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Guardare con il cuore

Da Marisnew
Cara Lilli,
sono qui a scriverti mentre a pochi metri da me la mia monella gioca sul suo lettino verde cedro con una bambola e con un vecchio giornalino a fumetti di Topolino, trafugato preso in prestito a casa dei nonni.
Sorride. E lo fa spesso. Sorride quasi sempre a dire il vero. 
A parte quando piange. Il che anche capita, perchè il pianto è il suo primo istintivo modo di reagire a una cosa che non vuole fare o che non le piace. Ma rispetto a un pò di tempo fa ora piange meno spesso e soprattutto smette prima. Ha una soglia di tolleranza alle frustrazioni che è notevolmente aumentata nel corso dell'ultimo anno-anno e mezzo.
La guardo e vedo sacrificio. La guardo e vedo gioia.
La guardo e vedo amore
Ma vedo anche possibiltà, occasioni. Futuro.

Se si guarda con il cuore si va oltre ciò che gli occhi vedono. 

In effetti nel caso della monella per fortuna gli occhi mostrano comunque qualcosa di incoraggiante, perchè lei già ha fatto molti progressi e il suo disturbo, seppur presente e visibile per più versi, è meno grave che in tanti altri casi.

Ma anche quando il problema è più grave, quando gli occhi vedono una situazione compromessa, anche allora, se non soprattutto allora, il cuore può guardare oltre.  Oltre le difficoltà, che naturalmente restano e che vanno affrontate, ma con la consapevolezza che al di là di esse ci sono strade da percorrere, traguardi da raggiungere, gioie da gustare con la genuina freschezza che ha solo chi è semplice e puro nell'animo, pur segnato da una malattia o da un disturbo in genere.La diversità guardata con il cuore non fa paura, apre orizzonti, è una scoperta che arricchisce, perchè ogni cosa acquista valore, anche la più piccola, quella che è quasi scontata per la maggior parte delle persone.

La diversità guardata con il cuore non è più diversità: è la normale unicità di un individuo. Perchè ogni persona è unica e irripetibile. Con i capelli ricci piuttosto che lisci, gli occhi castani piuttosto che azzurri, con stereotipie gestuali piuttosto che verbali, su una sedia a rotelle piuttosto che con un cromosoma in più, non udente piuttosto che non vedente.

La monella è in soggiorno adesso e canta "Luce" di Elisa, la sua ultima passione. E pensare che fino a poco più di un anno fa neppure parlava. Amore di mamma!


Con questo post partecipo al contest di Antonella. Spero lo facciano in tanti, perchè parlare di diversità ma soprattutto di amore è importante.

antonellavi

E' possibile partecipare fino al 30 aprile 2013


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