Magazine Cinema

Il Buono il Matto il Cattivo

Creato il 18 novembre 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Il Buono il Matto il Cattivo

 

Anno: 2008

Distribuzione: Tucker Film

Durata: 139′

Genere: Avventura

Nazionalità: Corea del Sud

Regia: Kim Jee-woon

Non c’è niente di serio ne Il Buono il Matto il Cattivo di Kim Jee-woon. E ce ne rendiamo conto prima che i titoli di testa siano finiti. Il titolo allusivo al cult di Sergio Leone del ’66 (Il Buono, il Brutto e il Cattivo) – che aleggia nell’aria tra struttura, personaggi e ‘triello’ finale – contiene in sé l’abbassamento di tono perseguito dal regista coreano: il ‘brutto’ Eli Wallach, tocco bislacco al trio originale, viene sostituito con il ‘matto’ Song Kang-ho che estremizza il suo riferimento in un personaggio grottesco. Nello spaghetti western targato Corea – o ‘kimchi-western’, volendo citare la trasposizione culturale di Kim Jee-woon ispirata a un piatto tipico coreano ad alto contenuto di spezie – il ‘buono’ Clint Eastwood è il cacciatore di taglie Jung Woosung e il ‘cattivo’ Lee Van Cleef è lo spietato killer dandy Lee Byung-heon. Rielaborati con uno sguardo fumettistico, il goffo ‘ladro di polli’, l’abile pistolero con l’aria da ragazzino e il bello e maledetto killer sempre in tiro si contendono in una lotta a perdifiato la mappa che conduce a un ricco tesoro sepolto. L’azione si svolge nella Manciuria degli anni ’30, la lotta coreana per l’indipendenza dal Giappone sostituisce pertanto la guerra di secessione americana della seconda metà dell’ottocento. Come nel film di Leone, il brutto/matto si trova per caso in possesso di una contesa mappa del tesoro (nella pellicola di Kim Jee-woon, a seguito di un rocambolesco furto su un treno a suon di pallottole e azione senza limiti) che il cattivo/dandy ‘ghigno’ killer deve recuperare per conto di una banda criminale. Ma anche il buono/pistolero imberbe è sulle tracce della mappa, assoldato a sua volta dall’esercito indipendentista coreano.

Il Buono il Matto il Cattivo è un action movie orientale in piena regola che fa del citazionismo la sua anima (dagli abbondanti ingredienti western alle incursioni pulp e nelle arti marziali), pur riuscendo a non rimanere impantanato in una brodaglia già vista, e dell’ilarità surreale la sua guida. Nel segno dell’esagerazione si compone poi ogni elemento del film, e il risultato che ne deriva è una messa in scena farsesca in cui tutto può succedere. I tre protagonisti, come tutti i personaggi che intervengono nella storia, oltrepassano la soglia del realismo per caricarsi di un tratto – grafico e psicologico – caricaturale che li fa sembrare la versione 3D di un manga strabordante di ironia. Gli spazi sono immortalati in immagini vivide e accattivanti, grazie al cromatismo da graphic novel di Lee Mo-kae, e accolgono nella loro ambientazione da western post-moderno scene caotiche e iperattive. La macchina da presa è in continuo movimento e si agita ancora di più quando l’azione si riscalda per dare sfogo a una spettacolarizzazione iper-reale da ambiente di gioco virtuale. La scena iniziale, girata sul treno in corsa, si lascia andare a strabilianti e vertiginose acrobazie organizzate ad alta velocità, dove le sparatorie abbondano senza fare complimenti. L’apoteosi dell’azione si concretizza durante il lungo, fragoroso e cruciale inseguimento ritmato dalle note di “Don’t let me be misunderstood“, quando tutte le parti coinvolte nella caccia al tesoro si rincorrono e lottano senza esclusioni di colpi.

Passando dalla black comedy Quiet Family (1998) e dalla commedia sportiva The Foul King (2000) – vincitrice al Far East Film Festival di Udine 2001 – all’horror Two Sisters (2003) e poi all’elegante noir Bittersweet Life (2005), Kim Jee-woon si è imposto all’attenzione del pubblico per la sua interessante sperimentazione di generi. Questa volta si è cimentato nella rivisitazione stravagante e originale di un classico d’autore, volendo in qualche modo confermare la propria ‘autorialità’. Nelle oltre due ore di proiezione, la regia è totalmente sbilanciata verso la raffinatezza estetica, finendo per trascurare l’accuratezza narrativa e la costruzione dei personaggi e rimanendo fedele solo all’idea di offrire un tripudio visivo spettacolare.

Francesca Vantaggiato

 

Il Buono il Matto il Cattivo
Scritto da il nov 18 2011. Registrato sotto IN SALA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :