Magazine Cultura

Giorgio Bocca: “Cretinate, avevo solo ventidue anni…”

Creato il 26 dicembre 2011 da Marvigar4

bocca la provincia grande

   http://archiviostorico.corriere.it/1995/settembre/12/mostra_scritto_antisemita_Bocca_Cretinate_co_0_95091210886.shtml

   Giorgio Bocca se n’è andato, ci dispiace per la persona, ma personalmente non lo rimpiango, così come non rimpiangerò tutti coloro che hanno fatto enormi “cazzate” a vent’anni e poi in seguito le ritrattano dicendo che erano giovani… Frasi razziste, omofobe, contro il Sud d’Italia Bocca ne ha profuse per tutta la sua vita, un’altra non gli basterebbe per smentire quello che ha detto, scritto ed è sacrosantamente documentato. Tutta la nostra pietà umana per la perdita, ma, per favore, non ci uniamo al coro del de mortuis nil nisi bene! Nel 1995 fu mostrato un articolo che Giorgio Bocca scrisse per La Provincia Grande di Cuneo nel 1942, e il giornalista rispose: «Una perfetta cretinata, roba da mascalzoni. Ho fatto 20 mesi di guerra, e ancora vengono a scocciarmi per quel pezzo scritto quando avevo 22 anni, una recensione ordinata dal federale di Cuneo. La riscriverei? Sì, in quelle condizioni storiche la riscriverei». Capito? In quelle condizioni storiche avrebbe riscritto lo stesso articolo… noi sappiamo di persone uccise perché fin dall’inizio capirono l’aberrazione e si opposero: Piero Gobetti è morto a venticinque anni e all’età di Bocca aveva la ragione e l’intelligenza per lottare e fondare a ventuno anni La Rivoluzione liberale. Alcuni personaggi, che hanno fatto poi il cambio di casacca tipicamente italiota, quando fa loro comodo accampano la scusa dell’età per giustificare l’adesione al fascismo e a Salò… No, questa giustificazione non la accettiamo, a vent’anni non si è stupidi, non si deve essere per forza ingenui e influenzabili, altrimenti che ci stanno a fare gli esempi di altri che avevano capito sin da ragazzi?

   Giorgio Bocca se n’è andato, pace all’anima sua, ma i suoi scritti restano:

Documenti dell’odio giudaico.
«I ‘Protocolli’ dei Savi anziani di Sion»

Sono i «Protocolli dei Savi anziani di Sion» un documento dell’internazionale ebraica contenente i piani attraverso a cui il popolo Ebreo intende giungere al dominio del mondo. La logica costruzione del testo trae ragione e causa da un esame critico e profondo della realtà del mondo e della natura umana. Non vi sono perciò ragionamenti aprioristici ed astratti, ma solo studio, critica, deduzione e, come ultimo risultato, la proposizione.

Il povero «gojm» o «gentile» così il testo chiama i non Ebrei, leggendo quei «Protocolli» rimane al tempo stesso stupito ed atterrito. Anche se è in grado di sceverare da ciò che ha effettivo valore tutto quello che può essere enfasi ieratica o presunzione propria di chi si crede prediletto da Dio, il lettore ariano rimane impressionato dinanzi ad un’opera così macchinosa e gigantesca, così ammalata di criminalità con tanta tenacia e spaventosa perseveranza condotta attraverso ai secoli da esseri che si sono sempre tenuti nell’ombra ed al riparo di propizi paraventi.

Il testo, dopo aver enunciato il principio che diritto è uguale a forza, descrive i mezzi ed indica i risultati a cui il popolo Ebreo è già arrivato e quali mete dovrà ancora raggiungere per possedere il monopolio della forza, cioè del diritto, cioè del dominio del mondo.

In questo intento il popolo eletto, sparsosi per volontà di Dio in tutte le parti del mondo, ha lottato e lavorato per allontanare i «gentili» sempre più da una visione realistica della vita, per gettarli in braccia all’utopia, per indebolire la forza dei loro governi e per carpire nel frattempo le loro sostanze per mezzo della speculazione. Lungo tempo è durata la preparazione consistente nella formazione di un reticolo capillare, unito negli intenti e potente nella finanza; quindi ha avuto inizio l’opera di dissolvimento.

