Giovani Padani: non siamo noi ad essere razzisti sono loro che sono del sud

Zompettando nelle rete quest'oggi mi sono imbattuto nelle mirabolanti speculazioni etno geografiche dei giovani padani (a proposito ma il trota a suo tempo ne faceva parte? la domanda non è oziosa per capire il seguito del racconto).

L'estratto che ho letto è stato postato sul blog di Daniele Sensi e riportato dal blog "Young-Blog"

Una complessa coreografia di supposizioni riguardo la razza e le attitudini dei napoletani del tipo: “si sa che non sono abituati a lavorare 8 ore al giorno”, come invece fanno regolarmente i leghisti. Peccato che nessuno mai abbia fatto loro notare che generazioni di terroni si sono spaccati la schiena 8 e più ore nelle fabbriche del nord contribuendo al benessere della gioventù in camicia verde. Peccato ancora che non sappiano che alcuni terroni sono anche morti sul lavoro nel recente crollo dei capannoni in Emilia...(che forse pure quei capannoni costruiti male fossero opera dei napoletani che li avevano tirati su in poche ore? Chissà)

Ma c'è molta tolleranza nel vivaio della lega, e difatti subito precisano: :”Noi non ce l’abbiamo con il Sud, non ce l’abbiamo con la Calabria o con la Campania, diciamo solo che siamo diversi: loro hanno le loro doti, le loro caratteristiche positive come quelle negative, noi ne abbiamo altre”.E “Loro (i napoletani ndr) possono fare altre cose, magari sono bravi a cantare.Ognuno ha le sue specificità, insomma: come negli sport, dove si sa che gli africani sono generalmente più veloci nei 100 metri, così ogni popolo ha le sue attitudini. Non bisogna forzare quella che è la natura"

Oh ecco appunto. Non siamo noi ad essere razzisti, sono loro che sono napoletani. In effetti hanno ragione. Una volta a casa sono venuti degli amici da Venezia. Ho perso una settimana per mobilitare tutto il mio quartiere in quel dei Campi Flegrei. Ad ogni angolo erano appostati gruppeti di scugnizzi con camicia aperta, mandolino, e piatto di spaghetti in mano. Al mio segnale, che era poi il passaggio degli ospiti del nord, iniziavano a cantare le più famose arie napoletane. Sono piovuti complimenti come acqua a catinelle.

A Napoli i semafori disciplinano (!!)  la viabilità tipo le luci stroboscopiche da discoteca e i vigili  (con camicia bianca aperta, macchia di ragù sul bavero, e spaghetto d'ordinanza nella mano destra) quando devono imporre a qualcuno lo stop, lo fanno sulle note di "indifferentemente" di Segio Bruni, accompagnati dalle coreografie delle vigilesse che li seguono. Meraviglioso. Perchè noi sappiamo cantare.

I napoletani come me che sono stonati, vengono allontanati ed infatti io, come tanti altri facciamo gli emigranti. Se ci va bene ci sforziamo di lavorare fino ad 8 ore al centro nord. Oppure ci mettiamo delle maschere da padano e cambiamo l'accento, così non si stupiscono se lavoriamo anche 12 ore.