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I Nadàr Solo e i treni che vanno presi

Da Rory

coldplaySono pronta per andare a suonare nei Coldplay o nei Ministri

Miei cari,

oggi altro post un po’ moscetto, quindi se non vi va di leggerlo non vi biasimo.

Dovete sapere che la mia vita è sempre ruotata attorno a dei treni. Li prendo da quando sono piccolissima, purtroppo o per fortuna, di lì, come spesso racconto, deriva il mio odio peri viaggi. Quando ero piccola e non vivevo ancora con mia madre, lei viaggiava sempre per lavoro e odiavo il treno che la domenica pomeriggio se la portava via. All’epoca volevo molto bene a mia madre e quando andava via mi rintanavo nella mia cameretta, sul letto, abbracciavo il mio orso Pasqualino e piangevo per ore.

Direte voi “e che c’entra questo coi Nadàr Solo?” Ebbene, i Nadàr sono una band di Torino che mi piace molto e che il mio boss di Freakout, che ben mi conosce, mi ha fatto ascoltare e intervistare, dicendomi che “mi sarebbero piaciuti molto”. Come sempre, non aveva torto. Mentre parlavo con loro, è venuto fuori che alcuni brani del disco sono stati ispirati ad amori falliti per “incapacità umana”, come ad esempio, la volontà di mettersi in gioco, di rischiare. E come ben sapete, certe volte rischiare può anche voler dire spostarsi, raggiungere qualcosa che si ama.

E qui torna il discorso dei treni. E della mia infanzia. Ma anche adolescenza ed età adulta, perché poi sono diventata grande e ho iniziato a prendere treni per spostarmi, per studiare o per andare ai concerti, che quelli seri spesso li fanno anche in dei posti assurdi. A volte ho preso anche dei treni per andare a incontrare persone che amavo, altre volte invece ho deciso di non prendere questi treni e purtroppo me ne sono pentita.

In effetti, se ci pensate bene, chi è che ci dice quando è il momento di prendere un treno o quando è invece meglio stare a casa? Purtroppo, nessuno. O meglio, magari ce lo dicono pure ma finché non ci carichiamo noi stessi sopra quel treno, quindi non decidiamo noi di prenderlo, non c’è verso. La decisione sta a noi. E ci può fare felici e anche tanto, così come infelici, perché non è sempre detto che le cose vadano come vogliamo.

Ogni tanto questa tematica del treno ritorna nella mia vita e mi chiedo sempre con affanno se è l’ora di prenderlo o di rimanere a casa, nascosta tra gli oggetti che amo e che però sono soltanto degli oggetti. Sarebbe bello se la tristezza passasse subito, se come diceva Italo Calvino, riuscissi a prendere veramente le cose con leggerezza. Sarebbero belle un sacco di cose, alcune delle quali ce le dobbiamo andare a prendere per forza, altrimenti non vengono certo da sole, come l’aiuto di qualcuno che vorremmo e che a volte non arriva, perché bisogna farcela con le nostre forze.

p.s. vi dedico questa, è davvero bellissima:

Nadàr Solo – Le case senza le porte



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