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Grillo, la peste rossa e l'accontentarsi della prima spiegazione (di parte)

Creato il 28 aprile 2014 da Paopasc @questdecisione

Può capitare, alle volte, di uscirsene con frasi sbagliate, veri e propri lapsus verbali di quelli che (forse) fanno venir fuori la parte vera di ognuno di noi o, per lo meno, quella non filtrata dalle convenzioni sociali. Altre volte, però, può anche capitare che queste frasi sbagliate in realtà non siano poi tali e che di sbagliato ci sia solo la critica, specialmente se è in malafede cioè se interpreta i fatti sempre in senso peggiorativo quando sono disponibili più spiegazioni.

La premessa per dire della frase utilizzata da Beppe Grillo nel suo veloce comizio a Piombino, quando parla di peste rossa a proposito della sinistra. Qualche avveduto critico è sobbalzato sulla sedia e, armato di Google, si è messo subito a cercare qualche traduzione della locuzione, specialmente quelle in tedesco, cioè rote Pest, caso mai risultasse un'espressione usata, che so, dalla SS, hai visto mai! Ed è proprio così! Quando si dice la fortuna, o la sfortuna (dipende dai punti di vista). Rote pest è proprio un'espressione usata dalle SS in una loro canzoncina, per chi volesse leggersi il testo è disponibile in questa voce di , nelle sue numerose varianti.

Ma guarda il Beppe, chi l'avrebbe mai detto!

Però... Non è venuto in mente a costoro, o forse gli è venuto anche in mente ma non se ne sono curati, dopo che qualcuno gli ha messo in mente che l'espressione è certamente stata usata dalle Waffen SS, che qualcun altro di meno ignobile potrebbe averla usata e che proprio da questo qualcun altro, se da qualcuno deve averla copiata, potrebbe averla presa Beppe Grillo? Non gli viene in mente perchè la prima soluzione trovata, che dovrebbe svergognare Grillo, per loro è sufficiente, e poco importa se è distante dalla realtà come il centro della Via Lattea dal nostro pianeta, l'importante è che serva allo scopo.

Allora, specialmente dopo aver letto che il buon Mantellini , pure dopo che qualcuno glielo aveva fatto presente, non crede che la versione inglese di peste rossa, cioè red plague, sia un termine generico per indicare, in maniera sprezzante quanto si vuole, i comunisti sovietici, ho provato a fare qualche ricerca. Non dico di aver trovato un'Enciclopedia Britannica di citazioni ma, come volevasi dimostrare, l'espressione red plague è usata da molti storici, politologi e altri autori per definire i comunisti che, tra parentesi (almeno quelli dell'Unione Sovietica), qualche piccolo danno l'hanno fatto, niente di trascendentale ma insomma...

Ecco di seguito un breve elenco di autori che hanno usato l'espressione red plague che, in maniera generica, come detto viene utilizzata per indicare i comunisti.

Cominciamo con Rudolf Rummel, studioso di scienze politiche all'Università delle Hawaii, inventore del termine democidio, coniato espressamente per indicare l'attività dei comunisti sovietici. La chiave di ricerca utilizzata su Google è stata red plague communism.

  • The bubonic plague that in 1347-1353 depopulated Europe has horrified historians and surely all those who have read about it. [...] Yet, we have had a different kind of plague in the last century, one over four times more deadly, and historians shy away from writing about it. Indeed, most contemporaries did not even know it was occurring, for the media and politicians that were not effected by it, tended to ignore it. It was a Red Plague. A plague of democide.[]
  • Brian Steensland, Philip Goff (a cura di), The New Evangelical Social Engagement, [...] "Like a deadly red plague spreading out in all dicrection", founder wrote [fondatore di un'organizzazione caritatevole ndr].

E' una breve lista di autori che hanno usato o hanno riportato le frasi di chi ha utilizzato l'espressione red plague per indicare i comunisti. Chi volesse verificare può continuare a cercare su Google con la chiave di ricerca red plague communism. Non esprimo giudizi sull'utilizzo come retorica anticomunista del termine o sul valore di questi studiosi, rilevo soltanto che sembra una locuzione piuttosto usata, e da persone che in generale non devono vergognarsi di niente, come invece devono fare, per esempio, le SS. C'è dunque una concreta possibilità che Beppe Grillo abbia tratto l'espressione da questa letteratura e non dalla pubblicistica nazista. Se non altro, concediamogli il beneficio del dubbio. Non oso immaginare cosa potrebbe fare una giuria popolare di questi critici che si fermasse così alla superficie delle cose, che si accontentasse cioè della prima spiegazione che la soddisfa, senza sincerarsi se è vera o ne esiste un'altra.


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