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Gli speciali: mathilda savitch, il romanzo d'esordio di victor lodato

Creato il 18 novembre 2010 da Alessandraz @RedazioneDiario
Mathilda era stato accolto con entusiasmo in America: Barnes & Noble lo aveva proclamato miglior esordio narrativo dell’anno e il Publishers Weekley aveva paragonato Mathilda Savitch al giovane Holden, per la sua intemperanza e vitalità. Da qualche mese Mathilda è approdato anche in Italia grazie a Bompiani e io vi consiglio di non lasciarvelo sfuggire assolutamente.
“Mathilda è la giovane Holden dei giorni nostri”
-Publishers Weekly
“Lodato dipinge un ritratto di adolescente che non trova eguali nella narrativa recente. Brillante e sfrontata, Mathilda instaura con il lettore un rapporto complice e canzonatorio.”
-The Guardian
Per leggere i primi 3 capitoli: QUI
GLI SPECIALI: MATHILDA SAVITCH, IL ROMANZO D'ESORDIO DI VICTOR LODATOTrama:
Mathilda Savitch ha tredici anni. Da quasi un anno sua sorella è morta finendo sotto un treno, spinta da uno sconosciuto, o almeno così crede che sia andata. Mathilda reagisce alla perdita a modo suo, proponendosi di diventare una cattiva ragazza. Accanto a lei due genitori intellettuali totalmente incapaci di accorgersi di lei. Intorno a lei il fantasma di un’America assediata dal terrorismo, nei confronti del quale Mathilda si premunisce organizzando sistemi di fuga o di difesa. Inoltre, elabora una sua classificazione delle persone dividendole in lucertole e uccelli. Ma la decisione più importante che prende è quella di ricostruire la password di sua sorella per accedere alle sue email, impossessandosi della sua identità. Risponde così, a nome di Helene, al fidanzato e alla madre, fino a decidere di incontrare il ragazzo della sorella, disperato perché non ha più avuto notizie dalla sua amata. Sarà così che Mathilda scoprirà la verità su quella morte ingombrante, che non è stata in effetti un incidente. Un giallo che è insieme romanzo di formazione e racconto delle scoperte del sesso e del mondo.
La mia opinione:
"Voglio essere tremenda. Voglio cose tremende, perché no? Noia è noia è noia è la mia vita. Come adesso, è sera tardi, non tanto da andare a letto, ma troppo per uscire, e loro due lì a leggere leggere con gli occhi che si muovono come le luci dentro una fotocopiatrice. Stasera mentre davo una mano a mettere i piatti nella lavastoviglie, ne ho rotto uno. Ho detto scusa mamma mi è scivolato. Ma non era affatto scivolato, ecco come sono io certe volte, e voglio essere perfino peggio."
Chi è Mathilda Savitch? Una ragazzina che cerca disperatamente di svelare la verità celata dietro la misteriosa morte di Helene, la sua sorella maggiore. Le hanno sempre detto che un giorno, un uomo, venuto dal nulla, aveva spinto Helene sotto binari del treno. Forse per una pura casualità? Non ne conosce ancora il motivo e adesso è decisa a scoprire chi sia quel mostro che le ha strappato la sua amata sorella. Per farlo dovrà ripercorrere gli ultimi mesi di Helene, leggere le sue e-mail, conoscere i suoi ragazzi... ricostruire i tasselli della vita perduta della sorella che nell'ultimo periodo era cambiata, non era più la stessa. Si stava lentamente allontanando dalla sua famiglia. Da lei.
Sommersa dai sensi di colpa e abbandonata dalle due persone che dovrebbero confortarla, Mathilda si rifugia in un mondo costruito dalla sua fantasia e dalla sua logica, nasconde la sua fragilità e la sua timidezza dietro una maschera di sicurezza e pungente sarcasmo, cerca di non soccombere alla follia per la perdita di una persona amata mostrando un atteggiamento sicuro di sè e sfrontato anche quando dentro di lei le emozioni sembrano devastarla.
Un viaggio delicato e spiazzante raccontato dalla voce di Mathilda, che con la concretezza e con l'innocenza dell'infanzia si appresta a scoprire il complicato mondo degli adulti, la sessualità, il terrorismo, la religione... Senza una guida o un riferimento che la possano aiutare. Mathilda si ritrova sola, alla deriva, perchè i suoi genitori sono ormai solo l'ombra di quello che erano, una pallida imitazione della loro stessa persona, che dopo la morte della loro prima figlia non hanno fatto altro che abbandonarsi a se stessi senza reagire, lasciandosi cullare dall'oceano della depressione. Sua madre si lascia trasportare dai vizi dell'alcool e del fumo per dimenticare e cercare di relegare il dolore della perdità in un ricordo remoto conservato nei recessi più bui della sua mente mentre il padre si nascondo dietro una maschera di finta calma quando invece dovrebbe esser arrabbiato e furioso.
