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I ‘forconi’ alzano il tiro?

Creato il 11 dicembre 2013 da Candidonews @Candidonews
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Non vanno sottovalutati. Il cosiddetto ‘popolo dei forconi’ sta alzando il tiro, di giorno in giorno. Da una semplice protesta si è passati a veri e propri atti di intimidazione contro negozianti, passanti e persone che non condividono il loro obiettivo. Sui social network si leggono proposte di ‘regime militare’, non è chiaro cosa vogliano e tra di loro sono presenti persone decisamente poco raccomandabili.

Vorrei capire perchè Napolitano non dice nulla su queste manifestazioni. Si rischia davvero di sottovalutare la situazione salvo poi pentirsene quando gli scontri aumenteranno e dalle azioni dimostrative si passerà forse a vere e proprie azioni violente.

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Il Post riassume un po’ chi sono, cosa chiedono e cosa ‘stanno facendo’ i manifestanti dei ‘forconi’

Intimidazioni
Sui social network e ai giornalisti in città, decine di negozianti di Torino hanno raccontato di avere ricevuto intimidazioni da chi protesta per fare in modo che chiudessero i loro negozi. Sulla Stampa di oggi Emanuela Minucci racconta alcune di queste vicende:

- il gestore di un’enoteca è stato costretto a chiudere dopo che una decina di persone sono entrate nel locale e lo hanno accerchiato: la polizia è intervenuta rapidamente, ma intanto l’enoteca è rimasta chiusa;
- diversi negozianti hanno raccontato di essersi sentiti dire “se apri ti spacco la faccia” e altre minacce da alcuni gruppi di “forconi”;
- nella centrale piazza Statuto alcune persone con la testa coperta da passamontagna sono entrati in un McDonald’s ordinando la chiusura del locale e minacciando rappresaglie;
- altre decine di negozi hanno tenuto chiuso nella zona per evitare problemi e non rischiare danneggiamenti;
- un negoziante nella zona di borgo San Paolo ha dovuto affrontare una trentina di uomini che gli hanno intimato di chiudere “altrimenti sono cavoli tuoi”: non avendo alternative il negozio è stato chiuso, ma sulla serranda l’esercente ha messo il cartello “chiuso sotto minaccia”, per chiarire le cose.

Le storie di questo tipo raccontate in città sono decine, cui si aggiungono quelle della grande distribuzione. Molti centri commerciali sono stati costretti a chiudere per alcune ore a causa dei blocchi organizzati dai “forconi” ai loro ingressi. Le iniziative hanno interessato buona parte dei centri commerciali più grandi, con le persone impossibilitate a entrare per fare la spesa e in alcuni casi maltrattate da chi organizzava i blocchi. Nella maggior parte dei casi i presidî sono stati smantellati dopo l’intervento delle forze dell’ordine.

Chi sono i “forconi”
Il “movimento dei forconi” è molto eterogeneo e difficile da definire con precisione. La componente principale, che ha dato origine all’iniziativa un paio di anni fa nel sud Italia, è costituita dagli autotrasportatori, cui nel tempo si sono aggiunti gruppi più o meno organizzati di agricoltori, operai, venditori dei mercati e perfino ultras delle tifoserie di calcio. La maggior parte fa riferimento a partiti e movimenti politici di estrema destra, a partire da Forza Nuova, che negli ultimi giorni ha dato il proprio sostegno alle iniziative di protesta in giro per l’Italia.

Nel caso di Torino, come racconta oggi sul Corriere della Sera Marco Imarisio, alla protesta si sono aggiunti studenti delle scuole superiori e delle università, alcune organizzazioni sindacali e militanti della sinistra antagonista. I termini e le modalità della protesta in questo caso sono ben distinti, anche se c’è il riconoscimento della capacità dei “forconi” di avere attirato l’attenzione sulla loro protesta.

Che cosa chiedono
La composizione eterogenea del “movimento dei forconi” si riflette anche sulla natura delle richieste rivolte alle istituzioni. I motivi della protesta e ciò che viene chiesto alla politica e alle amministrazioni non è del tutto chiaro. C’è di sicuro un generico “basta” applicato praticamente a tutto: ai politici viene chiesto indistintamente di lasciare i loro incarichi, al governo di dimettersi, alle amministrazioni locali di non pagare più consiglieri e assessori, a Equitalia di non effettuare più riscossioni e allo Stato in generale di non tassare più la popolazione. Manca un interlocutore unico e per questo motivo le istituzioni faticano a organizzare la loro risposta alle proteste, che hanno causato grandi disagi negli ultimi giorni.


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