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Il circo dei parlamentari eletti all’estero

Creato il 25 ottobre 2012 da Oblioilblog @oblioilblog

Il circo dei parlamentari eletti all’estero

I parlamentari eletti all’estero non sono tanti, ma qualcuno c’è. Benché la loro influenza sui lavori delle aule sia poco più che risibile, si tratta spesso di figure importanti, talmente importanti che non possono che essere losche o quantomeno malandrine.

Un premio speciale se lo merita Esteban Juan Caselli, se non altro per la fantasia dei soprannomi che si è guadagnato: El obispo, ovvero il vescovo, e Monjie nigro, il monaco nero. Una nomea di tutto rispetto tant’è che nelle intercettazioni dell’inchiesta su Lavitola, Berlusconi lo tratta con cautela:

B.: Quello là è pericoloso… Esteban Caselli.

Lavitola: Bravo… Esteban Caselli…

B.: Pericolosissimo.

L.: Lui è uno che…

B.: Alla larga.

Una testimonianza che conferma le dicerie sul suo conto: massone, fascista, faccendiere. Coinvolto in inchieste su traffico d’armi, uomo di Carlos Menem, amico dei militari argentini e, per qualche motivo, Gentiluomo di Sua Santità per volere di Giovanni Paolo II.

Un curriculum degno di un politico nostrano. E non manca di folklore, ecco una trascrizione fedele di un intervento del 2010:

Caro presidente, cari colleghi, prima di inisiare le mie parole vorrei quarire che non intervengo como senadore…

Come dimenticarsi poi di Nicola Di Girolamo, eletto in Belgio grazie all’azione della ‘ndrangheta, poi decaduto perché è stata scoperta la falsificazione dei documenti elettorali. Oppure di Sergio de Gregorio, salvato dagli arresti domiciliari dal voto del Senato. 

Figura particolare anche quella di Luigi Pallaro, 86 anni, eletto nel 2006 in una lista che non era collegata a nessuno e sbarcato a Roma con un programma di ferro:

Starò in maggioranza, qualunque essa sia.

Ha provocato qualche sorriso, per lo più amaro, Antonio Razzi, personaggio pescato in Svizzera da Di Pietro. Emigrante, arrivò a presiedere il Centro regionale abruzzese di Lucerna, finché gli affiliati non lo accusarono di essersi intascato i fondi. Nei fatidici giorni dell’imboscata di Fini a Berlusconi passò all’altra sponda con Scilipoti:

Si è parlato anche di pagarmi il muto e darmi un posto nel governo, ma la proposta più concreta è stata la rielezione sicura.

Bisogna vedere se arriverà ora che le carte sono cambiate, ma non dubito che qualche assegno sia stato staccato. Il voto all’estero è stato più volte al centro del dibattito per brogli, ritardi ed elezioni di personaggi discutibili, è davvero così necessario?

Fonte: La Stampa


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