e mi incuneavo nei dubbi e nelle contraddizioni che dopo mi svuotavano. La cosa difficile forse è stata una: attribuivo tutto questo a una mancanza di personalità, ma era solo un fattore della giovane età,  un colore ancora adolescenziale .

Quali sono state le maggiori difficoltà e come le ha superate in questo nuovo cammino?

Le difficoltà sono state, e sono tutt’ora, sapere che tutto, anche il mondo dell’arte, si muove e ruota intorno a compromessi e relazioni di favore, altrimenti si è tagliati fuori. Però, proprio questo svilimento è la mia forza: non pretendere niente e avere solo pensieri per l’arte, quella vera, quella pura. Per la sua bellezza, per le sensazioni che riesce a dare.

Chi la ispira?

I grandi del passato, quelli che hanno creduto a tal punto nelle loro idee da sacrificare tutta la propria vita, e in alcuni casi fino a morire per difenderle e portarle avanti. Tutta l’arte e chi la fa devono sentirsi in debito verso questi artisti. Noi a confronto siamo nullità.

Cosa prova quando fa foto o dipinge?

Provo il profondo, meraviglioso senso della vita. La fotografia è magia pura, ha lo straordinario potere di fermare l’attimo per sempre, dove e quando per sempre non sarà mai più lo stesso. I quadri invece, nella purezza degli impasti, nelle linee, nei colori, nelle sfumature, sono pezzi di luminose risposte, luoghi dove si può stare in pace a toccarsi i pensieri, racconti che non finiscono mai.

E’ un processo liberatorio?

Di più. Oserei dire “divino”.

Perché?

L’arte è qualcosa di intimo, di così drammatico e così bello che riflette anima e pensiero. Sprofondare in essa aiuta a capire la vita e se stessi, a trovare quel senso che a volte sembra così segreto e lontano.

A chi vorrebbe vendere i suoi capolavori?

A chi è in grado di cogliere le emozioni  che ci ho lasciato, di camminare le strade tracciate, a chi è artisticamente maturo da ascoltare ogni dettaglio, ogni voce, fino al più debole sussurro.

Quanto si sente tosto?

Incomprensibilmente forse, o paradossalmente, più si è sereni e più si è tosti. Ora in me, tutto è più sciolto e pacato. Negli anni ho imparato a rubare il palpito delle attese, delle essenze, a trasformare ogni cosa nei silenzi che sanno parlare, a sfamare l’anima pur magra di certezze. Questa è la mia forza.

Giancarlo Frisoni, il pittore contadino

Come si dipingerebbe?

Non ce n’è bisogno. Io sono in ogni quadro. Sono quel punto in mezzo allo scuro che si ostina a farsi vedere, sono la pennellata di luce che tutti cercano per rifugiarcisi. Sono lo smorto colore dei deboli, la baldanza prepotente di un rosso, l’aria di un cielo, il gancio per chi ha bisogno e vuole aggrapparsi per continuare a vivere.

Come si definisce?

Faccio arte, oltre al mio lavoro, per poter  raccontare me stesso, la vita, le gioie, i dubbi, e le contraddizioni di tutte le persone.  Ecco, oserei  definirmi  un privilegiato con vacui risentimenti di colpa, uno che con il dono dell’arte ha paura di non riuscire a comunicare tutto ciò che si prefigge e che vorrebbe.

Qual è il suo messaggio?

Aiutare a dipanare le sottili foschie della vita, le ragnatele davanti agli occhi che lasciano indifesi. L’arte è bellezza, l’arte è coraggio, l’arte è poesia, e la poesia ha il potere di smussare e cambiare gli uomini e le cose, dà certezze.

Giancarlo Frisoni, il pittore contadino

La sua biografia in quattro linee.

Linea prima: la dolcezza.  Una fanciullezza vissuta in campagna tra valori ed esempi che mi hanno forgiato.  Linea  seconda: la sfida.  La voglia di fare, di mostrare, di sognare vie immense ed intentate, le vaghe offerte, le inevitabili delusioni.   Linea terza : l’equilibrio. L’esistenza un po’ risolta, le colpe un po’ attutite, iniziando a capire un po’ la vita e più se stessi.   Linea quattro : la serenità.  Tutto più calmo e slegato, con la consapevolezza  dei  propri  limiti, gli obiettivi come percorso e non punto d’arrivo.

Come nasce un’idea?

Bella domanda!  A volte capita che lascio un corpo di rumore per il mio luogo di silenzio, inizia un vagabondare semichiuso, spazi nuovi, e là in mezzo si fa strada la cosa più dolce che fantasticavo  sempre e non avevo visto prima : l’idea!  Si … l’idea nasce dal respiro della mente, da un’aguzza dolcezza, da ingombranti certezze e sottili bave di sale, dal vissuto insomma, ma è un cerino che brucia in fretta e non sazia mai, perché da qualche parte ce n’è un’altra, un’altra ancora che aspetta, lo stimolo della vita.

In quali circostanze le vengono le migliori idee?

Nelle assurdità che scorrono fra le persone o le stagioni, nelle logiche incomprese degli errori quotidiani, nelle parole non dette che ricompongono difficili confini. Oppure guardando un campo pieno di ricordi, un azzurro che muove mani di foglie a una vigna, per coglierne poi di tutto non la forma, ma l’essenza.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Non ho mai vissuto l’arte come  imposizione o competizione, ma come mezzo col quale riesco al meglio a trasmettere emozioni. Mio padre seminava con amore e dedizione, sapeva aspettare, accettava i frutti che la terra gli dava. Io, sono sempre un contadino.

Che cosa consiglierebbe a quelli che iniziano?

Di saper aspettare e di non mollare mai, prima o poi i frutti arriveranno. Anche se, affermarsi  nel  mondo dell’arte è cosa a volte avvilente, e necessita di tanta passione, costanza e pazienza.

   Matteo Selleri


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