Handbike sul Cammino di Santiago: Pietro Scidurlo, una storia di rinascita #buonanuova | #9: Peregrino a Santiago

Se chiudo gli occhi, nonostante siano già passate più di 24h.. è come se fossi appena arrivato.

Ieri mattina la sveglia ha suonato con comodo in quel di Arzua, tanto quei 38km li avremmo fatti come ridere. E ancora una volta il Cammino mi ha insegnato che nulla si fa come ridere. Chi dice che dopo il Cebreiro non ci son più montagne o salite da affrontare, mente. Mente nel peggiore dei modi a mio avviso. Perché vi posso garantire che sia l’arrivo ad Arzua, che il monte del Gozo 3km prima di Santiago (e a come mi han detto il resto della Galicia) di sorprese ne riservano.

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Ma ieri dopo che ho sudato l’anima sulle salite che portavano a Santiago, quando ho inforcato l’ultima curva sul monte del Gozo, e ai miei occhi è apparsa Santiago, credetemi.. ancora adesso mi viene la pelle d’oca. 12 gg di lotta contro le mie paure, 12 gg di sudore per ogni metro guadagnato verso questa città; era un piccolissimo pezzo di un puzzle che inserivo al posto giusto. E ora, dopo quella curva, avevo inserito quel pezzo che mi faceva delineare l’immagine risultante davanti a me.

Quella discesa l’ho percorsa senza voltarmi un solo secondo, a guardare se una macchina arrivava o se Yari fosse dietro, o se mio padre ce la facesse. In quel momento davanti a me c’era una meta tanto sognata. E per quanto fosse anche il ricordo della fine di un viaggio, io non vedevo altro che lei.

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Quando siamo arrivati a quel cartello che diceva Santiago, ricordo solo che io, Yari e papà.. e un’altra dozzina di pellegrini ci siam fiondati sotto ad immortalare il momento. Eravamo arrivati. Si, eravamo a Santiago. Quegli 850 km di lacrime, di sudore, di fatica, di solitudine, di condivisione, e di un mix di mille altri stati d’animo ci avevano portati sin li. Lo avevamo desiderato sotto il sole della Navarra, sotto la pioggia de La Rioja, sotto il vento della Castilla e dopo le cime della Galicia.. ed ora eravamo arrivati a Santiago.

La nostra Compostela ci attendeva..d ovevamo solo solcare quegli ultimi km tra i rami di quella città per giungere in piazza d’Obradoiro a Santiago De Compostela.

Ed è li che ci siamo diretti. Con forza, con sete, con curiosità.

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Arrivati in piazza ho dimenticato per un minuto anche la colazione. E la prima cosa che ho fatto è stata abbracciare mio padre e mia madre per avermi concesso l’ennesima opportunità, per avermi seguito fin lì quando altre persone mi avevano mollato, senza sapere a cosa sarebbero andate incontro; e abbracciai Yari pper aver sudato con me. Per non aver mollato mai. Oggi credo che Yari sia l’ennesimo segnale del mio Cammino.

Ci sdraiammo a terra tra mille pellegrini, e rivedemmo le facce di chi ci aveva preceduto, e rivedemmo anche Hans. Hans che per la prima volta vidi piangere. Pensai che era un gran uomo la prima volta che lo incontrai, e ne ebbi la certezza quando lo vidi venirmi incontro con le lacrime ad abbracciarmi.

E rividi altri pellegrini, e altri pellegrini che non ricordavo rividero me. Non so trovare parole per descrivere quei minuti. E da li a poco mi abbandonai al sole e alle nuvole che filtravano i suoi raggi sul cemento della piazza.

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Sì: stramazzammo a terra e credo che per un 5 minuti non proferimmo parola. O io non sentii nulla. Non potevo crederci, davanti a me la Cattedrale dell’Apostolo San Giacomo da Compostela.

Ora è tardi, il resto ve lo racconterò domani!!

Pedro da Santiago