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Grillo, la scelta di campo è contro i talk show

Creato il 09 maggio 2012 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Il comico genovese non fa in tempo a gioire del trionfo elettorale delle amministrative, si addensano nubi all’orizzonte del movimento di protesta di cui è portavoce ed ispiratore. E promette guerra a chi presenzierà ai talk show :”E’una scelta di campo!”  Grillo, la scelta di campo è contro i talk show
Un grosso rischio si affaccia alla finestra del Movimento 5 Stelle, astro nascente di una politica italiana che ha votato contro i gerontocrati della politica accordando fiducia allo strillone genovese.

Le parole di Grillo squarciano la rete come un roboante tuono, dopo il poderoso lampo che ha illuminato a giorno la notte fonda in cui sono caduti i partiti tradizionali nell’ultima consultazione amministrativa. Non usa mezzi termini, il Beppe nazionale: chi presenzierà ai talk show avrà fatto una scelta di campo. Non scende nei dettagli  di cosa questo comporti, è consapevole (lui o il suo entourage?) che a due settimane dal ballottaggio non è il caso di innescare polemiche sterili che potrebbero vanificare un risultato che non esitiamo a definire storico. Un’altra dichiarazione ad effetto del comico genovese.

La polemica sorge a seguito delle magre figure rimediate da alcuni esponenti del M5s nella giornata di martedì, quando hanno preso parte, a vario titolo e con fortune altalenanti, ai programmi televisivi di La7 e Raitre. Sul blog più seguito d’Italia i commenti si sprecano: c’è chi ha condiviso l’apparizione dei protagonisti delle ultime elezioni, c’è chi ha criticato una sostanziale impreparazione di fondo, tipica di chi non si è mai impegnato in prima persona nel dibattito politico.

Sul banco degli accusati, in primo luogo,  Federico Pizzarotti, candidato sindaco a Parma, visibilmente snobbato dalla conduttrice Lilli Gruber che, mettendo in risalto l’impiego bancario del candidato, domanda come abbia fatto a prendere il 20% dei voti, come si sia finanziato  la campagna elettorale, se sia disposto alla politica di compromesso.   Tranelli? Accorgimenti comunicativi di chi fa tv da tanti anni, raggirabili solamente con un’adeguata preparazione sul campo che sembra mancare a diversi componenti del movimento grillino, leader compreso.

Il monzese Fuggetta viene interrogato sul suo successo e sul programma: anche qui viene messa in luce la posizione lavorativa del candidato, impiegato in aspettativa all’agenzia delle entrate. Le risposte sono quelle che ci si aspetterebbe e che profumano di sano populismo: ambiente, verde pubblico, lotta agli sprechi.

Anche il genovese Putti, nettamente messo in difficoltà dal navigatissimo (quasi affondato) Fassino, contribuisce a mettere in difficoltà i piani del comico genovese che dinnanzi alle lampanti lacune dei suoi, ripiega sulla difensiva e promette a denti stretti la scomunica per chi fosse attratto dalla voglia di presenzialismo televisivo, giustificando questa scelta con l’assunto che i talk show sono pieni di gente collusa col potere politico tradizionale, mummie, conduttori di vecchio corso.

Interessante il punto di vista, più preoccupante l’ordine di riflessioni che si può analizzare.

In primis chiunque rifugga il dibattito ha qualcosa da nascondere: la logica vuole che gli elettori si esprimano sulle capacità di un candidato, sul programma e sul modo in cui questo viene raccontato al corpo elettorale. Impedire lo svolgimento di questo fondamentale momento di costruzione del consenso politico pone non pochi interrogativi sulla capacità del Movimento di esprimere una linea politica certa.

In secondo luogo, è inconcepibile che il leader possa concepire la politica esclusivamente come momento di spettacolarizzazione dei comizi-show cui ci ha abituato: servono momenti di confronto dai quali non si può prescindere, pur conoscendo la malafede di parecchi degli interlocutori che i grillini si troverebbero a sfidare. Perché, tra un vaffanculo e un piano regolatore, passa qualche differenza.

Ma potrebbe esserci dell’altro. Inutile negare che il boom elettorale è stato un successo di immagine importante per Grillo e magari il megafono del M5s vuole evitare di perdere quell’egemonia da padre-padrone che è da molti indicata come la base antidemocratica su cui poggia l’organizzazione.

E’ certo che le settimane a seguire saranno interessanti per gli spunti di analisi che offriranno. Attendiamo con trepidazione i comizi di piazza per il sostegno dei candidati ai ballottaggi…


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