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Quando ho ascoltato questo brano per la prima volta ero un ragazzino; l'occasione fu il film a cartoni animati della Disney Musica Maestro (Make Mine Music, 1946) e mai avrei immaginato allora che quel divertente motivetto, sarebbe diventato uno dei miei standard preferiti. Il film era un maldestro tentativo di replicare il successo di Fantasia (1940) ed è rimasto uno dei meno noti.Benny Goodman After you've gone (1946) di giangijazz
Questo brano, in assoluto uno dei più battuti dai jazzisti di tutto il mondo (assieme a St. Louis Blues e Indiana), venne scritto più di 90 anni fa da due artisti di vaudville neri: il pianista Turner Layton ed il cantante e ballerino Henry Creamer, che, grazie al successo riscosso dal brano, divennero poi una famosa coppia di autori di canzoni.
Cantato per la prima volta in teatro nel 1918 da Al Jolson, venne inciso nello stesso anno da Marion Harris, la prima cantante bianca ad attingere per suo repertorio a materiale di compositori afro-americani. Il disco ottenne un buon successo di vendite per l'epoca, rimanendo per ben 3 settimane in testa alle classifiche.
Il motivo venne riproposto negli anni successivi da numerosi artisti, ma solo nel 1929 ebbe la sua consacrazione definitiva, grazie a Louis Armstrong, in quegli anni al massimo della sua vitalità artistica, che il 26 novembre ne incise una versione strumentale e vocale rimasta negli annali.
Da allora tutti i più famosi musicisti ne dettero una loro interpretazione. Memorabili restano quella strumentale del trio di Benny Goodman con Teddy Wilson e Gene Krupa (1935), quella di Django Reinhardt e Stephane Grappelli (1936) ed infinite altre.
La popolarità del brano raggiunse anche l'Italia e nel 1938 Gorni Kramer, attenendosi ai diktat del regime sui termini stranieri, incise Dopo l'Addio con un quintetto comprendente Enzo Ceragioli al piano e Luciano Zuccheri alla chitarra, due musicisti che diverranno molto noti nei primi anni '50.
Fra le centinaia di interpretazioni realizzate negli ultimi 50 anni ne ho scelte alcune degne di essere ricordate per la loro particolarità:dalla essenziale ed intimistica versione di Nina Simone del 1974, decisamente atipica,
a quella spettacolare ed energica, stile Broadway, di Linda Hopkins del 1990
ed ancora quella più “classica” di Ella Fitzgerald con la strepitosa orchestra di Count Basie al Festival di Montreux del 1979.
Ed infine, dopo tre mostri sacri, per confermarne lo stato di evergreen, una recente swingante interpretazione della giovane cantante ungherese Veronika Harcsa, una delle migliori voci del panorama musicale europeo degli ultimi anni.
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