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Ice Bucket Challenge Usa - Italia: le secchiate più riuscite

Creato il 25 agosto 2014 da Dejavu

Ice Bucket Challenge Usa - Italia: le secchiate più riuscite

L'ideatore dell'Ice Bucket Challenge
Pete Frates

La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) o morbo di Gehrig che deriva il suo nome dal giocatore di baseball salito alla ribalta dell'opinione pubblica americana nel '39 per il suo dramma personale non è sicuramente materia di scherzo. Trattasi di sindrome dalle cause ancora ignote e con effetti neurodegenerativi tali da compromettere le capacità motorie ed espressive di chi ne soffre.
Eppure ai primi di agosto è partita a mo di domino mondiale una sfida a suon di docce fredde che sta contagiando il sistema planetario dei vip (più meno noti). 
Ice Bucket Challenge Usa - Italia: le secchiate più riuscite
L'idea viene ad un ex giocatore di baseball dell'Università di Boston, Pete Frates, egli pure affetto dalla malattia il quale propone, a chi ne abbia il coraggio, di lanciarsi addosso del ghiaccio e di fare la propria donazione. La secchiata diventa virale (oggi basta poco). 

I vip americani prendono al balzo l'occasione, si gettano l'acqua addosso, fanno altri tre o più nomi di altrettanti vip che entro 24 ore devono accettare la sfida e poi donano (forse) il loro contributo alla ricerca. L'esperimento funziona. La raccolta fondi arriva (ora come ora) a 60 milioni di dollari. 

Ice Bucket Challenge Usa - Italia: le secchiate più riuscite
L'Italia, che a scimmiottare gli americani è sempre pronta, comincia a fare altrettanto. Ma sorge presto un legittimo dubbio. Generosità o ricerca di visibilità? Il web si interroga, specie da noi dove a dispetto delle tante secchiate le donazioni non superano i 290 mila euro. E considerando la capacità economica di chi ci mette la faccia, i conti faticano a tornare. 
Ice Bucket Challenge Usa - Italia: le secchiate più riuscite
Che il senso della sfida lanciata in origine da Pete Frates si sia corrotto passando da vip a vip e anche tra la gente comune appare ormai chiaro. C'è chi si lancia acqua - probabilmente calda - anziché ghiaccio. Chi si rovescia addosso banconote. Chi strappa assegni. Chi l'acqua se la beve o si beve qualcos'altro col ghiaccio dentro. Chi si bagna ma non dona. Chi dona e non si bagna. Nascono anche polemiche sullo spreco delle risorse idriche, sul dubbio che taluni volti noti ma dimenticati usino l'acqua per ripulire la polvere della loro ormai offuscata popolarità. Insomma, è un bel casino.

Ma la raccolta prosegue con la stessa efficacia di una maratona di Telethon La Aisla (questo il link per donare online) organizzazione senza scopo di lucro sta raggiungendo risultati insperati nonostante l'opinabilità del mezzo. E in fondo è questo ciò che conta. Anche se c'è chi come Pamela Anderson si rifiuta di raccogliere il guanto della sfida ghiacciata o come, da noi, Kledi Kadiu che il guanto lo raccoglie ma non è quello per insaponarsi sotto la doccia.  Non so quanto durerà questa catena apparentemente infinita. Forse ancora un mese. Forse un anno. Forse più. L'importante è che tutta questa gente con le caldane non consumi anche tutte le risorse di vino.
Ice Bucket Challenge Usa - Italia: le secchiate più riuscite
(Benedict Cumberbatch sei er meglio! Ecco l'ho detto)

Il monito di Kledi Kadiu


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