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I numeri delle NBA Finals: la rivincita tra Spurs e Heat

Creato il 04 giugno 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Nessun’altra franchigia ha vinto quanto loro nell’ultima decade in termini di gare playoff, con San Antonio (92) leggermente avanti a Miami (89), anche se gli Heat hanno una percentuale di vittorie (0.654) di poco superiore agli Spurs (0.626). Le avversarie? Tutte lontanissime. Nella storia delle Finals bisogna tornare agli epici scontri tra Bulls e Jazz, e prima ancora tra Celtics e Lakers, per trovare un tale predominio. Nonostante un inizio di playoff ricco di colpi di scena, di scontri decisi e decisivi, è ancora Heat contro Spurs, la finale che tutti si aspettavano. Per capire se Miami avrà ancora la meglio o se San Antonio porterà i suoi “vecchietti” nuovamente in Paradiso non servirà attendere molto. Lo spettacolo può cominciare (tutte le gare in diretta e in esclusiva su Sky Sport).

Alla Vigilia

Gli Spurs vogliono partire col botto. In tutti i “Game 1″ delle Finals con loro protagonisti hanno raccolto solo vittorie, con un margine di 10.4 punti sulle avversarie. Il record di 9-1 in casa in questi playoff non può che incrementare le speranze texane. San Antonio arriva a questa serie con il secondo miglior offensive rating dell’attuale post-season (111.2 punti ogni 100 possessi) e il secondo miglior defensive rating (101.1 punti concessi), prima assoluta come net rating tra le due statistiche (+10.1). Dopo le difficoltà incontrate contro i Mavs, quando la difesa ha concesso 106.8 punti ogni 100 possessi, la cassaforte Spurs si è chiusa ottimamente contro i temibili attacchi di Blazers e Thunder, anche grazie a un sempre crescente apporto in termini di rimbalzi difensivi con l’andare delle serie.

Parlando di stelle: Tony Parker è stato fenomenale in questi playoff, soprattutto nel decidere la difficile sfida contro Dallas; Tim Duncan sembra non sentire il peso dell’età, tanto che in finale di Conference ha preso 14 rimbalzi in più (60) di Kevin Durant (46), secondo nella statistica; il sempre più sorprendente Danny Green ha il miglior net rating, tra tutti i giocatori con almeno venti minuti di utilizzo medio, in questa post-season (+15.2). Se a ciò aggiungiamo che, con Ginobili, Leonard e Splitter in campo insieme, gli Spurs hanno un net rating di +27.1 punti ogni 100 possessi, si ha un’idea di quanto il roster di Gregg Popovich sia squadra vera prima ancora che grandi individualità. E che squadra.

Gli Heat, dal canto loro, non scherzano affatto. Il loro offensive rating è stato il migliore in questi playoff (113.7 punti ogni 100 possessi), mentre dal punto di vista difensivo scendono al sesto posto (105.3 punti concessi). Il net rating, neanche a dirlo, è secondo solo dietro ai texani (+8.3). Miami ha eliminato fin troppo facilmente i Bobcats e, nei round successivi contro Nets e Pacers, ha alzato esponenzialmente il suo fatturato offensivo, soprattutto nei dodici minuti finali (130.6 punti ogni 100 possessi), mentre è calata in termini difensivi (111.8 punti concessi). Se è vero che a rimbalzo offensivo la franchigia della Florida è migliorata con l’andare delle serie, resta comunque la peggiore in questa post-season, avendo raccolto solo il 17.6% delle opportunità disponibili.

Quando la palla scotta, gli Heat sono ancora più caldi e tirano con il 59% e 8/16 da oltre l’arco nei clutch moments. Certo, con giocatori come LeBron James, che ha il PIE più alto di questi playoff a quota 21.1%, oppure Ray Allen, che porta con sé l’offensive rating più alto, per giocatori con almeno 20 minuti di impiego medio, con 119.7 punti ogni 100 possessi, tutto è più semplice. Chris Andersen è un fattore sotto canestro, soprattutto in post-season, e raccoglie il 32.2% dei rimbalzi difensivi disponibili, mentre Rashard Lewis ha stupito tutti con un rendimento impressionante e un plus/minus di +58 nella finale di Conference contro Indiana. Per Miami tutto dipenderà, oltre che dalla decisiva vena del Prescelto, dalla condizione di Dwyane Wade, che sembra aver recuperato a pieno dai problemi alle ginocchia, e in questa post-season è stato un fattore determinante per le vittorie della sua squadra.

Match-Up e Uomini Chiave

E’ stato a un solo tiro libero dal diventare, probabilmente, anche se mai lo sapremo, il più incredibile MVP della storia delle Finals: Kawhi Leonard quando incontra gli Heat è come un toro che vede rosso ovunque. La sua difesa su James, nella scorsa serie finale, è stata una delle migliori mai viste sul Prescelto e in questa stagione regolare Miami ha segnato solo 87.9 punti ogni 100 possessi con Leonard sul parquet, perdendo per altro la bellezza di 16 palloni, mentre ne ha segnati 114.5 quando siedeva in panchina. Leonard ha il miglior plus/minus di questi playoff con un pazzesco +111. Più arrabbiato e voglioso di rivalsa è solo Tim Duncan, disastroso l’anno passato in termini di clutch shots (0/6), e colpevole di un errore grossolano su un facile gancio, che di fatto è costato la vittoria in gara 7 agli Spurs. Il caraibico ha dimostrato di tenere particolarmente alla sfida già in RS, quando ha segnato 23 punti di media agli Heat, massimo fatturato considerando qualsiasi avversario incontrato.