I primi ostacoli da abbattere erano le due forze dell’aristocrazia e del clero. Gli ebrei preparano la rivoluzione francese; l’aristocrazia cade nelle loro mani per mezzo del denaro, il clero viene combattuto e discreditato per mezzo della critica e della stampa. Il malgoverno da essi prodotto stanca e disgusta il popolo. Gli ebrei lanciano allora il grido: «Libertà, eguaglianza, fratellanza». La massa illusa e piena di speranza abbatte le solide istituzioni e prepara il campo a quelle forme di governo liberali e democratiche in cui gli ebrei, padroni dell’oro, divengono i dominatori.

Dice il testo: «Abbiamo trasformato i loro governi in arene dove si combattono le guerre di partito» e più oltre «l’abuso di potere da parte dei singoli farà crollare tutte le istituzioni». Un gran passo è già stato fatto, ma altre forze sono ancora da abbattere: la famiglia e la religione. Menti ebraiche preparano allora e confezionano per i veramente ingenui «gentili» un’altra più affascinante utopia: il collettivismo. Cervelli ebraici dirigono la rivoluzione bolscevica, banchieri ebraici la finanziano.

Dice il testo: «Lasceremo che cavalchino il corsiero delle vane speranze di poter distruggere l’individualità umana». Quando non esisteranno più nerbi di forza che si possano opporre, quando i popoli saranno esasperati dal fallimento di queste teorie e delle forme di governo che ne sono la conseguenza, allora, con la forza del denaro, gli ebrei imporranno la loro autocrazia, solida, forte e decisa, unita nella persona del monarca del sangue di Davide, imperniata sulla divisione gerarchica delle caste.

Non tutti i «gentili» – per sfortuna degli ebrei – sono stati però degli «ingenui» o «zucche vuote» come essi amano chiamarli.

Anche essi, o almeno una parte di essi ha saputo guardare il viso non amabile forse, ma pur tuttavia immutabile, della realtà. Un colpo tremendo deve aver subito il cuore ebreo nel vedere sorgere un movimento, quale quello fascista che denunciava la inconsistenza pratica della parola libertà nel campo politico dove gli uomini sono in tal modo costrutti da trasformare la libertà loro accordata in anarchia. Una rabbia immensa deve aver riempito il cuore degli anziani di Sion, nel sentire dei non ebrei dire che il comunismo è un’utopia irraggiungibile e che le sue applicazioni pratiche sono costruzioni meccaniche e crudeli dove milioni di schiavi lavorano per una minoranza di dirigenti (ebrei).

L’odio di chi vede svelati i suoi piani è enorme, l’odio di chi vede rovinati i propri piani è tremendo. Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa prima della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza, infatti, sarebbe una vittoria degli anglosassoni e della Russia; in realtà sarebbe una vittoria degli ebrei.

A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l’idea di dovere in un tempo non lontano essere lo schiavo degli ebrei? È certo una buona arma di propaganda presentare gli ebrei come un popolo di esseri ripugnanti o di avari strozzini, ma alle persone intelligenti è sufficiente presentarli come un popolo intelligente, astuto, tenace, deciso a giungere, con qualunque mezzo, al dominio del mondo.

Sarà chiara a tutti, anche se ormai i non convinti sono pochi, la necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una ribellione dell’Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù”

Giorgio Bocca, La Provincia granda – Sentinella d’Italia, Foglio d’ordini settimanale della Federazione dei Fasci di Combattimento di Cuneo, il 14 agosto 1942



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

COMMENTI (1)

Da Leonida.Laconico
Inviato il 26 dicembre a 23:57
Segnala un abuso

Il rispetto per chi muore non puo’ esimere di tracciarne un profilo professionale obiettivo. Infatti è inconfutabile che l’ipocrisia del pennivendolo G.Bocca sia inferiore solo a quella della “grande Informazione progressista”. Basta una semplice sbirciatina al suo curriculum (vedi anche Wikipendia) per demolire l’immagine decantata da tutti i ben allineati media . Sarebbe sorprendente, se non fosse già assodata la loro peggior faziosità, la loro distratta ricostruzione di una figura che fino al 1942 è stato un acceso fascista ed antiebraico , poi ,al mutar del vento, partigiano, poi leghista, poi ,dopo aver munto Fininvest (leggi Berlusconi), talmente antimeridionalista da sconfinare nel razzismo. L’autoreferenzialità (omertosa) delle sinistre ha persino garantito i suoi funerali in diretta RAI., in nome della vera ed imparziale informazione. 26.12.’11 [email protected]

Magazine