Mathilda ha una vitalità trascinante, un carattere forte e deciso che non si lascia abbattere nemmeno nei momenti più duri perchè lei è da sola contro tutti. Perchè nessuno la capisce. Nessuno la ascolta. Nessuno la vede.
Un romanzo d'esordio che colpisce per la sua immediatezza. Mathilda è un personaggio che si insinua con forza nel lettore, lo lascia spiazzato davanti alla sua schiettezza e alla sua drammatica storia, davanti all'immagine di una giovane bambina costretta a dimenticare le gioie dell'infanzia e a crescere troppo in fretta. Mathilda ci prende per mano e ci accompagna attraverso i suoi pensieri, le sue paure, in un percorso interiore arduo e irto di ostacoli ma che giunto al termine lascia con un senso di completezza. La sofferenza lascia spazio alla speranza per un nuovo inizio e quel peso opprimente che questa ragazzina era costretta a portare con sè si è alleggerito trasformandosi in un pallido fantasma.
Quasi ci si rammarica quando si giunge al termine perchè non la si vuole più abbandonare perchè insieme, ci ha accompagnati per qualche giorno nei suoi pensieri foschi e oscuri, nel suo cammino verso la maturità e verso una maggiore consapevolezza di se stessa e del mondo che la circonda. Ci si affeziona, è inevitabile.
Un romanzo emozionante, doloroso, vivace, delicato, triste... presenta tante sfaccettature che lo stile di Victor Lodato riesce pienamente a cogliere ricostruendo con efficacia semplicità ma anche con incredibile maestria l'affascinnate universo adolescenziale.
CITAZIONI:
“C’è così poca immaginazione nel mondo. Una persona come me è praticamente sola. Se voglio vivere nel mondo dove vivono gli altri devo fare uno sforzo speciale.”
“Quando finisco con lo specchio prendo un po’ di libri e di fogli e li allineo sul tavolo per farli stare paralleli al bordo. Mi assicuro che nessun oggetto ne tocchi un altro e che siano tutti distanti uguale. Vado per approssimazione, senza righelli o altro,  questa cosa di allineare la faccio da quasi un anno. È come strapparsi i capelli. In pratica è magia contro infinito.”
“Louis e io ci addentriamo sempre più nel giardino […]. Vorrei fermarlo, ma poi decido di no. Se una persona crede che il suo amore sia vivo e nascosto dietro un albero, dirgli che non è vero sarebbe un delitto. Non dico una parola. Faccio per lui quello che nessuno ha mai fatto per me. Lascio che creda.”
BOOKTRAILER:

L'AUTORE:Victor Lodato è sceneggiatore, poeta e romanziere. I suoi testi sono stati pubblicati su varie riviste, tra cui la “North American Review”, la “Virginia Quarterly Review”, la “The Southern Review”, la “Northwest Review” e la “New American Short Plays”. Mathilda è il suo primo romanzo.
INTERVISTA CON VICTOR LODATOGLI SPECIALI: MATHILDA SAVITCH, IL ROMANZO D'ESORDIO DI VICTOR LODATO1. Ciao Victor. Sono molto felice di darti il benvenuto nel mio blog. Ti va di presentarti ai lettori italiani che hanno letto il tuo romanzo o che lo leggeranno?Grazie mille per l'invito a questa conversazione con te e i tuoi lettori. Sono principalmente un drammaturgo. "Mathilda" è il mio primo romanzo. Ho iniziato come attore, e quindi ho cominciato a scrivere assoli per me stesso, da recitare. Penso che "Mathilda", in molti modi, sia stato influenzato da molti anni di scrittura di lunghi monologhi per il teatro. Mathilda spesso si rivolge direttamente al lettore. I lettori sono i suoi testimoni, il suo pubblico.
2. Cosa ami dell'essere un autore? C'è qualcosa che non ti piace? Raccontaci delle tue esperienze come autore esordiente. E' stato come pensavi che fosse?
Anche da bambino, amavo scrivere poesie e storie. Ero un bambino molto timido, e per me l'atto dello scrivere era un modo di parlare al mondo. Inoltre, per me, scrivere è il modo di organizzare i miei pensieri. Non mi sembra davvero di poter capire nulla finchè non comincio a scriverci su. Trovo l'atto dello scrivere molto tranquillizzante. E' come la meditazione per me. L'unico inconveniente, forse, è che finisco per passare troppo tempo da solo. Ma la verità è che ho assolutamente amato scrivere "Mathilda". E' stata una sfida, e io ho dovuto usare tutte queste nuove parti del mio cervello. E, naturalmente, mi sono innamorato del mio personaggio principale, Mathilda, ed è stato un piacere passare così tanto tempo in sua compagnia.
