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Humandroid. Il film

Creato il 23 aprile 2015 da Nasreen @SognandoLeggend

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le pellicole che – dicono – stanno sbancando al botteghino

Humandroid

 

Titolo: Humandroid

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Regia: Neil Blomkamp
Sceneggiatura: Neil Blomkamp
Genere: Fantascienza
Durata: 120 minuti
Interpreti:
Dev Patel
Hugh Jackman
Sigourney Weaver

Nelle sale cinematografiche:
9 Aprile 2015

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Recensioneù
di Jon Simow

 

Blomkamp è un regista che si sta affermando negli ultimi anni con una filmografia che è partita alla grande con ottimi titoli, ma con Chappie (Humandroid in italiano) si è decisamente superato.

Deon, un ingegnere che lavora per un’azienda che si occupa di vendere droni che ricordano vagamente un coniglio umanoide, da impiegare nella polizia per aumentare la sicurezza, sta lavorando ad un’intelligenza artificiale munita di coscienza umana, che successivamente applicherà proprio ad uno dei droni.

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La vicenda è ambientata a Joannesburg, Sud Africa. E qui vediamo come il regista vuole descrivere il degrado urbano dei quartieri malfamati della città. Nonostante la criminalità stia scendendo grazie all’impiego dei robot nel corpo della polizia, il contesto sociale non sembra migliorare. Il tutto è accentuato proprio da un’ambientazione limitata a strade disordinate, garage e rifugi di criminali. Le scene ambientate dentro gli studi dell’azienda in cui lavora Deon passano in secondo piano.

La trama è a grandi linee molto semplice (d’altronde Blomkamp non ha mai voluto creare film con trame estremamente complesse), così come sono semplici anche i personaggi. Ma nonostante questa semplicità sono caratterizzati e scritti discretamente bene.

Ma parliamo del protagonista del film. Il drone numero 022, solo successivamente chiamato Chappie da Deon, il suo creatore. Non ha vita facile già da prima che gli venga impiantata la coscienza. Difatti, quando lavora come poliziotto, subisce sempre danni molto critici che lo portano ad essere considerato il drone “sfortunato” della situazione. Una sfortuna che lo accompagnerà ancora per molto.

Chappie, appena subisce “l’upgrade” che gli dona la mentalità umana, comincia a comportarsi inizialmente come un bambino impaurito. Ci mette un po’ per fidarsi, ma le sue capacità di apprendimento sono notevolmente più veloci di un essere umano qualsiasi.

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Crescendo a contatto con i criminali viene fortemente influenzato da questi. In particolare da America. Da quest’ultimo infatti prende un tic che lo caratterizzerà per il resto del film (avete presente i cocainomani che sniffano sempre grattandosi il naso con il dito? ecco quel tipo di gesto).

Successivamente, quando il drone viene abbandonato per strada dai criminali e subisce maltrattamenti dai teppistelli di passaggio, assistiamo alle scene più cruente e commoventi del film. Chappie infatti venendo scambiato per un robot della polizia viene preso a sassate e tormentato nel tragitto di casa (perdendo addirittura un braccio). Nonostante non senta dolore fisico, mentalmente è fortemente provato da ciò che gli succede. Ma terrorizzato e impaurito riesce a trovare la strada di casa.

Ma il corpo di Chappie non è immortale, infatti la batteria è destinata a scaricarsi a breve. E qui parte la metafora che ha dato un gran significato al film. Il drone sa di essere condannato a spegnersi a momenti e si arrabbia con Deon. Questa discussione può essere comparata al dialogo dell’uomo che ha con il suo dio. Chiunque nella vita si è chiesto almeno una volta perché un dio (se mai esista) che ci ha dato la vita debba darci anche la morte. Qui Chappie colpevolizza Deon (probabilmente chiamato appositamente in quel modo per la somiglianza con il termine Dio) che non riesce a dargli alcuna spiegazione.

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E con questo ci colleghiamo alla conclusione del film. La trascendenza. Chappie alla fine del film riesce a salvare il suo creatore, ferito e in pericolo di vita, proprio trasferendo la sua anima dal corpo organico a quello di un drone e non solo. Anche lo stesso Chappie riesce a trasferire la propria coscienza dal proprio corpo quasi scarico ad un altro drone nuovo.

Così il finale del film risulta inaspettato, lieto e anche un po’ esagerato oserei dire. Un’esagerazione che non ha però danneggiato la pellicola, rendendo il lungometraggio un ottimo prodotto per lo spirito dello spettatore. Deon ha creato Chappie, ma Chappie ha salvato la vita a Deon.

Con questo lungometraggio Blomkamp ha davvero rischiato a tratti di cadere nel trash ottenendo l’effetto opposto. Il risultato è ciò che oserei definire un capolavoro della fantascienza. Dunque, questo è un film che consiglio a chiunque. Un film per tutti, molto profondo ma con una trama e un linguaggio così semplice da essere compreso da ogni tipo di spettatore. Dal cinefilo più incallito al soggetto non appassionato di film.

Un prodotto godibile per tutti. Adulti, ragazzi e bambini.

– Jon Simow

 

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