Magazine Società

I lager italiani

Creato il 29 novembre 2011 da Simone D'Angelo @SimonDangel
I lager italiani

Stare in un centro di accoglienza è come essere rinchiusi in gabbia

«Manca l’acqua nei bagni, l’acqua nelle docce è fredda, non ci sono le porte nei bagni, i dormitori sono affollatissimi. In queste condizioni è davvero difficile tutelare la dignità umana. Al Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo, ndr) di Salinagrande ci sono persone senza speranze, famiglie intere con bambini piccolissimi. È importante prendere sul serio le loro esigenze.»

A denunciarlo è l’europarlamentare svedese Cecilia Wikström, membro della delegazione del Parlamento europeo in visita in Sicilia per verificare le strutture italiane per gli immigrati.

Sono complessivamente 233 i profughi richiedenti asilo al momento ospiti del Cara di Trapani e in attesa dello status di rifugiati politici.

Di esempi positivi non ne mancano. La delegazione ha visitato anche l’ambulatorio Emergency di Palermo, che offre cure gratuite a migranti e cittadini italiani. «Questa tipo di struttura potrebbe essere esportata anche nel resto d’Europa», ha detto Wikström. «È un esempio da trasmettere in tutta Europa, non ci sono strutture analoghe. Sono persone che si prendono cura dei più bisognosi e vanno incontro alle esigenze dei profughi.»

Ma è di pochi giorni fa l’incredibile vicenda, rivelata dalle associazioni Migranda e Trama di Terre in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, di Adama, migrante senegalese derubata, stuprata e ferita dal compagno, la quale, dopo aver denunciato la violenza subita, è stata portata dalle forze dell’ordine nel Centro di identificazione ed espulsione di Bologna dov’è rinchiusa dal 26 agosto. Quando Adama si è presentata ai carabinieri in cerca d’aiuto, è stata trovata senza i documenti di soggiorno in regola e, come disposto dalla legge Bossi Fini, è stata accompagnata immediatamente al centro.

«Secondo la legge Bossi Fini Adama è arrivata in Italia illegalmente. Per noi è arrivata in Italia coraggiosamente, per dare ai propri figli, rimasti in Senegal una vita più dignitosa», scrivono le due associazioni con un appello alle donne e alle istituzioni perché Adama sia liberata e le sia concesso un permesso di soggiorno «che le consenta di riprendere in mano la propria vita» e perché gli italiani non rimangano indifferenti ai drammi di molti clandestini.

44.302267 8.471084

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine