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«I peggio di Lombardia»

Creato il 03 aprile 2014 da Scribacchina

E’ una giornata come le altre, in redazione.
Sento passare in corridoio una signora, va diretta nell’ufficio del Direttore.
Sta da lui una mezz’oretta, poi se ne va.
Il solito andirivieni di lettori e collaboratori, penso.

Poco dopo, in un momento di tranquillità, compare nel mio ufficio il Direttore.
Dice: «Cose dell’altro mondo…» e si siede alla mia sinistra.

Direttore: «Scribacchina, hai presente la signora che è venuta da me, prima?»
Scribacchina: «Sì, più o meno. Perché?»
D: «E’ un’appassionata lettrice di gialli; pensa, stava leggendo un libro di Hans Tuzzi e ha scoperto che ci ha citati in un paragrafetto. Non noi in quanto giornale, beninteso: noi in quanto cittadina. Guarda qui, ha portato la fotocopia della pagina».

libro giallo - citazione

D: «Tu che ne dici?».
S: «Dico che non so cosa voglia dire la parola “farchettoni”, Direttore. Cos’è, un refuso?… Forse era “forchettoni”?… mangioni?»
D: «E chi lo sa… o forse è una parola in dialetto milanese, italianizzata. Guarda, sul libro è scritto proprio così: “farchettoni”. Certo che mettere nero su bianco il nome di una cittadina esistente e prendersi la libertà di definire in maniera così forte i suoi abitanti è quantomeno riprovevole…»

Il mio direttore è così: pacato anche quando si indigna. E normalmente la sua parlata è questa: forbita, ricercata, proprio come l’ho riportata. Con questo vocabolario che potrebbe appartenere ad un signore d’altri tempi.

Insomma, in redazione c’è indignazione generale per questo giudizio tranciato col machete. E’ l’orgoglio ferito di chi ama la propria terra, di chi se la sente scorrere nelle vene, come fosse sangue. L’orgoglio di chi abita in un posto tanto grande da non essere più un paese, eppure ancora troppo piccolo per essere definito città.

S: «La sa una cosa, Direttore? Io credo che il buon Hans Tuzzi abbia preso una bella batosta da qualche nostro concittadino. O forse era una concittadina, chissà?…».


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