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Hai una chiamata senza risposta: squilli coltiva-amicizie

Creato il 15 giugno 2011 da Simona Giorgino
Stamattina mi sono svegliata non capacitandomi del fatto che da adolescenti tra amiche ci facessimo... gli squilli.Hai una chiamata senza risposta: squilli coltiva-amicizieMa non quegli squilli che hanno l'utilità di comunicare qualcosa, che si è arrivati sotto casa, che siamo pronti per uscire, che non ho credito e devi chiamarmi tu, no. Ci facevamo squilli per comunicare all'altra che la stavamo pensando. O forse era un modo come un altro per tenere occupate le mani di tanto in tanto. Vero è, comunque, che lo squillo era diventato parte integrante delle nostre vite. Quegli squilletti di mezzo nanosecondo erano il segno che ci si voleva bene.Mi ricordo che perfino sotto ai banchi di scuola, mentre l'insegnante spiegava, io stavo con questo Siemens M13 (se non sbaglio si chiamava così, una sorta di mattoncello molto in voga all'epoca! Era financo colorato e in più mi fu rubato al mare, sulla spiaggia) e stavo sulla voce "amica". Premevo il tasto verde e lo chiudevo dopo essere certa che l'"amica" avesse ricevuto il mio squillo. Gli squilli andavano avanti per tutto il giorno, a partire dalla mattina sino a notte inoltrata, quando si era sotto le lenzuola. Si andava da un minimo di 10 squilli al giorno a un massimo di all'incirca un centinaio. Per i più prodigiosi, anche due centinaia.La parola, adesso, suona persino minacciosa: S Q U I L L O!Se te la ripeti per più di 5 secondi hai la sensazione che qualcuno ti stia perseguitando alle spalle (magari un maniaco munito di coltello o ascia o, per chi è dotato di una fantasia più sfrenata, un trans in richiesta di accoppiamento). Dopo un secondo, il cellulare si illuminava ed ecco che sul display spuntava l'"amica" per mezzo secondo. Poi il display tornava spento: hai una chiamata senza risposta. La risposta allo squillo arrivava, tra l'altro, a una velocità supersonica!E guai se l'"amica" mancasse di rispondere! Se ciò accadeva, la ragione non poteva che essere una: l'amica si era incazzata con te e non ti riteneva più degna di uno SQUILLO.  Ad ogni modo, al prossimo incontro una domanda era d'obbligo: <<Ehi, perché non mi squilli più?>>. <<Ho avuto da fare>>. Questa era la risposta dell'amica che non ti riteneva più degna di uno squillo. Perché non era affatto vero che "avesse avuto da fare". Nessuna aveva mai qualcosa di così importante da fare da dover ritenere opportuno non rispondere agli squilli delle amiche. Non esisteva! Questa affermazione era falsa come affermare che il sole gira intorno alla terra!<<Neanche tu mi hai risposto a uno squillo>> e questo era il motivo per cui anche lei non lo aveva fatto.Hai una chiamata senza risposta: squilli coltiva-amicizie<<Cosa??????????????>>. Che grave affronto! <<A quale squillo non ti avrei risposto, ioooo??>>.<<A quello del 15/09/1999 h.15.23.10>>. La ragazza allora si fermava a riflettere per cercare di ricordare cosa stesse facendo quel giorno alle h.15.23.10, ma sapeva di non avere scuse. Il cellulare - affinché non ci sfuggisse uno squillo - veniva con noi OVUNQUE (ve lo ricordate?). Nessuna scusa avrebbe mai retto abbastanza.Ed era così che le amiche restavano per giorni interi senza rivolgersi una parola, ma soprattutto senza farsi mai uno squillo. A questo punto, la loro amicizia era davvero tragicamente in bilico. Fino a quando un giorno, sotto al banco di scuola, mentre l'insegnante di matematica spiegava le equazioni, prendevi il cellulare e pigiavi sul tasto verde, alla voce "amica", pensando che non potevi perdere un'amicizia così speciale e squillavi in segno di pace.Subito dopo sul display appariva "amica in chiamata". Mezzo nanosecondo e il display tornava spento. Hai una chiamata senza risposta.Ecco che l'amicizia era salva!
P.S. Sapete che vi dico? Ho una curiosità morbosa di sapere se le nuove generazioni oggi continuino a farsi gli squilli o se abbiano trovato dei metodi più innovativi per dimostrarsi gli affetti! 
P.P.S. Sarà anche che con quanto detto sinora non c'azzecca, ma questa storia mi ha fatto ricordare una cosa accaduta quando ero ragazzina. Conoscevo una ragazza di vista. Io sapevo il suo nome e lei sapeva il mio perché avevamo entrambe un'amicizia in comune, motivo per cui io e lei - si chiamava Valentina - ci eravamo trovate a scambiarci solo qualche parola. Com'è ovvio, da quel momento in poi finimmo per salutarci ogni volta che ci incrociavamo per strada, un saluto così, sventolando la mano, come quello che ci si fa con conoscenti di cui non ci frega un'emerita mazza.Ma un giorno accadde qualcosa, una specie di litigio forse, che trovò coinvolte anche noi due. Qualche giorno dopo, ricevevo una telefonata attarverso l'"amica in comune" ed era Valentina che voleva parlarmi. Non dimentico facilmente quello che mi disse: "Io, Simona, non voglio rovinare quel saluto che c'è tra di noi". E io ne fui così toccata e commossa!Facemmo pace e il nostro "saluto" tornò, finalmente, ad essere quello di una volta! :D

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