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I Presidenti: Giorgio Napolitano (2006-2015), da ‘notaio’ a ‘Re’ rieletto

Creato il 26 gennaio 2015 da Candidonews @Candidonews

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Giorgio Napolitano
(1925)

Presidente dal 2006 al 2015

Quirinale - Consultazioni

Ed eccoci arrivati all’ultimo numero della nostra rubrica. L’elezione del nuovo Capo dello Stato, ad inizio 2006, si presenta non semplice e scontata. L’Unione di CentroSinistra guidata da Romano Prodi ha vinto, di poco, le elezioni politiche ed ha una maggioranza quasi inesistente al Senato. Berlusconi ha fatto di tutto per non cedere il potere, dopo cinque anni di dominio, ha gridato ai brogli, al colpo di stato, ha presentato ricorsi. Tra i due poli quindi non c’è un bel clima.

Rifondazione comunista ottiene la Presidenza della Camera, con Fausto Bertinotti. L’ala democristiana il Senato, con Franco Marini. Ai DS non rimane che chiedere il Quirinale. Si parla di Massimo D’Alema. Anche Berlusconi sarebbe disponibile alla sua elezione, contando su un possibile periodo di ‘distensione’. L’opposizione nasce però nell’ala moderata dell’Unione e tra le fila di An e Udc. Ci si allontana quindi da una candidatura condivisa, alla ‘Ciampi’. Proprio il Presidente uscente declina la possibilità, ventilata dal centrodestra, di una rielezione ‘a tempo’ come garante di tutto il Parlamento. Si fa largo così la candidatura di Giorgio Napolitano:

A questo punto il Pdl propone Amato o Marini, ma i Ds si impuntano: se non vogliono D’Alema, devono accettare un altro ex-Pci. Nei primi tre scrutini il centrosinistra vota scheda bianca, il centrodestra per Gianni Letta e poi bianca, inoltre ci sono voti sparsi per Franca Rame (Idv) e Umberto Bossi. Alla quarta votazione, il centrosinistra presenta la candidatura di Giorgio Napolitano, che viene eletto con 543 voti, 38 in più del quorum richiesto.

Chi era Giorgio Napolitano? Ex Presidente della Camera, ex Ministro degli Interni, da sempre rappresentante dell’ala ‘destra’ del PCI:

Napoletano, classe 1925, è l’ultimo in attività tra gli esponenti storici del Partito Comunista italiano, e tra i più stimati anche nello schieramento avversario. Pochi mesi prima dell’elezione, Ciampi lo ha nominato senatore a vita, atto che viene letto come una sorta di investitura. In Parlamento quasi ininterrottamente dal 1953, Napolitano è stato per decenni l’esponente di spicco dell’ala destra del Pci, quella chiamata “migliorista”, che voleva avvicinare il partito alla socialdemocrazia occidentale, togliendolo dal raggio d’influenza dell’Urss e spingendo per un dialogo con il Psi e la Dc. Famosi, su questo punto, i suoi dissensi con Enrico Berlunguer.Per anni è stato il “ministro degli Esteri” del Pci

Il nuovo Presidente nomina Romano Prodi come Premier nel 2006. Assiste alla crisi del 2007, poi rientrata ed infine è costretto ad accettare le dimissioni di Prodi, dopo la sfiducia di inizio 2008 per via della defezione dell’Udeur. Da sempre contro il ‘Porcellum’, Napolitano prova ad affidare un mandato esplorativo al Presidente del Senato Franco Marini proprio per varare un governo che riformi la legge elettorale. Marini fallisce, si va quindi alle elezioni, stravinte da Berlusconi. Per il Presidente inizia così la ‘fase Ciampi‘, ovvero quella della ‘moral suason’ verso il Governo del Cavaliere:

Seguendo l’esempio di Ciampi, Napolitano tenta la strada della moral suasion e proprio come il suo predecessore riesce a irritare il centrodestra senza però frenare le leggi più discusse.

