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I casali del Salento leccese abitati dalle persone venute da lontano
Creato il 26 agosto 2010 da Antoniobruno5I casali del Salento leccese abitati dalle persone venute da lontano
di Antonio Bruno*
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Il casale rappresenta il supporto organizzativo per un tipo di economia basato prevalentemente sulla coltura dell’olivo e della vite; un insediamento rurale stabile.
Perché non proporre alle persone venute da lontano di vivere tra di noi nei casali esistenti? Avete visto le nostre campagne abbandonate? Perché non divenire un esempio, un paradigma per il mediterraneo?
In questa nota la proposta di rendere il Salento leccese un modello di convivenza tra i popoli.
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Uomini come me e come te che arrivano da lontano, che desiderano lavorare e che lo fanno nella terra del Salento leccese, una penisola che dopo la guerra ha mandato i suoi figli nel nord del paese e dell'Europa perchè qui non c'era abbastanza da vivere per tutti.
Uomini che arrivano dall'Africa, come i nostri progenitori spinti sempre più lontano, giorno dopo giorno dalla fame, dai figli che chiedevano pane. E' difficile dire di no a tuo figlio quando ti chiede un regalo, non posso pensare a ciò che proverei se mia figlia mi chiedesse da mangiare e io non avessi nulla da dargli, non ci posso pensare!
Masseria Boncuri a Nardò, ventotto tende che possono ospitare 8 persone ognuna, c'è l'assistenza, nessuno dei cittadini di Nardò che manifesta contro i 400 braccianti neri che quest'estate sono stati ospitati in quelle tende per raccogliere angurie, pomodori e peperoni, anche se il 13 luglio c'è stata una rissa con feriti.
Intanto Intorno alle 2 di oggi 26 ottobre 2010 a Marina Serra località balneare di Tricase (LE), gli uomini della Guardia di Finanza hanno rintracciato 26 extracomunitari, probabilmente di origine afghana, tutti uomini tra cui un minore. Questo sbarco fa alzare il numero dei clandestini arrivati nel Salento dall’inizio dell’anno ad oggi a 955. Nel Salento leccese c'è posto per uomini che vengono da lontano? Questa terra che possiede risorse ambientali di qualità integrate con un ricco patrimonio storico ed artistico, che insieme costituiscono l'essenza e l'immagine del territorio sappiamo tutti che è il frutto di secoli di accoglienza di persone giunte da ogni parte del mondo. E perchè oggi c'è l'indifferenza nei riguardi delle persone venute da lontano?
Eppure la nostra vocazione è di essere porta aperta verso i popoli del mediterraneo. Avevamo un modello che funzionava: il casale. E' un nucleo formato da quattro, cinque o più case, da una torre, una chiesa, un luogo per la sepoltura, uno o più trappeti per la lavorazione delle olive, i palmenti per pigiare l’uva, cisterne per le riserve di acqua, recinti e stalle per gli animali.
Il casale rappresenta il supporto organizzativo per un tipo di economia basato prevalentemente sulla coltura dell’olivo e della vite; un insediamento rurale stabile, provvisto delle strutture necessarie per la trasformazione dei prodotti dei campi e che risponde ad un’economia naturale, nella quale il necessario per vivere si ricavava dal lavoro fatto nei campi.
Il casale, dunque, non è soltanto un insieme di abitazioni, ma è un piccolo nucleo economico composto, come dice il Lizier, «da più fondi di natura e di cultura diversa situati nella medesima località, con le loro pertinenze, con una o più case con fabbriche ed edifici necessari all’azienda rurale, assegnati a una o più famiglie di coltivatori».
Perché non proporre alle persone venute da lontano di vivere tra di noi nei casali esistenti? Avete visto le nostre campagne abbandonate? Perché non divenire un esempio, un paradigma per il mediterraneo?
Questa proposta è finalizzata a gustare insieme il territorio, per sfruttare le differenti caratteristiche provenienti dalla cultura e dalle tradizioni dei popoli che sbarcano sulle nostre coste e dei prodotti tipici del mediterraneo che possono trovare il loro ambiente naturale nel Salento leccese.
Questo rappresenterebbe la dimostrazione della peculiarità della nostra terra che è stata per millenni terra d'accoglienza, rappresenterebbe una nuova finestra per le azioni di promozione del nostro territorio nella diffusione delle peculiarità e tipicità della nostra terra. La mia proposta ha l’obiettivo di contribuire a portare sul mercato globale le bontà della nostra tavola, ma anche le opere realizzate dalle mani dei nostri artigiani, le risorse ambientali e artistiche dei nostri paesi, per dare impulso allo sviluppo socio-economico e produttivo del Salento leccese.
L'insediamento stabile dei popoli del mediterraneo, nel territorio del Salento leccese, consentirebbe di attuare le “tradizioni” che risultano certamente innovative perché attuate “dal basso”.
In questo tessuto pieno di stimoli e di cooperazione tra i popoli si potrebbero attivare le attività di sostegno ad iniziative di innovazione tecnologica per i prodotti di qualità, di valorizzazione culturale a favore delle popolazioni del Salento leccese, di attività di educazione ambientale rivolte alle scuole
ed alle popolazioni rurali.
* Dottore Agronomo
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