3. Cosa fai mentre scrivi? Qual è il processo?
Oh, è piuttosto semplice. Mi alzo la mattina, bevo un po' di tè, e quindi mi siede alla scrivania e gioco. Per me, devo addentrarmi in un posto molto i"da bambino" per scrivere bene. Spesso ho bisogno di avere i biscotti a portata di mano mentre sto scrivendo.
4. Quando non scrivi che tipo di libri ti piace leggere?
Mi piace soprattutto leggere romanzi. Mi piacciono le storie grandi, emozionanti, con personaggi straordinari. Amo i problemi di un tema oscuro, ma ho bisogno di senso dell'umorismo.
5. A cosa ti sei ispirato per scrivere il tuo romanzo "Mathilda"?
La sua voce è semplicemente arrivata nella mia testa una mattina. Non ho programmato di scrivere un romanzo su una ragazza di tredici anni; mi sono solo trovato, letteralmente, a dire le sue parole e scriverle. Da dove queste voce vengano è uno dei misteri del mio processo di scrittura, e su cui tendo a non pormi domande.
6. Il tuo è un romanzo di formazione che esplora le problematiche adolescenziali di una ragazza di tredici anni che scopre lentamente il "mondo degli adulti", la sessualità, il terrorismo, la religione... Inizia a crescere. Che difficoltà hai affrontato nello scrivere questo libro? Come sei riuscito a raccontare così bene la storia di Mathilda proprio dal suo punto di vista? I suoi pensieri, le sue paure... Come hai potuto renderla così reale?
Suppongo che, come attore, io trovi piuttosto facile sentire che non c'è differenza tra me stesso e i miei personaggi. E' una specie di possessione, e io apprezzo alquanto il processo. Per quanto riguardo lo scrivere con la voce di una ragazza, è stato qualcosa che mi è riuscito facilmente. Sono cresciuto circondato da donne, vivendo in casa con mia madre ed entrambe le nonne, e ho passa le mie estati a casa delle mie cugine. Essendo un bambino molto tranquillo, spesso mi sono messo in un angolo, parlando poco, ma osservando tutto. Nei miei pezzi teatrali, i miei personaggi principali sono solitamente donne. Tendo a scrivere da fuori me stesso, qualche volta da molto fuori. Ho un'opera in cui tutti i personaggi sono neri (io sono bianco). Sembra che sia un territorio fertile per me. E non mi sembra strano, scrivere dalla prospettiva di una donna, o da quello di una persona di un'altra razza. Non abbiamo tutti un po' dell'altro dentro di noi? Riconoscerlo, accettarlo, è, penso, un segno di civiltà.
7. Da dove nasce Mathilda? Questa ragazza che dopo la morte della sorella vive in un mondo elaborato dalla sua logica, una ragazza che parla concretamente riguardo all'infanzia ma che dimostra anche una comprensione del mondo che va oltre la sua età?
Volevo che Mathilda fosse credibile come bambina; ma volevo anche che possedesse un'intelligenza impetuosa, e un'anima febbrilmente indagatrice, che le avrebbe permesso di diventare un personaggio avvincente per un'opera di narrativa da adulti. Trovare l'equilibrio tra le due cose è stato qualcosa che ho fatto soprattutto intuitivamente.
8. Quanto di te, se ce n'è, hai messo nel tuo personaggi Mathilda?
Mathilda è molto più sfrontata, molto più coraggiosa, di quanto io sia mai stato da bambino. Suppongo che, in certi modi, scrivere di certi personaggi è una sorta di desiderio di completamento. Mathilda mi permette di ritornare all'infanzia, e di vivere attraverso di lei di nuovo con grande forza e un miglior determinazione.
9. Quali sono i tuoi piani futuri? Hai qualche altro progetto su cui stai attualmente lavorando?
Sì, sto lavorando su cui sto lavorando. C'è un bambino anche in questo libro: un ragazzino di sette anni. Ma il libro include anche sua madre e sua nonna. Il libro non è in prima persona, come "Mathilda". E' raccontato in terza persona, ma l'animo della narrazione si muove tra tutti e tre i personaggi, permettendomi, spero, di creare qualcosa di più sinfonico del mio primo libro. Spesso penso allo scrivere come a una specie di musica.
