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I figli degli uomini

Creato il 21 ottobre 2013 da Jeanjacques
I figli degli uomini
Sul futuro ormai prossimo al disastro dell'umanità oramai Hollywood ne ha dette di tutti i colori. Mi sono abitato a catastrofi di ogni tipo, sistemi dittatoriali fatti cadere da improbabili reazionari, macchine to te powa e l'immancabile dominazione aliena con tanto di esodo su un pianeta vicino. Insomma, i blockbusteroni hanno imperversato con tutto il pessimismo del mondo illustrandoci la peggio sorte sui nostri giorni futuri, magari tanto per farci abitare all'idea e al contempo intrattenerci - per fregarci così due volte. Capita però che progetti simili però siano anche dotati di un cuore e che, in casi molto più rari, arrivino anche dal circuito più indipendente del mondo stellestrisce (meglio se con una cooperazione con un paese europeo). Con questo film, passato ignominiosamente in sordina all'epoca e che io ho dovuto reperire postumo qualche anno dopo, l'ultimo caso è stato felicemente imposto con una sottile e raffinata prepotenza. Il che è proprio un bene.
Come dice la locandina qui sopra, il 2027 è un anno drammatico per l'umanità. In quell'anno muore un ragazzo diciottenne, la persona più giovane del pianeta. Da anni il mondo è caduto in uno stato di povertà e le donne sono diventate infeconde. Theo, ex attivista politico rassegnatosi alla fine del mondo, viene rapito dai pesci, un gruppo terroristico in cui milita la sua ex moglie Julian. Lei gli chiederà di portare al sicuro oltre il confine Kee, ragazza nera, oltre che la prima donna incinta da diciotto anni a quella parte...

Se in certi casi Hollywood rovina certi registi che nella terra delle grandi opportunità, con la scusa di dirigere un film a grosso budget, si sporcano le mani con prodotti inverecondi, in altri casi chi si sa muovere bene coglie due piccioni con una fava. Alfonso Cuaròn infatti era felicemente reduce da Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (a mio parere il tassello migliore della saga) e quindi non gli spettava altro da fare che darsi a qualche altro progetto molto remunerativo. E invece lui che fa? Crea un film di fantascienza atipico e anche abbastanza intimista. Ora capite perché la Spagna è entrata in crisi? Ah... è messicano? Vabbeh, lo stesso. Dunque, parliamo del film. Anche stavolta si parte da una matrice letterarie, ma si abbandonano le atmosfere fantasy della Rowling per quelle più adulte della scrittrice britannica Phyllis Dorothy James. Sì, fantascienza atipica sarebbe proprio il termine giusto per classificare questa co-produzione fra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Il panorama offerto infatti è quello di una Londra cupa e in degrado, mentre il mondo versa in quella condizione poco felice che fa da contorno alla vicenda. Quello della paternità è l'argomento principale che viene trattato quindi, e lo fa in maniera abbastanza strana, mettendolo quasi in sordina e senza esplicarlo mai. Si nota l'argomentazione del registra grazie agli sguardi degli attori e a qualche sparuto dialogo, che mano a mano rivelano sempre di più sul loro background. Veniamo così a conoscenza del personaggio di Clive Owen e della sua triste perdita, di come la sua famiglia si sia disintegrata e di come sua moglie abbia intrapreso una via che lui non si è sentito di seguire, ma che sarà costretto a fare. Veniamo catapultati anche nella superba visione di un regista che riesce a fondere i tecnicismi con la poesia, creando alcune delle carrellate più lunghe e belle di sempre. Basti pensare a quella in macchina verso metà film, dove si effettua una ripresa circolare continua all'interno della vettura, protraendola anche quando si entra nel vivo dell'azione e senza appesantire il supporto visivo o il ritmo generale. O anche quella bellica verso la fine, dove sembra di essere catapultati find entro al conflitto dai livelli di realismo che il tutto riesce ad adottare. Insomma, visivamente questo film spacca di brutto, riuscendo a far fondere un lavoro registico immenso insieme a una fotografia ancora migliore, che insieme ricreano quella che definisco l'atmosfera filmica perfetta. La visione quindi si dimostra più che appagante grazie a una storia ben calibrata e lineare [forse un po' troppo, ma gli svolgimenti accadono sempre nei momenti giusti] e con almeno un momento che ricorderete per sempre [che appartiene al personaggio di un atipico Michael Caine]. Quindi tutto qui. il film è solo una bella storiella diretta bene? Non solo. Questo è un film sulla speranza, un inno alla vita che spinge lo spettatore e non smettere mai di lottare per qualcosa. Tutte tematiche abusatissime ma che qui vengono espresse senza alcuna retorica e senza quell'eroismo a tutti i costi tipico dello stile yankee, e che rendono questa visione ancora più apprezzabile.

Sarà che sono reduce dall'apprezzabilissimo Gravity, ma io questo film ve lo consiglio. E vi consiglio anche l'acquisto in dvd o blu-ray per godere dei making-of che vi spiegano della realizzazione delle scene, onde capire l'impegno e la passione che ci sta dietro.Voto: I figli degli uomini
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