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I “destrutti”

Creato il 07 dicembre 2012 da Malvino
I “destrutti”
Martedì 4 dicembre, su la Repubblica, Pietrangelo Buttafuoco firmava una pagina da incorniciare: è «Il dizionario dei “destrutti”», lemmario in 23 voci – da «Alfano, Angelino» a «Zanicchi, Iva» – di un centrodestra al marasma. Il cappello introduttivo è un epitaffio: «Fece di un acquitrino una città: Milano 2. Fece di una tivù da scantinato un impero editoriale: Mediaset. Fece di una squadra nobile ma decaduta un’invincibile armata: il Milan. Fece di una maggioranza politico-culturale un ventennio di lotta e di governo, quel berlusconismo che, al netto di avanspettacolo e arci-Italia, si conclude con un incredibile fallimento. Di strategia, tattica e visione. L’unica eredità lasciata da Silvio Berlusconi, alla fine, è quella della destra distrutta».Non era la prima volta che Buttafuoco firmava una pagina su la Repubblica: l’esordio, venerdì 9 marzo, con «Le signorine dell’ironia – Da Franca Valeri a Geppi Cucciari, una risata seppellirà il mammismo». Pazzi per Repubblica la definiva «notizia dell’anno» e commentava: «Pietrangelo Buttafuoco è diventato una firma di Repubblica! E che dirà ora Giuliano Ferrara, che lo ha lanciato? E il Gruppo Mondadori, che lo ha foraggiato? E il berlusconismo salottiero, che lo ha incensato?».Nessun problema, invece. Neppure due settimane dopo, quando sul quotidiano di Largo Fochetti usciva «Intellighenzia padana – Il Pantheon culturale degli eretici leghisti» e a sollevare analoghe perplessità era Dagospia: «Miracolo a Repubblica! Pietrangelo Buttafuoco, il cosiddetto “fascio-islamista”, giornalista “fogliante” i cui rimanzi mai venivano recensiti, entra a vele spiegate tra i collaboratori delle pagine culturali del giornale di Ezio Mauro (grazie a Scalfari?)».Era già da qualche mese, in realtà, che la censura era caduta: sabato 1° ottobre, a firma di Salvatore Ferlita, la Repubblica aveva pubblicato una benevola recensionedel suo ultimo romanzo, Il lupo e la luna (Bompiani, 2011), intervistando l’autore. Le critiche di Buttafuoco al centrodestra e a Berlusconi, invece, erano cominciate almeno due anni fa, dalla sua rubrica quotidiana sulle pagine de Il Foglio. Che da mercoledì 5 dicembre è scomparsa, senza uno straccio di spiegazione al lettore.Solo una candida mammola può non vedervi uno stringente nesso causale con quanto Buttafuoco aveva firmato il giorno prima su la Repubblica, ma che è accaduto? Non è difficile intuirlo. «Il dizionario dei “destrutti”» ha mandato in bestia un bel po’ di cortigiani a Palazzo Grazioli ed è partita una telefonata altamente qualificata al Gruppo Mondadori. Possiamo provare a immaginarla.
«Pronto…»
«Ciao, Marina, sono papà…»
«Ciao. Dimmi…»
«Mi chiedono la testa di Buttafuoco per quella paginaccia uscita oggi su la Repubblica…»
«Ma infatti. Ho letto anch’io. Uno stronzo che sputa nel piatto nel quale mangia da anni…»
«Senti, facciamo valere il diritto di esclusiva che abbiamo, così impara…»
«Non preoccuparti, provvedo subito… Ma, lì, come vanno le cose?»
«Come le ha descritte Buttafuoco...»

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