10. Ancora grazie mille. E' stato un vero piacere per me. C'è qualcosa che ti piacerebbe dirci prima di salutarci?
E' stato un piacere parlare con te. Come ho detto, passo troppo tempo da solo nella mia stanza. E' sempre piacevole avere una conversazione con i miei simili.
INTERVIEW WITH VICTOR LODATO1. Hi Victor. I'm very happy to welcome you on my blog. Would you like to introduce yourself to Italian readers who have read your novel or who are going to?
Thanks very much for the invitation to have a conversation with you and your readers. I am primarily a playwright. MATHILDA is my first novel. I started out as an actor, and then began to write solo plays for myself to perform. I think MATHILDA, in many ways, was influenced by many years of writing long monologues for the theatre. Mathilda often addresses the reader directly. The readers are her witnesses, her audience.
2. What do you love about being an author? Is there anything you don't like about it? Tell us about your experiences as a debut author. Was it as you thought it would have been?
Even as a young child, I loved writing poems and stories. I was a very shy child, and for me the act of writing was a way of speaking to the world. Also, for me, writing is the way I organize my thoughts. I really don't feel that I can understand anything until I begin to write about it. I find the act of writing very calming. It's almost like a meditation for me. The one downside, perhaps, is that I end up spending too much time alone. But the truth is, I absolutely loved writing MATHILDA. It was a challenge, and I had to use all these new parts of my brain. And, of course, I fell in love with my main character, Mathilda, and it was a pleasure to spend so much time in her company.
3. What do you while writing? What is the process?
Oh, it's pretty simple. I get up in the morning, drink some tea, and then sit at my desk and play. For me, I have to get into a very child-like place to write well. I often need cookies close at hand when I'm writing.
4. When you are not writing what kind of books do you like to read?
I mostly like to read novels. I like big, emotional stories, with larger-than-life characters. I love dark subject matter, but I require a sense of humor.
5. What inspired you to write your novel "Mathilda"?
Her voice just arrived in my head one morning. I did not set out to write a novel about a thirteen-year-old girl; I literally just found myself speaking her words and writing them down. Where such voices come from is one of the mysteries of the writing process, and one that I tend not to question.
GLI SPECIALI: MATHILDA SAVITCH, IL ROMANZO D'ESORDIO DI VICTOR LODATO6. Your novel is a Bildungsroman which explores teen problematiques of a thirteen-year-old girl who slowly discovers the "adults' world", sexuality, terrorism, religion... She starts growing up. What challenges did you face writing this book? How could you tell so well Mathilda's story from her own point of view? Her thoughts, her fears... How could you render her so real?
I suppose, as an actor, I find it rather easy to feel that there is no separation between myself and my characters. It's a kind of possession, and I rather enjoy the process. As for writing in the voice of a girl, it was something that came easily to me. I grew up surrounded by women, living in a house with my mother and both grandmothers, and I spent my summers at the home of my female cousins. Being a very quiet child, I often put myself in corners, saying little, but watching everything. In my plays, my main characters are usually women. I tend to write from outside myself, sometimes from way outside myself. I have a play with all black characters (I am white). It just seems to be fertile territory for me. And it doesn't seem so strange to me, to write from the perspective of a woman, or from a person of another race. Don't we all have a bit of the other inside us? To recognize this, to accept this, is, I think a very civilizing thing.
7. How did "Mathilda" come out? This girl who after her sister's death lives in a world elaborated by her logic, a girl who talks concretely about childhood but who demonstrates also a comprehension of the world which goes beyond her age?
I wanted Mathilda to be believable as a child; but I also wanted her to possess a fierce intelligence, and a feverishly questioning soul, that would allow her to become a compelling character for a work of adult fiction. Finding the balance between the two was something I largely did intuitively.
8. How much of yourself, if there's any, did you put into your character "Mathilda"?
Mathilda is much bolder, much braver, than I ever was as a child. I suppose, in some ways, writing certain characters is a kind of wish fulfillment. Mathilda allows me to return to childhood, and to live through it again with greater strength and a greater sense of purpose.
9. Which ones are your future plans? Do you have any other project you're currently working on?
Yes, I am working on a new novel. There is also a child in this novel: a seven-year old boy. But the book also includes the boy's mother and his grandmother. The book is not first-person, like MATHILDA. It is told in third-person, but the mind of the narration moves between all three characters, allowing me, I hope, to create something more symphonic than my first book. I often think of writing as a kind of music.
10. Thank you so much again. It was a real pleasure for me. Do you have anything you'd like to tell us before you say goodbye?
It was a pleasure speaking with you. Like I said, I spend too much time alone in my room. It's always nice to have a conversation with my fellow humans.

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