Magazine Cinema

Hunger Games lascia a bocca asciutta...

Creato il 02 maggio 2012 da Pianosequenza

Hunger Games lascia a bocca asciutta...

Hunger Games
(The Hunger Games)
Gary Ross, 2012 (USA), 117’
uscita italiana: 1 maggio 2012
voto su C.C.

Hunger Games lascia a bocca asciutta...

In un futuro non meglio specificato, la nazione di Panem è tutto quel che resta di un Nord America dilaniato dalla guerra (del resto del mondo non ci è dato sapere, al momento). La società è rigidamente divisa in classi, dislocate in dodici distretti più o meno proletari assoggettati allo strapotere pluto-demo-kitsch della capitale, Capitol (ma dai!). Ogni anno, per sollazzare le masse, si organizzano gli Hunger Games, una manifestazione poco sportiva e molto competitiva  in cui ventiquattro ragazzi ambosessi dei dodici distretti vengono sorteggiati per sfidarsi all’ultimo sangue in mondovisione (Panem et circenses, è il caso di dire). Da qui prende le mosse la storia di Katniss (Jennifer Lawrence), offertasi volontaria agli Hunger Games dal più povero e tapino dei distretti per scongiurare il triste destino a cui sarebbe andata incontro la sua piccola e indifesa sorellina; Katniss non tenterà solo di vincere la partita, ma sfiderà anche le regole imposte dall’autorità, connotando politicamente la sua partecipazione e piantando non poche grane agli organizzatori dell’evento.

Gary Ross è un regista che ha un discreta familiarità con le ambientazioni distopiche, avendo dato buona prova di sé con il gradevolissimo Pleasentville, storia progressista di un conflitto metaforico tra la vita patinata “in bianco e nero” di una sit-com degli anni ’50 e la “vita a colori” dei giorni nostri, più incasinata ma certamente più libera. Tuttavia Pleasentville aveva un registro smaccatamente ironico e paradossale, e perciò funzionava piuttosto bene; Hunger Games, al contrario, si prende molto serio, con toni cupi e accenni di impegno morale e civile. Il problema è che, poiché l’autrice del libro da cui è tratto il film Suzanne Collins è ben lontana dalla complessità, dalla profondità e anche dall’immaginazione di George Orwell o di Aldous Huxley, ne viene fuori un pasticcio melò, poco accattivante e senza spunti originali. D’altro canto, romanzo e film nascono in forma di trilogia (una scelta che sembra dettata, ogni volta di più, da logiche commerciali piuttosto che da esigenze narrative) e il finale aperto promette una riflessione più accorta sul potere e sulla rivolta degli “svantaggiati” (guai a connotarli socio-economicamente, meglio usare il termine più generico a disposizione…). Probabilmente la promessa sarà mantenuta nei prossimi imminenti episodi, considerato lo smodato successo del film al box-office, ma mi sbilancio a prevedere che il risultato finale non migliorerà nella qualità. Hunger Games è un passatempo ben confezionato ma nulla di più; non sul piano psico-sociologico (come qualcuno ha voluto farci credere), non sul piano fantasy, ma soprattutto non su quello prettamente cinematografico (restando in tema, suggerisco il più originale e meno pomposo Gamer, di Mark Neveldine).


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :