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Gravity

Creato il 10 ottobre 2013 da Jeanjacques
Gravity
La fantascienza, per quanto sia stata ultimamente messa sottogamba dal cugino fantasy, ha un fascino tutto suo. Almeno, nel versante filmico io la preferisco di gran lunga al fantasy, mentre su quello letterario continuo a rimanere ancorato alle storie di draghi ed elfi. Ma quando sai che al cinema ultimamente sembra aver trovato una nuova era felice, ecco che ci sono un sacco di visioni che non puoi perderti. Se poi dietro ci sono dei tecnici di tutto rispetto allora lo spettacolo è assicurato. Avevo sentito parlare non poco di questo film, ed ho letto le recensioni dei colleghi blogger che hanno avuto più prontezza di me e se lo sono visionati per prima o in anteprima. Sull'onda di quell'entusiasmo quindi non potevo essere da meno, proprio per farmi una mia idea precisa e recensire una novità con le giuste tempistiche. Ultimamente ci si è messa una delle settimane più merdose degli ultimi cinque anni, quindi ecco che il visionare uno dei miei generi preferiti su grande schermo si è rivelato un vero toccasana!
Quando dei detriti colpiscono una stazione orbitante, la dottoressa Ryan e l'astronauta Matt diventano gli unici e fortunati superstiti. Ma la loro avventura è appena iniziata, perché la gara per la sopravvivenza non ammette pause.Che dire... era da tempo, molto tempo, che non mi capitava di vedere un film così. Un film dove una certa filosofia di base si unisce a una perizia tecnica ai limiti del manierismo. Una filosofia che in certi casi magari si fa sopraffare da questa ricercatezza registica così sentita e sbalorditiva, ma che al contempo ne diventa tutt'uno per un risultato potente ed efficace come pochi. La trama forse non è nulla di che ma, come o detto oramai mille volte, non conta tanto quello che racconti, ma come. E quindi quella che poteva essere una storia che si poteva inventare il primo stronzo di passaggio, narrata in questa maniera diventa un vero e proprio capolavoro. Il che forse non rende onore alle capacità di scrittore del regista Alfonso Cuaròn, che ha scritto la sceneggiatura insieme al figlio, ma ne enfatizza al massimo la visionarietà. Si parte infatti con una maestosa ripresa di durata epica, un meraviglioso piano sequenza che sfiora i venti minuti di durata. Venti minuti senza uno stacco, immersi nello spazio profondo, che non si interrompe manco quando arrivano i detriti a fare a pezzi la nave. E si prosegue fino a quando la povera Ryan diventa dispersa per quei lunghissimi ed angoscianti minuti... poi arrivano gli stacchi. E si prosegue così con delle straordinarie soggettive e dei movimenti di macchina sensazionali che tolgono il fiato. Non stupisce che Cuaròn mancasse dalle scene da così tanto tempo, perché come ha dichiarato nelle numerose ultime interviste un'operazione simile ha comportato uno sforzo notevole dato che si sono dovuti inventare la tecnologia necessaria per permettersi di effettuarle. Da qui quindi molti potranno sostenere che questo altri non è che un blando film per tecnocrati, una pellicola che mette davanti la tecnica per un contenuto vero e proprio, ma come ho già detto non è così. Questo film diventa un disperato e coraggioso inno alla vita, a una vita che prosegue nonostante tutto, nonostante le batoste che la stessa ci ha propinato più di una volta, come faranno intendere le dichiarazioni della protagonista. Perché alla fine sono anche quelle fottute batoste ad averci fatto diventare quello che siamo, e quello che siamo è una cosa che va preservata con ogni sforzo. Perché la vita va avanti, la vita se ne frega e continua. Ma bisogna meritarsela, bisogna lottare. E' questo quello che vuole dire il film, e lo fa senza epicaggini varie o innalzando ad eroi i due protagonisti. Perché loro non sono affatto degli eroi, sono due semplici esseri umani. Sono un George Clooney e una Sandra Bullock [da quando in qua ha quelle tette?] efficaci, lui forse non molto incisivo a causa di un minutaggio assassino, lei invece intensa come non la vedevo da tempo. E dire che a me la Bullock solitamente non fa impazzire [ma comunque, seriamente, da quando in qua ha quelle tette?]. E poco importa quindi se il film nel suo ricercare il realismo assoluto cade in certi trabocchetti richiesti dalla drammatizzazione, non importa se certe situazioni si dimostrano un po' ripetitive per coprire la (scarsa) durata media. E queste cose non te le da un piano sequenza, per quanto maestoso esso possa essere. Queste sono cose che solo una voglia di narrare appassionata e frenetica riesce a dare, in special modo se è avvalorata da un comparto tecnico di prim'ordine. E questa è anche la magia del cinema.Una magia che vi invito caldamente a vedere al più presto. Mi si dice che la visione in 3D renda questa pellicola un'esperienza fondamentale. Io invece l'ho vista solo in 2D, quindi non posso dire, ma a questo giro mi sale davvero la scimmia...Voto: Gravity
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