Lo scorso anno Wade ha faticato non poco nella serie a causa dei problemi fisici e San Antonio ha superato Miami di 54 punti con Flash in campo, mentre ha subito 49 punti di deficit quando era in panchina. In stagione regolare Wade ha tenuto entrambe le squadre sotto la soglia di un punto a possesso quando ha calcato il parquet, mentre, quando è uscito dal campo, tutte e due hanno segnato una media di più di 117 punti ogni 100 possessi. Chi ha, altrettanto, deluso le attese nelle Finals 2013 è stato Manu Ginobili. Le otto palle perse della disastrosa gara 6 a Miami, oltre a giocate discutibili nei momenti chiave della serie, sono state sintomo dei suoi alti e bassi. In questi playoff l’argentino non ha traballato ed è sempre un possibile e probabile fattore in uscita dalla panchina.

Parlando di fattori, non si possono dimenticare le 25 triple segnate da Danny Green nelle scorse Finals. Non che, nel frattempo, si sia scordato come essere decisivo, tanto che la sua effective field-goal percentage è a quota 63.4% in questa post-season, la migliore per chiunque abbia tentato almeno 75 tiri. Due aspetti che potrebbero fare la diffenza per gli Spurs sono di marca europea: Tony Parker e Marco Belinelli. Il francese ha tirato 11/42 fuori dal pitturato nella scorsa serie finale e, sebbene abbia deciso Gara 1 con una prodezza, è sembrato in difficoltà contro gli Heat, come per altro è successo anche nella scorsa regular season. La franchigia della Florida tira con una percentuale effettiva del 63.1% con il play sul parquet. Il suo infortunio alla caviglia in gara 4 contro i Thunder potrebbe comprometterne ancor maggiormente l’impiego ad alti livelli. Serve considerare la prestazione fenomenale della panchina degli Spurs nelle passate Finals per capire l’importanza del nostro connazionale, soprattutto per quanto riguarda il tiro da oltre l’arco. Belinelli è stato, però, l’unico giocatore dei texani con un plus/minus negativo (-42) nei suoi minuti d’impiego in questi playoff. Per il bolognese sarà fondamentale ritrovare l’efficacia dimostrata in stagione regolare per trovare un posto da protagonista in questa serie.

Per quanto riguarda gli Heat, serve una difesa sugli standard degli scorsi playoff (-4.8 punti concessi ogni 100 possessi e -2,6% al tiro) se non si vuole concedere troppo spazio allo scatenato attacco di San Antonio. In assenza di Mike Miller, devastante lo scorso anno, ancora più pressioni saranno sulle spalle dei veterani Allen e Battier. I due sanno come essere decisivi e lo dimostrano, per il primo, l’assurda tripla del pareggio a 5 secondi dal termine di Gara 6 e, per il secondo, il 6/8 da oltre l’arco in gara 7, quando gli Heat sono stati a un passo dall’oblio.

Pubblicazione di Marco Belinelli (the real).

Pronostico

Detto del fantasmagorico score degli Spurs nei loro esordi finali, se ci aggiungiamo lo 0/7 di LeBron James quando ha aperto una serie playoff in trasferta, con 12.3 punti di deficit medio, sappiamo probabilmente come andrà gara 1, anche se tutto può succedere. Ricordare che il Prescelto alla fine ha vinto quattro di quelle sette serie, però, sembra altrettanto giusto. Il formato di queste Finals sarà il 2-2-1-1-1 classico di ogni serie playoff e non più il 2-3-2 tipico della serie finale fino allo scorso anno.

Chi venga favorito da questa decisione è puramente arbitrario. Altrettanto vale nel definire se per gli Heat sia stato un vantaggio o meno il fatto di giocare contro avversari di livello più basso finora, trovandosi in Eastern Conference, rispetto a quanto abbia dovuto fare San Antonio in Western. Potrebbe accadere che la minor tensione patita dagli Heat in questi playoff potrebbe condizionarli in negativo, almeno agli esordi della serie, che potrebbe arrivare in Florida sul 2-0 Spurs. Auspicando che Miami prosegua la sua perfetta striscia in casa in questi playoff (8-0), probabilmente si tornerà in Texas sul 2-2. Gara 5 sarà quella che sposterà davvero gli equilibri e deciderà le sorti di questo titolo NBA. Pronostico secco? Vittoria da leggenda per James in gara 5 (ricordate Jordan in quella gara 6 a Salt Lake City?) e successiva chiusura all’American Airlines Arena sul 4-2 Heat. MVP delle Finals? Non scherziamo dai..


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