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Il caffè mediorientale come antidoto, ovvero: come sincerarsi di non baciare la polvere

Da Enricogrz
Lei corrugava la fronte.
Il caffè mediorientale come antidoto, ovvero: come sincerarsi di non baciare la polvere
Il caffè mediorientale come antidoto, ovvero: come sincerarsi di non baciare la polvere
- Non capisco. Con rebus come questi, fossi un'economista,  avrei fatto fallire tutto l'universo. Non so. Cos'è? Sembrano... colate di lava con una sfera di luce?
- Il coniglio in alto io lo vedo. Il cane potrebbe essere una colomba. La testa di coniglio è fuori discussione.
- Avevo il dubbio fossero i nervi dell'occhio.
- Di sicuro l'occhio di chi guarda è fondamentale nel capire che cosa sono.
A quel punto, la portai con me dentro casa, essendo il sole appena tramontato. Le ripresi dalle mani le fotografie che senza alcuna spiegazione le avevo mostrato - erano fotografie di fondi di caffè - e iniziai a preparare un caffè turco per lei. Per noi. La preparazione richiede meno strumenti che un espresso o una moka. Certo, i puristi usano ibrik, o cezve, nonché minute astuzie, ma quel ch'è strettamente necessario è disporre di polvere molto fine di caffè e d'un pentolino. Nel pentolino si versa l'acqua con un cucchiaino di polvere per persona, e si lascia che il fuoco lento liberi gli aromi del caffè. Poi, pian piano, si porta a ebollizione. Dopo una breve pausa di sedimentazione lontano dal fuoco, si versa e si beve.
Così, dopo qualche minuto eravamo seduti l'uno di fronte all'altra, le nostre tazzine capovolte sui rispettivi piattini, in attesa che la polvere umida si stabilizzasse in forme decise.
- Adesso ci sono. Io pensavo di dover capire che cosa fosse realmente, non che cosa dovessi intravvedere o immaginare. Ora so che erano fondi di caffè e non nervi di occhi! I conigli e i cani, poi, se mi rifai vedere le fotografie, voglio provare a intravvederli anch'io...
- Solo per il fatto che stimola la domanda circa il "che cosa sia",  e che a questa domanda ci siano molte giuste risposte, la caffeomanzia si dovrebbe studiare a scuola.
- Eccolo lì, il professore!
Intanto girai la sua tazzina e le indicai le tracce di caffè rimaste all'interno.
- Le forme formatesi sono fatte di polvere di caffè, sì, ma non significano "caffè". Per chi guarda significano altro. Rimandano ad altre forme... di conigli, di cani, di colombe. Di ricordi d'infanzia. Parlano del nostro presente e del nostro passato e quindi, in qualche modo, del nostro futuro. La nostra psiche conferisce significato a quelle sagome di caffè. Dà una forma all'informe.
Girai la mia tazzina e iniziai a guardare i fondi di caffè. Vidi solo strisce marroncine. Ma d'un tratto apparve chiaramente una donna velata, distesa su un fianco.
- Ecco, qui è apparsa una donna col volto coperto. La forma della donna, che io avevo in qualche angolo della mia mente, si è come incarnata d'un tratto in questa polvere, che per me non è più soltanto "polvere". Credo che un filosofo potrebbe chiamare questa forma di donna, che è causa del mio vedere la donna qui nella tazzina, la forma formante di questa forma formata dalla polvere di caffè.
- Mi piace... E mi piaci.
Disse, prendendomi la mano con la sua, caldissima.
- Anche tu mi piaci, Clodia. Però ascolta, abbiamo un problema.
- Un problema?
 - Già, perché anche tu hai tutta l'aria di una sagoma fatta di cellule. Eppure vorrei pensare che tu non significhi "cellule".
- E allora?
- E allora: Chi è che proietta la forma formante di Clodia sulle tue cellule? E' forse soltanto la mia psiche? Sei dunque polvere, amore mio, come questa dama di caffè?
- Fisicamente, è vero, siamo illusioni.
- Sia pure, stella mia, ma "fisicamente" non vuole necessariamente dire "realmente". Questo lo credono, consapevolmente o inconsapevolmente, i moderni barbari: gli eredi dei nominalisti. Essi sono dappertutto, a destra e a sinistra, in alto e in basso: nelle miniere senza luce scavano e il loro pensiero senza luce diffondono dalle più alte cattedre, i loro sofismi ci tormentano notte e giorno tanto nelle cattedrali quanto nelle più vili osterie. Ma, a dire il vero, questa è gente che difficilmente trova il tempo di sedersi davanti ad un caffè, figuriamoci davanti ad un caffè capovolto nell'attesa d'esplorarne i fondi.
Fuori dalla finestra, un raggio di fredda luce artificiale faceva scintillare una ragnatela. Lei mi guardò: aveva gli occhi un po' lucidi e le guance in fiamme. Mi strinse più forte la mano. La sentii bollente e ricominciai il discorso.
- Cercare di comprendere la realtà ragionando "fisicamente" vuol dire rinunciare alle forme formanti. Le forme formanti però esistono, almeno nella psiche di chi guarda. Perché io la vedo, la dama velata nel caffè. E se a vedere la dama nel caffè posso essere l'unico al mondo, non credo d'essere l'unico a vedere una Clodia nelle tue cellule, nei suoni che fanno, nel profumo che...
Ci baciammo, facendo rotolare la tazzina con la dama velata, che si fermò sull'orlo del nostro tavolino. In bilico.
Lei, dopo, parlò per prima.
- Siamo polvere.
- Oppure c'è un'unità, Clodia, alla radice del tuo nome.

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