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Il mandato di Napolitano sembra procedere in continuità con quello di Carlo Azeglio Ciampi. Una coabitazione forzata con il Centrodestra ed una attenzione particolare alla Patria, culminata con le celebrazioni per il 150 anniversario della Unità d’Italia, iniziati nel 2011. Proprio sul finire dell’anno però, a causa dell’esplosione della crisi economica e del logoramento della maggioranza di governo, Napolitano imprime una accelerata alla fine dell’esecutivo di Silvio Berlusconi:

il governo Berlusconi è indebolito dalle defezioni e soprattutto dal discredito internazionale e Napolitano riesce a condurre in porto le dimissioni del Cavaliere costruendo un governo tecnico di larghe intese guidato da Mario Monti, che Napolitano ha appena nominato senatore a vita.

Il Capo dello Stato gioca un ruolo molto importante nella nascita e nell’avvio del Governo di Mario Monti tanto che in un editoriale del 2 dicembre 2011, il New York Times attribuisce al Presidente Napolitano il soprannome di “Re Giorgio”, riferendosi a Giorgio VI del Regno Unito, per rimarcare la difesa delle istituzioni italiane durante una delle crisi economiche più gravi dal dopoguerra.

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A fine 2012, Monti viene sfiduciato da Berlusconi ed annuncia la sua candidatura a guida del terzo polo di centro, in parte deludendo gli auspici di Napolitano stesso che avrebbe preferito un ruolo superpartes per il Premier tecnico da lui scelto l’anno prima.

Le elezioni anticipate del febbraio 2013 si concludono senza vincitori ma con una prevalenza del Centrosinistra di Pierluigi Bersani. Napolitano gli affida un incarico ‘esplorativo’ che si rivela infruttuoso. Si avviano quindi le elezioni del nuovo Capo dello Stato.

Il segretario del PD Bersani si accorda con Berlusconi per l’elezione di Franco Marini al Quirinale. Tale decisione spacca il Partito Democratico e nelle prime votazioni Marini non ottiene il quorum necessario per essere eletto. Il ritiro della sua candidatura lascia campo a Romano Prodi, il padre dell’Ulivo e del PD. Anche lui viene però boicottato da parte del partito, provocando le dimissioni di Bersani dalla segreteria e lasciando nel caos l’intero Parlamento.

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Il 20 aprile 2013, vista la difficile situazione, un ampio schieramento parlamentare chiede a Giorgio Napolitano la disponibilità ad essere rieletto come Presidente della Repubblica. Egli accetta e viene così riconfermato, alla sesta votazione, con 738 voti su 997 votanti dei 1007 aventi diritto. Giorgio Napolitano è quindi il primo Presidente della Repubblica rieletto per una seconda volta.

Nel discorso di insediamento, il Capo dello Stato lega la sua permanenza al Quirinale alla realizzazione delle Riforme istituzionali necessarie a far ripartire il Paese. Qualche giorno dopo nomina Enrico Letta, vicesegretaio Pd, alla Presidenza del Consiglio. Nasce un governo di grande coalizione che vede una maggioranza ampia, dal PD al PDL passando per il polo centrista di Scelta Civica. Durerà poco. A fine anno Berlusconi ritirerà la fiducia al governo, l’ala governista del PDL, guidata da Alfano, rimarrà con Letta. Nel frattempo Matteo Renzi viene eletto segretario PD. Ad inizio 2014 il segretario PD sfiducia il Presidente del Consiglio, che si dimette. Napolitano nomina Matteo Renzi alla Presidenza del Consiglio.

Nell’anno di governo di Matteo Renzi, seppur con difficoltà, le Riforme costituzionali procedono e la nuova legge elettorale concordata tra PD e Berlusconi sembra in dirittura d’arrivo. Giorgio Napolitano annuncia le dimissioni nell’ultimo discorso di fine anno, il 31 dicembre 2014. Le formalizzerà il 15 gennaio 2015, lasciando il Quirinale dopo quasi nove anni di mandato.

Le statistiche della Presidenza Napolitano:

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Fonti:
http://www.polisblog.it/post/77197/i-presidenti-della-repubblica-giorgio-napolitano-2006-2013
Wikipedia
Statistiche tratte da L’Espresso


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