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I dejavu e le figure ‘emmerda in vacanza

Da Maxdejavu
I DEJAVU E LE FIGURE ‘EMMERDA IN VACANZA

Anto

Molte non le ricordiamo perchè avremmo dovuto segnarle su un taccuino, ma le più eclatanti son qui elencate per voi, e solo per voi:

- all’agriturismo in cui alloggiavamo ci consigliano di portare BloodyMaya a cavallo, che è una bella esperienza, che il maneggio è del

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il puledro che doveva cavalcare Bloody Maya

fratello del proprietario e bla bla… basta poco a convincerci, visto che i Dejavu quando erano ggiovani non perdevano occasione di andare a cavallo, rischiando anche la vita in improbabili galoppi (ma questa è un’altra storia). Il proprietario ci prenota la passeggiata di lì a qualche giorno. “Maya, lo sai? Andrai su un pony!Lo potrai accarezzare e ci salirai sopra, sai che bello!?”.

Ovviamente sarebbe andato al passo, tenuto con la fune dal fantino che avrebbe camminato al fianco. Il mattino andiamo al maneggio carichi di aspettative. Decidiamo che l’avrei accompagnata anche io nella passeggiata. Salgo sul cavallo e sistemiamo anche Maya sul suo (puledro) armata di caschetto. Tempo 2 minuti e inizia a piangere come una disperata. La facciamo scendere (manco il tempo di una foto) e lei spiega che il cavallo l’avrebbe fatta cadere, memore del cartone Spirit, cavallo selvaggio. Ringraziamo e chiediamo se dobbiamo pagare comunque l’ora persa. “Non vi preoccupate.” Leggi tra le righe: ve pozzino, state segnalati e qua non metterete più piede.

- un pomeriggio decidiamo di fermarci in un bar a comprare un gelato. Anche lì credo che ci sia ora un cartello

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lo gradisce nella coppetta?

con su scritto I DEJAVU NON SONO GRADITI. Bloody Maya sceglie il gusto del suo gelato e io chiedo di metterlo in una coppetta, conoscendo la sua lentezza nel gustarlo. Ma lei, dopo aver visto la coppettina con la sua bella pallina di gelato decide di volerlo nel cono. Per evitare scenate nel primo bar in cui mettiamo piede, chiedo la gentilezza di trasferire la pallina su di un cono. Vi elenco brevemente il susseguirsi degli eventi: gelato sgocciolante in ogni dove, a partire da un rivolo sul braccio fino ai pantaloni, la sedia e il pavimento. Alchè opto per un cucchiaino, che però non è accessibile e devo chiedere nuovamente l’assistenza del barista. Dopo di che, nulla di fatto, gelato sempre più sciolto… infine trasferiamo il tutto nella coppetta, previo permesso del barista di accedere al bancone per prenderla.  Dal canto suo Puzzolone, anche detto BabyFace sgranocchia il suo cono vuoto, che però cade irrimediabilmente in terra. Urla di disperazione per la sua merenda interrotta. Richiesta di altro cono. Il seguito è un’apnea e decidiamo di pagare e uscire, per continuare a far mangiare i bambini in giro prima di essere sbattuti fuori.

- da quando abbiamo il Bus abbiamo felicemente constatato che Bloody Maya non ha più lasciato le sue colazioni sulla tappezzeria… non fino al giorno in cui decidiamo di raggiungere Teti, su una strada di montagna tutta curve e tornanti. A un certo punto la nana ci avvisa della voglia di “movitahe”. Max si ferma appena possibile, io mi precipito fuori dall’auto e la faccio uscire. Lei sorride compiaciuta indicando un cespuglio di more. “Maya!!! Ti ricordi la storia di AL LUPO AL LUPO? Finirà che quando sarà vero non ti crederemo!” – “Sì mamma, accohiamo le mohe?” – Siamo fottuti, penso e le porgo le more. Ripartiamo e tempo 10 minuti sentiamo l’inconfondibile colpo di tosse, preludio della catastrofe. Io slaccio la mia cintura e mi giro verso il sedile posteriore armata di busta preventivamente

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il ritorno a casa

preparata ma che a poco serve nella concitazione del momento. Max intanto si ferma all’interno di un paesino (il caso vuole lo stessimo attraversando in quel momento). Scendo dalla macchina e provvedo a far scendere anche la bambina dell’esorcista che non ha ancora finito. Tutto questo sotto le imprecazioni di Max perchè secondo lui non sono stata abbastanza tempestiva nel salvare seggiolino e tappezzeria dall’infamità. Dopo aver consumato tutte le scorte di salviette imbevute ci rassettiamo e ci guardiamo intorno: neanche un cestino dove buttare l’immonda esplosione. Con furbizia dunque do l’ok per ripartire, mentre io tengo la busta fuori dal finestrino. FRSCCCCCCCCCCCCCCCCC  ”Vai piano però, senò vola via!” Arriviamo al bidone, e che ve lo dico a fare…. sulla fiancata tutta una striscia color fuxia (le more reagiscono così con il latte, pare) che manco una pattuglia dei carabinieri. Al rientro, stessa scena. Con la differenza che non erano le more a padroneggiare stavolta, bensì un panino al prosciutto, un succo all’albicocca e un lecca lecca alla fragola, lauto bottino del nostro soggiorno a Teti. E abbiamo anche finito i cambi.

TO BE CONTINUED


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