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I migliori film del 2013: le grandi bellezze d’Italia

Creato il 30 dicembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

30 dicembre 2013 • Le 5 Curiosità, Vetrina Cinema

È stato l’anno di Paolo Sorrentino. E poi, com’è andato il cinema italiano? Non ci dimentichiamo di Tornatore e La migliore offerta, né di Viva la libertà di Roberto Andò, efficace e profetica lettura della vita politica italiana di oggi. Ma, accanto a Sorrentino, vogliamo provare a raccontarvi quelle che sono state le sorprese del cinema italiano di questo 2013. È più interessante così, no? Ecco le grandi bellezze d’Italia. Con le quali vi auguriamo un grande 2014. Per il cinema italiano inizierà molto bene, con un gran bel film di Paolo Virzì, Il capitale umano. Non perdetevelo. Come nei casi del Nuovo Cinema Obama e dei film felici e indipendenti vi avvisiamo che il nostro elenco è  molto soggettivo.

La Grande Bellezza

Toni Servillo ne La Grande Bellezza

- La grande bellezza (Paolo Sorrentino). D’accordo, non è piaciuto a tutti. Non è il suo film più riuscito. Ma come si fa a non mettere tra i film dell’anno il nostro candidato all’Oscar, il film del nostro autore più geniale? La grande bellezza è quella di una città come Roma, raccontata da uno “straniero” come era Fellini ai tempi de La dolce vita.

La curiosità: Fino a un certo punto della lavorazione, il film avrebbe dovuto chiamarsi L’apparato umano, come il romanzo del protagonista Jep Gambardella, interpretato da Toni Servillo. Il film è stato presentato al Festival di Cannes.

L'arbitro

Stefano Accorsi ne L’arbitro

- L’arbitro (Paolo Zucca). Mettiamo l’esordio di Paolo Zucca subito dopo La grande bellezza perché secondo noi Zucca è il nuovo Sorrentino, per la cura delle inquadrature e della fotografia, per la scelta dei volti. Il suo film, in bianco e nero, è la storia di un arbitro (Stefano Accorsi) che per una vicenda di corruzione viene spedito a dirigere una partita di terza categoria in Sardegna. Per noi una delle grandi bellezze d’Italia del 2013 è proprio questo film.

La curiosità: Zucca voleva evitare che il film venisse percepito come una rappresentazione della Sardegna o una critica del mondo del calcio. Ha scelto così l’astrazione: ha girato in bianco e nero e ha usato dei costumi senza tempo: l’arbitro è in nero, il pallone è a esagoni neri. Il film è stato presentato alle Giornate degli Autori a Venezia.

Zoran, il mio nipote scemo

Zoran, il mio nipote scemo

- Zoran, il mio nipote scemo (Matteo Oleotto). Zoran è l’eredità che una zia slovena lascia a Paolo (Giuseppe Battiston), perdigiorno e alcolizzato. Zoran ha una sola qualità: non perde una partita a freccette. E la cosa ingolosisce lo zio, che sogna campionati vinti e ricchi premi. Oleotto, sorpresa alla Settimana della Critica a Venezia, riesce a creare un umorismo alla friulana/giuliana, malinconico e alcolico, originale e ricco di umanità. Nel nostro cinema, fatto spesso di comicità regionali, era qualcosa che mancava.

La curiosità: In occasione del lancio del film, sia a Venezia che a Roma, è stata allestita un’osmiza, una tipica osteria del Friuli – Venezia Giulia, con vino e uova sode a volontà.

La mafia uccide solo d'estate

Pif e Cristiana Capotondi ne La mafia uccide solo d’estate

- La Mafia uccide solo d’estate (Pif). Altra sorpresa di fine anno, il film dell’ex “iena” Pif è un magnifico Cavallo di Troia che usa la commedia per parlare di cose serissime. Con la storia di un bambino innamorato nella Palermo degli anni Ottanta e Novanta, Pif riesce a sbeffeggiare la Mafia e a rendere onore a tutti gli eroi antimafia caduti sul campo.

La curiosità: Il film unisce il girato a importanti immagini di repertorio, reperite alle Teche Rai. Nella scena in cui il bambino va al funerale di Dalla Chiesa l’operatore ha fatto muovere la telecamera per creare l’effetto della ripresa televisiva e integrarsi al meglio. La scena finale, la manifestazione dopo la morte di Borsellino, è stata girata con un Beta, una telecamera del ‘92.

Una scena di Sacro Gra di G. Rosi

Una scena di Sacro Gra di G. Rosi

- Sacro Gra (Gianfranco Rosi). È il film che ha vinto a sorpresa il Leone d’Oro a Venezia, un documentario, un viaggio attorno a quell’anello di Saturno (come lo definì Fellini) che circonda Roma, il Grande Raccordo Anulare, che finisce per essere un viaggio ai margini della vita della Capitale, tra vite emarginate, alla scoperta di mondi invisibili e personaggi invisibili.

La curiosità: Per girare il film, Rosi ha vissuto per oltre un anno sul raccordo, prima in un bed & breakfast, poi in una casetta. Era importante che stesse a contatto con chi raccontava.

Di Maurizio Ermisino per Oggialcinema.net

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