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Guerra del rum: Cuba lancia Havanista

Creato il 11 giugno 2012 da Fabergreen
Fabrizio Verde - 11 giugno 2012

Guerra del rum: Cuba lancia Havanista

Cuba lancia negli Stati Uniti il rum «Havanista». Risposta alla sentenza che ha stabilito il divieto di vendita del celebre Havana Club sin quando non terminerà il criminale blocco che Washington impone da oltre mezzo secolo. Pratica considerata illegittima dal diritto internazionale, in quanto tendente a voler sovvertire l'ordinamento sociale e politico del paese contro cui è rivolta.

A riferire la notizia è il portale Cubadebate, che riporta le dichiarazioni rilasciate dal direttore generale della joint-venture cubano-francese Havana Club International S.A. Jerome Cottin-Bizonne, il quale ha spiegato ai microfoni di Radio Rebelde che questa è la risposta alla recente sentenza della Corte Suprema statunitense che vietando la vendita della bevanda alcolica cubana sancisce una evidente «discriminazione commerciale». Il dirigente ha inoltre spiegato che «la nuova marca ha la stessa bottiglia, uguale qualità e identica maniera di comunicare i valori de L'Avana e la sua cultura».

Probabilmente in pochi sono a conoscenza che dietro a una bevanda apprezzata e molto consumata anche in Italia come il rum, sia in corso una vera e propria “guerra”, condotta senza esclusione di colpi. Guerra che è parte integrante dell’incessante attività anti-cubana condotta globalmente dagli Stati Uniti d’America.

Sin dalla sua nascita, quando i “barbudos” guidati da Fidel Castro ed Ernesto “Che” Guevara scacciarono il dittatore Batista instaurando il nuovo governo rivoluzionario che nazionalizzò banche, ferrovie e imprese in mano agli Usa, Cuba, ha rappresentato una spina nel fianco per l’impero a stelle e strisce. Un lembo della resistenza alla tracotanza imperialista, la prova vivida e pulsante che un altro mondo è possibile. Un’ esortazione per il resto del mondo a valicare il limite dell’esistente.

Bene, adesso qualcuno si chiederà: ma cosa c’entra il rum in questa storia? C’entra eccome, visto che già all’indomani della rivoluzione l’azienda Bacardi – fondata a Santiago de Cuba nel 1862 e in seguito alla vittoria della Rivoluzione trasferita in Portorico – si è schierata al fianco dei vari governi statunitensi contro Cuba e il suo concorrente diretto Havana Club: celebre rum prodotto dalla Havana Club International SA, joint venture tra l’azienda di stato CubanaExport e la francese Pernod Ricard.

I metodi utilizzati sono stati tutt'altro che incruenti: Bacardi ha infatti finanziato gran parte del terrorismo che ha insanguinato Cuba, come è ben documentato nel libro «Cuba: la guerra occulta del ron Bacardi» di Hernando Calvo Ospina edito dalle Edizioni Achab. Il fondatore di Bacardi Pepin Bosch ha promosso e foraggiato sin dai primi anni 60' la Rece (Rappresentanza Cubana dell'esilio) il cui comandante militare era un ex ufficiale dell'esercito di Batista ingaggiato dalla Cia, vice comandante nella famosa spedizione, fallita, della Baia dei Porci.  

La Rece, che fu finanziata dal patron di Bacardi con ben 10000 dollari al mese, aveva l'obiettivo di spargere il terrore sull'isola: anche e soprattutto attraverso lo spargimento di sangue. Secondo un documento desecretato nel 1998 negli Stati Uniti, vi era un progetto per assassinare Fidel Castro e Che Guevara nel 1964, attraverso l'utilizzo di elementi della mafia statunitense. Finanziato sempre da Pepin Bosch.

Tra gli uomini di punta dell'organizzazione vi era il noto terrorista Luis Posada Carriles, arrestato nel 2000 a Panama mentre preparava un attentato a Fidel Castro. Lo stesso coinvolto nello scandalo Iran-Contras, coinvolto negli anni 90' in una serie di attentati contro ristoranti ed hotel cubani al fine di stroncarne l'industria turistica. In uno di questi, siamo nel settembre del 1997, perse la vita il turista italiano Fabio Di Celmo.

Azione impunemente rivendicata dal terrorista Carriles – agente della Cia – che in un'intervista disse che l'italiano «si trovava nel posto sbagliato, nel momento sbagliato». Attualmente Luis Posada Carriles passa una vecchiaia dorata, protetto negli Stati Uniti, e nessun governo italiano si è mai sognato di chiedere l'estradizione. La campagna bombarola fu apertamente rivendicata e appoggiata dalla FNCA (Fondazione Nazionale Cubano-Americana) nata su impulso dell'amministrazione Reagan nei primi anni 80' e che vedeva ai suoi vertici azionisti di Bacardi, con lo scopo principale di ripulire la compromessa immagine dei controrivoluzionari invischiati negli attentati terroristici e nel traffico di droga.

Come abbiamo visto, questa storia, raccontata solo in minima parte visto che sono innumerevoli le azioni compiute e tante le vittime, partita dal rum è terminata nel sangue. 

Parole chiave: america latina + Bacardi + blocco + cuba + embargo + fidel castro + Havana Club + Stati Uniti

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